Dalle diocesi un canto di vittoria pasquale

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Nel Regina Coeli del Lunedì dell’Angelo papa Francesco ha invitato i fedeli a credere nella Resurrezione: “Vi è un significato in questa presenza angelica: come ad annunciare l’Incarnazione del Verbo era stato un angelo, Gabriele, così anche ad annunciare per la prima volta la Risurrezione non era sufficiente una parola umana.

Ci voleva un essere superiore per comunicare una realtà così sconvolgente, talmente incredibile, che forse nessun uomo avrebbe osato pronunciarla… La Pasqua di Cristo ha fatto esplodere nel mondo un’altra cosa: la novità del dialogo e della relazione, novità che per i cristiani è diventata una responsabilità”.

E l’annuncio della Resurrezione è risuonato nelle diocesi italiane con grande festa, come nella diocesi di Milano, dove mons. Mario Delpini ha parlato di una storia nuova: “Gesù propone ai suoi discepoli un’obbedienza che possa dare inizio a una storia nuova. Gesù chiede ai discepoli di vivere l’attesa dello Spirito. La storia nuova si costruisce solo se si accoglie lo Spirito di Gesù: la grazia di vivere come Lui, di condividere il suo pensiero, i suoi sentimenti, il suo stile.

Lo Spirito che è il dono della Pasqua è la vita di Dio che entra nella vita degli uomini e li rende capaci di compiere le opere di Dio. Perciò i discepoli sono invitati ad attendere l’adempimento della promessa… Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi. La storia nuova si scrive se ci sono uomini e donne nuovi”.

Anche da Torino mons. Cesare Nosiglia ha sottolineato che dalla resurrezione nasce la speranza di un nuovo inizio: “Una speranza umana profondissima, che la Pasqua accoglie e rilancia con forza, è quella di poter sperimentare l’amore nella sua pienezza di gioia e di relazione profonda con Dio e con le persone con cui ci si sente uniti da vincoli strettissimi di amicizia o di un progetto comune di vita, come accade per il matrimonio nella famiglia e per la vocazione al presbiterato e alla vita consacrata.

Cristo risorto ha vinto la morte con la forza dell’amore, che lo ha sorretto sino alla fine; un amore di perdono, di dono di sé e di gratuità. La speranza in lui è fonte perenne di questo amore, che egli ci offre e che, malgrado le difficoltà e carenze proprie della nostra debolezza umana, possiamo gustare e costruire giorno per giorno nelle nostre case.

E anche quando sperimentiamo divisioni, incomprensioni, rotture che sembrano insanabili, la Pasqua del Signore ci assicura che tutto può ricominciare, perché nessun obiettivo è impossibile per chi crede in Cristo risorto”.

Da Venezia il patriarca Francesco Moraglia ha sottolineato il valore della Pasqua nelle relazioni: “Se questo Vangelo non entra nel cuore degli uomini col suo messaggio di novità che è il perdono, l’accoglienza degli altri, allora gli uomini rimarranno sempre prigionieri del loro io e saranno impegnati soltanto a rivendicare le proprie pretese, pensando che l’ascolto e l’accoglienza dell’altro ostacoli l’affermazione di sé e che il perdono sia solo debolezza.

A Pasqua, invece, si frantuma, con la pietra del sepolcro, tale logica e si è chiamati a prender commiato da questo modo vecchio di stare nella storia. Il Risorto, infatti, annuncia un mondo che si costruisce sul perdono, l’ascolto dell’altro e le opere di misericordia spirituali e materiali”.

A Bologna mons. Matteo Zuppi nella veglia pasquale ha centrato l’omelia sulla speranza di vita nuova: “La Pasqua ci apre alla fiducia. Ne abbiamo poca. Ci sembra così che niente valga la pena e cerchiamo istintivamente con diffidenza tutti i motivi per non amare, le convenienze individuali, i secondi fini per cui finiamo per non credere più a niente. Non si può vivere insieme senza fiducia.

La Pasqua ci aiuta a cambiare noi per primi perché altri si possano fidare della nostra umanità, perché diventiamo persone credibili, non mutevoli ingannatori a seconda delle convenienze, approssimativi, ma persone serie e affidabili che costruiscono una casa comune dove per tutti sia possibile vivere e che io rendo bella proprio perché ho fiducia. Altrimenti cercherò solo quello che mi interessa. Quanto c’è bisogno di fiducia e di essere uomini cui il prossimo possa dare fiducia perché aiutano per davvero!”

Anche dall’arcidiocesi di Ancona e Osimo mons. Angelo Spina ha sottolineato il valore della speranza cristiana: “Il palpitare del Risorto ci si offre come dono, come regalo, come orizzonte. Il palpitare del Risorto è ciò che ci è stato donato e che ci è chiesto di donare a nostra volta come forza trasformatrice, come fermento di nuova umanità. Con la Risurrezione Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi.

Ciò che cambiò il passo di Maria Maddalena è la fede nel Cristo Risorto. E’ questo il messaggio della Pasqua: davanti a quella tomba aperta e vuota, scopriamo che Dio non aveva abbandonato Gesù, Gesù non aveva fallito, i discepoli non erano stati traditi, al contrario Dio mai era stato così vicino a lui come su quella croce. Gesù non era stato sconfitto dalla morte, ma era uscito ‘vincitore’, ‘trionfante’.

I discepoli capiscono che in quella morte e con quella morte, Gesù lungi dall’essere vinto dalla morte, paradossalmente l’aveva sconfitta e non solo per sé ma per tutta l’umanità e che quel crocifisso era per questo il risorto, il vivente, il vittorioso, il trionfante. Ecco perché per noi la pasqua è il passaggio dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita”.

E dalla diocesi di Ascoli Piceno mons. Giovanni D’Ercole ha invitato a sollevare la pietra dalla tomba: “Togliete la pietra! Qualcuno ha spezzato la pietra del sepolcro e la vita si è fatta luce di speranza e fiamma di amore che vince l’egoismo e il buio della morte. Il Signore risorto porta pace al cuore e al mondo.

La celebrazione della Pasqua irrobustisca la fede, renda viva la nostra adesione a Cristo Gesù e l’unione tra noi che condividiamo la stessa fede! Come ogni anno porti il rinnovamento nello spirito ed infonda coraggio per la vita cristiana”.

Dalla diocesi de L’Aquila mons. Giuseppe Petrocchi ha invitato a camminare sulle acque: “Va messo in risalto che Gesù ‘insegna’ a Pietro a ‘camminare sulle acque’, prima di placare la tempesta. E’ una indicazione importante, che dovrebbe risuonare nelle nostre invocazioni: cioè, prima di chiedere di essere liberati ‘dalle’ difficoltà, è importante domandare, con costanza, la grazia di essere liberi ‘nelle’ difficoltà.

Ciò è possibile perché, nella Sua Pasqua, ‘Cristo ci ha liberati, perché restassimo liberi’: perciò, con l’aiuto dello Spirito, siamo chiamati a comportarci come ‘uomini liberi’ e ‘cittadini degni del Vangelo’. E’ fondamentale ricordare sempre che, secondo il progetto di Dio, è nella Comunità ecclesiale che questi eventi di salvezza possono ri-accadere: ‘per’ noi e ‘con’ noi. Sappiamo che nella Pasqua di Gesù, la morte è morta: allora viviamo da ‘vivi’!”

Mentre dalla diocesi di Pescara-Penne mons. Tommaso Valentinetti ha invitato i fedeli a far rotolare la pietra del sepolcro, che ci opprime: “La pietra dello scoraggiamento, dell’afflizione, della sofferenza, della disillusione, della fatica, del tradimento, della morte. Ma chi potrà rotolare via tutta questa pietra? Chi è in grado di poterla distruggere?

Solo uno, colui che aveva fatto tutte le cose, colui che aveva fatto uscire Israele dall’Egitto, colui che aveva fatto meraviglie di grazie per quel suo popolo e che poteva fare anche questa meraviglia. Quel Figlio poteva essere preso dalla tomba e lui sì, il Padre, lo aveva fatto risorgere e quella pietra era stata rotolata”.

Infatti se Gesù ha fatto rotolare la pietra sepolcrale il cristiano è invitato a far rotolare invece le pietre delle paure personali: “Ma dobbiamo avere il coraggio di essere realmente operativi innanzitutto rientrando in noi stessi, distruggendo le pietre del buonismo, dell’indifferenza, della disillusione, distruggendo le pietre dell’autoreferenzialità, della fatica e tante altre ancora, ma distruggendo queste pietre noi saremo con Cristo e portati da Cristo verso questa bellezza eterna, che sarà la gioia per noi e per tutti”.

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