A Pollenza (MC) le Clarisse invitano i giovani alla paternità di san Giuseppe

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Nell’udienza generale del 19 marzo 2014 papa Francesco aveva invitato i fedeli ad imitare san Giuseppe nell’educazione dei giovani: “Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth.

E Giuseppe lo accompagnava perché Gesù ascoltasse la Parola di Dio nella sinagoga… Crescere in età, crescere in sapienza, crescere in grazia: questo è il lavoro che ha fatto Giuseppe con Gesù, farlo crescere in queste tre dimensioni, aiutarlo a crescere”.

A Pollenza, nel cuore della provincia di Macerata, dopo il terremoto è ritornato ad essere un centro di spiritualità soprattutto per i giovani il santuario dedicato a san Giuseppe, affidato all’ordine delle Clarisse di santa Chiara.

Abbiamo chiesto loro di spiegarci come mai un’ordine femminile in un santuario dedicato a san Giuseppe: “La nostra fraternità di sorelle povere di santa Chiara è arrivata nell’attuale monastero nell’agosto del 1556. La villa, poi adibita a monastero, era di proprietà del nobile Giovanni Greco, molto devoto di san Giuseppe. Egli volle che la Chiesa, costruita verso il 1600, fosse dedicata a san Giuseppe e di conseguenza anche il monastero è intitolato al santo patriarca.

L’allora vescovo della diocesi, mons. Tarcisio Carboni, nel 1992 lo ha costituito Santuario Diocesano. Sicuramente la spiritualità della Santa Famiglia di Nazareth influisce sulla nostra vita fraterna, già segnata dalla spiritualità di san Francesco e di santa Chiara di Assisi, e si esprime con un’attenzione particolare all’accoglienza e alla preghiera per la chiesa e le famiglie”.

San Giovanni Paolo II definì san Giuseppe ‘Custode del Redentore’: quanto è importante oggi riscoprire la sua paternità?
“Fondamentale è riscoprire la paternità in ogni tempo ma soprattutto nel nostro ‘oggi’ così segnato dall’autoreferenzialità e dalla carenza di speranza e di fiducia nel futuro. Gesù incarnandosi ci ha svelato il vero volto del Padre e la fonte di ogni paternità. Egli trasmette tale Paternità attraverso i responsabili della crescita e formazione sia naturale che spirituale delle persone a loro affidate.

La santa Famiglia di Nazareth è modello di ogni famiglia. Ci fa capire che ogni essere umano è figlio di Dio e dono suo e viene affidato ad una famiglia. Il buon padre di famiglia attraverso il suo lavoro e i sacrifici quotidiani nutre e cresce i figli a lui affidati dando loro una formazione umana, prima di tutto, e poi spirituale e religiosa, li protegge e li aiuta ad affrontare la vita, li educa alla custodia di ciò che Dio ci affida. I figli imparano così ad essere padri. San Giuseppe è stato vero responsabile della sua famiglia guidandola e custodendola anche in mezzo alle tante difficoltà e persecuzioni”.

Nel messaggio per la Quaresima papa Francesco ha parlato del ‘fuoco della Pasqua’: come vivere la luce pasquale?
“Il messaggio del Santo Padre per la Quaresima ci invita a ricercare in ogni cosa la verità e l’autenticità e a non far raffreddare l’amore. Nel recente viaggio in Cile ha dato ai giovani che ha incontrato una password: ‘Cosa farebbe Cristo al posto mio?’ Papa Francesco invita i giovani, ma questo vale per tutti, ad essere protagonisti della propria vita, non ascoltando le voci dei falsi profeti ma avendo Gesù Cristo come guida ed esempio da imitare.

Siamo chiamati a libertà, dice san Paolo, ma questa non è un pretesto per vivere secondo modelli e soluzioni che le società moderne ci propongono contrarie spesso al progetto originale che Dio aveva per l’umanità, ma è ricerca continua del volto di Dio. La luce pasquale diventa vita della nostra vita con l’ascolto della sua parola che, come dice il salmo 119 è lampada per i nostri passi e luce per il nostro cammino, con la preghiera e con la memoria costante del suo Amore per noi che ispira i nostri gesti e le nostre parole”.

Ad ottobre si svolgerà il sinodo dei giovani ed il vostro monastero è aperto all’accoglienza dei giovani: cosa cercano nella Chiesa?
“Il papa si aspetta molto dai giovani. Nella lettera che ha loro dedicato scrive: ‘Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro.

Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche’. Pensiamo che i giovani cerchino prima di tutto fratelli e sorelle che si pongano al loro fianco in atteggiamento di ascolto e in qualità di testimoni. Crediamo che abbiano bisogno di persone la cui vita parli più delle loro parole e che abbiano il coraggio di infondere fiducia e speranza nel futuro sostenendoli nelle scelte a volte controcorrente che sono chiamati a compiere”.

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