In Nicaragua verso la repressione interna

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Dopo la recita del Regina Coeli papa Francesco ha pregato per la pace in Nicaragua:

“Sono preoccupato per quanto sta accadendo in questi giorni in Nicaragua, dove, in seguito a una protesta sociale, si sono verificati scontri, che hanno causato anche alcune vittime. Esprimo la mia vicinanza nella preghiera a quel Paese, e mi unisco ai Vescovi nel chiedere che cessi ogni violenza, si eviti un inutile spargimento di sangue e le questioni aperte siano risolte pacificamente e con senso di responsabilità”.

Infatti nella scorsa settimana il Nicaragua è stato sconvolto da un’ondata di forte violenza in diverse città del Paese. Il motivo è dovuto al fatto che il governo di Daniel Ortega ha annunciato un aumento dell’ammontare dei contributi che i lavoratori devono pagare per la loro futura pensione. I dipendenti dovrebbero aumentare questo contributo dal 6,25 al 7% dello stipendio e i datori di lavoro dal 19 al 22,5%.

Anche gli attuali pensionati dovrebbero contribuire a rifinanziare il sistema, in crisi, con il 5% della propria pensione. La Chiesa nicaraguense si è schierata dalla parte delle proteste e in particolare dei più giovani che sono il motore sociale delle manifestazioni: “Esortiamo le autorità del paese ad ascoltare il grido dei giovani nicaraguensi e la voce di altri settori che si sono espressi riguardo le riforme dell’Istituto di sicurezza sociale del Nicaragua (INSS) e di abrogare le riforme alle politiche di quell’Istituto.

Rettificare le decisioni prese è un segno di umanità, ascoltare è la via del buon senso, cercare a tutti i costi la pace è saggezza. Pertanto, ancora una volta, invitiamo gli autori di queste riforme a considerare il dialogo come una possibilità per risolvere questo conflitto, che può essere aggravato se le decisioni giuste non sono prese per tutti e al momento giusto. Respingiamo ogni atto di violenza che confronta i figli della stessa nazione. Le azioni repressive condotte dai membri legati al governo alterano la pace”.

Quindi la Chiesa ha auspicato il ritorno al rispetto della libertà ed a manifestazioni pacifiche: “La Chiesa respinge gli abusi, le ingiustizie, gli attacchi alla libertà ovunque si presentino, a prescindere dai loro autori, e propone di combattere con i mezzi adeguati per la difesa e la promozione dei diritti umani, specialmente nella persona dei poveri.

Esortiamo il popolo nicaraguense ad esercitare il proprio diritto a manifestare pacificamente da valori civici ed evangelici. Siamo convinti che la vera solidarietà in questo momento è valutare il nicaraguense come persona, assumere la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, cioè per il bene di tutti, perché tutti siamo davvero responsabile per tutti”.

Inoltre il vescovo ausiliare di Managua, mons. Silvio Josè Baez, ha denunciato l’oscuramento delle trasmissioni televisive che trasmettono via cavo da parte governativa: “Bisogna segnalare e condannare la censura da parte del governo sul Cannale 51, canale tv cattolico della Conferenza episcopale del Nicaragua, e di altri canali: è un serio attacco alla libertà di stampa e di espressione”.

E la denuncia non è nuova, perché il mese precedente gli scontri sempre il vescovo ausiliare della capitale aveva denunciato tale pericolo: “Lo stato non dovrebbe controllare o censurare i social media perché limiterebbe la libertà di espressione; né dovrebbe ergersi ad arbitro morale delle persone, poiché finirà per imporsi con la forza…

Deploriamo i tentativi delle autorità pubbliche di bloccare l’accesso alle informazioni, su Internet o in altri mezzi di comunicazione sociale, impedendo la legittima libertà di espressione e di opinione”.

Anche i gesuiti hanno deplorato la violenza dei giorni precedenti nei confronti di studenti della loro università, chiedendo la pacificazione: “Deploriamo la violenza con cui stiamo rispondendo al legittimo diritto di tutti i nicaraguensi di esprimersi pacificamente contro le riforme del sistema di sicurezza sociale e in difesa della vera democrazia.

Rifiutiamo l’aggressione fisica che è stata esercitata ingiustamente e in modo sproporzionato contro gli studenti e gli altri cittadini che mercoledì 18 aprile hanno protestato pacificamente dal cancello principale di La UCA. Le immagini e i video pubblicati sui media hanno mostrato la ferocia con cui i gruppi solidali con il governo hanno agito contro i nostri studenti, i lavoratori e le autorità dell’università.

I danni causati alle nostre strutture come parte di questa aggressione erano numerosi, un attacco portato avanti con impunità, a causa dell’indifferenza e della passività della polizia nazionale. Ribadiamo che l’UCA come centro di istruzione superiore promuove la libertà di pensiero e la circolazione delle idee come parte della sua identità umanistica, la sua missione di contribuire alla creazione di spazi di libertà e democrazia.

Siamo preoccupati che questo lavoro accademico e civico venga distorto dalle false accuse che intendono presentare all’UCA come promotore della violenza e dell’instabilità sociale”.

Ed hanno concluso il comunicato richiamando le parole pronunciate dal papa: “Ispirati dai messaggi di papa Francesco, siamo fermamente convinti che il dialogo, la tolleranza, il rispetto dei diritti umani e la cura dell’ambiente siano essenziali per il benessere dei nicaraguensi e siano alla base di ogni possibile futuro. E’ un errore pensare che il male possa essere fermato e bandito dal male.

L’esempio e lo spirito di Gesù di Nazareth ci incoraggiano a lottare per sopprimere ogni tipo di violenza e promuovere il dialogo e la ricerca di una convivenza più giusta e fraterna”.

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