Pasqua ortodossa: la Resurrezione più grande evento per l’umanità

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Domenica scorsa è stata celebrata la Pasqua ortodossa, secondo il calendario giuliano ed il papa ha fatto loro gli auguri: “Ai nostri fratelli e sorelle delle Chiese Orientali che oggi, secondo il calendario giuliano, celebrano la Solennità di Pasqua, porgo gli auguri più cordiali. Il Signore risorto li ricolmi di luce e di pace, e conforti le comunità che vivono in situazioni particolarmente difficili”.

Mentre nel messaggio ai fedeli il patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, ha scritto: “Il Vangelo della risurrezione, della ‘comune festa di tutti’, dell’amore potentissimo che ha distrutto il potere della morte, risuona oggi in un mondo di ingiustizia sociale che avanza fieramente, di indebolimento della persona umana, in una terra come Golgota universale di profughi e di migliaia di bambini innocenti.

Annuncia dal profondo che, davanti a Dio, la vita degli uomini ha un valore assoluto. Proclama che le sofferenze e le sventure, la croce e il Golgota, non hanno l’ultima parola. Non è possibile che i crocifissori trionfino sulle loro tragiche vittime”.

Ed ha continuato, spiegando che la Pasqua è fondamento di gioia, perché prefigura la vita con Dio: “Soprattutto nella Liturgia Eucaristica, che è legata indissolubilmente con ‘l’adunanza e il santo giorno’ della Domenica, la Chiesa Ortodossa festeggia questa esistenziale partecipazione alla Resurrezione di Cristo e l’assaggio pratico delle benedizioni del Regno di Dio.

Colpisce il carattere pasquale e gioioso della Divina Eucarestia, la quale si celebra sempre in una atmosfera di letizia e allegria e raffigura il finale rinnovamento delle cose che realmente esistono, la gioia completa, la pienezza della vita, la futura sovrabbondanza dell’amore e della conoscenza”.

La partecipazione eucaristica è una visione redentrice dell’uomo: “Si tratta della visione redentrice del presente alla luce della Cose Ultime e del potenziale cammino verso il Regno, della relazione indistruttibile e del tessere insieme della presenza e del carattere escatologico della salvezza in Cristo dell’uomo e del mondo, che dà alla vita ecclesiastica un potenziale unico e funziona per i fedeli come uno stimolo per una buona testimonianza nel mondo.

Il fedele Ortodosso ha un motivo particolare e un forte movente per combattere contro il male sociale, perché vive intensamente l’antitesi tra le Coste Ultime e i dati storici ogni volta. Dal punto di vista Ortodosso, il servizio filantropico, l’aiuto al fratello privo del necessario… costituiscono una conseguenza e una espressione dell’ethos eucaristico della Chiesa, rivelazione che l’amore è la quintessenza esperienziale della vita in Cristo, nel presente e nel Regno delle Cose Ultime”.

Per questo nella Chiesa ortodossa “la croce si trova al centro della misericordia, non è tuttavia l’ultima realtà, ciò che delimita anche il segno finale dell’orientamento della vita della Chiesa. Il significato sostanziale della croce è che costituisce una via verso la risurrezione, verso la pienezza della nostra fede”.

Per gli ortodossi la croce è ‘gioia in tutto il mondo’: “E’ caratteristico che nell’Ortodossia, la Funzione della Passione non sia deprimente, ma Croce e Resurrezione insieme, in quanto la Passione si approccia e si vive per mezzo della Resurrezione, la quale è ‘lavacro della tristezza’. Per la sensibilità Ortodossa, il legame saldo di Croce e Resurrezione è incompatibile con ogni forma di fuga interna verso misticismi o verso un pietismo autocompiacente, che spesso sono indifferenti alle sofferenze e alle vicissitudini dell’uomo nella storia.

Il messaggio della Croce e della Resurrezione si trova, nella nostra epoca, anche faccia a faccia, tanto con l’arrogante autoesaltazione dell’odierno uomo secolarizzato, razionalista, persuaso dalla strapotenza della scienza, incentrato su se stesso e attaccato alle cose terrene ed effimere, l’uomo privo di desiderio di eternità, quanto anche con la repulsione di tutto l’insieme della Divina Economia dell’Incarnazione e dello ‘scandalo’ della Croce, nel nome della assoluta trascendenza di Dio e del divario incolmabile tra cielo e terra”.

Anche per il patriarca di Mosca, Cirillo, “oggi, mentre il mondo ricorda sempre più il ricco stolto della parabola del Vangelo, mentre la comodità, il successo e la longevità sono considerati altrettanti valori essenziali dell’esistenza umana, noi, discepoli ispirati dal Salvatore, esclamiamo senza esitare, come fa l’apostolo Paolo, ‘per me infatti il vivere è Cristo’, la morte non è la fine dell’esistenza. Lo diciamo e lo crediamo poiché Dio ha creato l’anima umana per l’eternità”.

Mentre il patriarca copto Teodoro II ha affermato che “la resurrezione è il più grande evento nella storia dell’umanità e implora la speranza per l’umanità. Siamo di fronte a due tipi di persone. Un tipo di essere umano causa dolore mentre un altro infonde speranza. Nella lingua araba, le parole ‘dolore’ e ‘speranza’ hanno esattamente le stesse lettere ma sono disposte diversamente.

Ci sono quelli che causano dolore e sofferenza nella vita degli uomini e altri che infondono speranza e ottimismo. La resurrezione è il più grande evento terreno che infonde la speranza nelle anime degli uomini”.

L’arcivescovo ortodosso d’Italia e di Malta ed esarca per l’Europa meridionale, Gennadios, ha richiamato le parole di san Giovanni Crisostomo: “Cristo non è solo Colui che è risorto dai morti, ma anche Colui che desta i morti. Questo cambiamento dell’uomo è la più chiara dimostrazione della Resurrezione.

L’uomo è destato, risorge con la forza della metanoia, della fede e della speranza. La resurrezione del corpo e il cambiamento dell’anima sono due punti saldi della nostra Fede: per la resurrezione del corpo non si presenta nessuna resistenza, tuttavia per il cambiamento dell’anima c’è la resistenza della volontà dell’uomo peccatore”.

Ed ha concluso il messaggio con un invito alla gioia dell’anima: “Gli straordinari e celesti messaggi della Resurrezione siano per tutti noi e per tutti i Fratelli Ortodossi benedizione e grazia, per portare Cristo e Dio, per divenire partecipi della natura divina, partecipi di Cristo e così mostrarci figli ed eredi del suo Regno”.

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