Papa Benedetto XVI ha ringraziato Dio per non vivere senza senso

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Papa Benedetto XVI ha celebrato nella Basilica Vaticana i primi Vespri della solennità di Maria Santissima, Madre di Dio, ed il canto del ‘Te Deum’, inno di ringraziamento per l’anno appena trascorso, che è “un inno pieno della sapienza di tante generazioni cristiane, che sentono il bisogno di rivolgere in alto il loro cuore, nella consapevolezza che siamo tutti nelle mani piene di misericordia del Signore”. La celebrazione è stata introdotta dall’inno alla Madre di Dio: “Ave, stella del mare, madre gloriosa di Dio, vergine sempre, Maria, porta felice del cielo”, chiedendo di donare al suo popolo “giorni di pace, veglia sul nostro cammino, fa’ che vediamo il tuo Figlio, pieni di gioia nel cielo”. Al termine della celebrazione, il Papa ha raggiunto Piazza San Pietro per sostare in preghiera davanti al Presepe, che è dedicato in particolare a Maria con l’aggiunta di due scene accanto a quella della Natività: l’Annunciazione e la visita di Maria ad Elisabetta, in omaggio a Giovanni Paolo II, il Papa del ‘Totus Tuus’, beatificato il primo maggio.

 

 

Papa Benedetto XVI ha auspicato l’impegno di tutti perché “il volto della nostra Città sia sempre più consono ai valori di fede, di cultura e di civiltà che appartengono alla sua vocazione e alla sua storia millenaria”. Poi, ripensando all’esperienza della vita e di quanto essa sia breve, il Papa si è domandato quale senso dare a questo trascorrere di ‘giorni di fatica e di dolore? “Questa è una domanda che attraversa la storia, anzi attraversa il cuore di ogni generazione e di ogni essere umano. Ma a questa domanda c’è una risposta: è scritta nel volto di un Bambino che duemila anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente, per sempre risorto da morte”.

Questa irruzione ‘gioiosa’ nella nostra umanità lacerata da ingiustizie, ci fa contemplare la tenerezza di Dio: “Dio eterno è entrato nella nostra storia e rimane presente in modo unico nella persona di Gesù, il suo Figlio fatto uomo, il nostro Salvatore, venuto sulla terra per rinnovare radicalmente l’umanità e liberarla dal peccato e dalla morte, per elevare l’uomo alla dignità di figlio di Dio. Il Natale non richiama solo il compimento storico di questa verità che ci riguarda direttamente, ma, in modo misterioso e reale, ce la dona di nuovo”. In sostanza papa Benedetto XVI ha invitato i cristiani a riascoltare, nella lettura breve dei Primi Vespri, l’invito che l’apostolo Paolo rivolgeva ai cristiani della Galazia ed ad essere pieni di speranza:

“Queste parole raggiungono il cuore della storia di tutti e la illuminano, anzi la salvano, perché dal giorno del Natale del Signore è venuta a noi la pienezza del tempo. Non c’è, dunque, più spazio per l’angoscia di fronte al tempo che scorre e non ritorna; c’è adesso lo spazio per una illimitata fiducia in Dio, da cui sappiamo di essere amati, per il quale viviamo e al quale la nostra vita è orientata in attesa del suo definitivo ritorno”. Infatti Gesù Cristo, facendosi uomo, lo ha liberato dalla schiavitù “di un tempo che passa senza un perché, o che è segnato dalla fatica, dalla tristezza, dal dolore. L’uomo è figlio di un Dio che è entrato nel tempo per riscattare il tempo dal non senso o dalla negatività e che ha riscattato l’umanità intera, donandole come nuova prospettiva di vita l’amore, che è eterno”.

Papa Benedetto XVI ha riaffermato che “la Chiesa vive e professa questa verità ed intende proclamarla ancora oggi con rinnovato vigore spirituale”, e quindi ha ripercorso tutte le ‘ragioni’ per lodare il mistero di salvezza che Dio ci ha donato, in modo speciale per la diocesi di Roma attraverso il progetto ‘Appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale’ per annunciare il Vangelo a chi non lo ha mai conosciuto oppure lo ha dimenticato: “La quaestio fidei (il fondamento della fede, ndr) è la sfida pastorale prioritaria anche per la Diocesi di Roma… Si tratta di ravvivare una fede che fondi un nuovo umanesimo capace di generare cultura e impegno sociale… Annunciare la fede nel Verbo fatto carne, infatti, è il cuore della missione della Chiesa e l’intera comunità ecclesiale deve riscoprire con rinnovato ardore missionario questo compito imprescindibile. Soprattutto le giovani generazioni, che avvertono maggiormente il disorientamento accentuato anche dall’attuale crisi non solo economica ma anche di valori, hanno bisogno di riconoscere in Gesù Cristo ‘la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana’”, come ha sottolineato l’enciclica ‘Guadium et Spes’.

Poi ha ringraziato i genitori,  primi educatori alla fede dei figli: “pertanto è necessario sostenere le famiglie nella loro missione educativa attraverso opportune iniziative. In pari tempo, è auspicabile che il cammino battesimale, prima tappa dell’itinerario formativo dell’iniziazione cristiana, oltre a favorire la consapevole e degna preparazione alla celebrazione del Sacramento, ponga adeguata attenzione agli anni immediatamente successivi al Battesimo, con appositi itinerari che tengano conto delle condizioni di vita che le famiglie devono affrontare. Incoraggio quindi le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali a proseguire con impegno nella riflessione per promuovere una migliore comprensione e recezione dei Sacramenti attraverso i quali l’uomo è reso partecipe della vita stessa di Dio”.

Infine papa Benedetto XVI ha invitato i fedeli ad innalzare il canto di ringraziamento a Dio: “La Chiesa ci suggerisce di non terminare l’anno senza rivolgere al Signore il nostro ringraziamento per tutti i suoi benefici. E’ in Dio che deve terminare l’ultima nostra ora, l’ultima ora del tempo e della storia. Dimenticare questo fine della nostra vita significherebbe cadere nel vuoto, vivere senza senso… A Lui questa sera vogliamo affidare il mondo intero. Mettiamo nelle sue mani le tragedie di questo nostro mondo e gli offriamo anche le speranze per un futuro migliore. Deponiamo questi voti nelle mani di Maria, Madre di Dio”.

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