I colori della Sindone: cinque anni di studi dell’ ENEA riaprono la stagione della ricerca

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Si torna a parlare della Sindone dopo la diffusione delle ricerche ENEA degli ultimi cinque anni. L’esito di queste ricerche – condotte da una équipe dell’Enea (l’Ente nazionale italiano per le nuove tecnologie e lo sviluppo sostenibile) – risponde ad una precisa domanda circa la “colorazione simil-sindonica di tessuti di lino tramite radiazione nel lontano ultravioletto”; tra gli obiettivi principali della ricerca, infatti, vi era quello di dare una spiegazione su come possa essersi formata l’immagine di un uomo – inequivocabilmente rappresentato con i segni della crocifissione – su un tessuto di lino non realizzato da mani d’uomo. Lo scorso novembre i risultati sono stati resi noti ed hanno attirato l’attenzione dei media. I primi rilievi sul telo sindonico, condotti dall’Enea, sono stati effettuati nel maggio 2010 in occasione dell’«International Workshop on the Scientific Approach to the Acheiropoietos Images» svoltosi a Frascati, nella sede dell’Enea, con l’utilizzo di nuovi e aggiornati strumenti tecnologici e sotto la responsabilità dei professori Di Lazzaro, Murra, Santoni, Nichelatti e Baldacchino).

I ricercatori dell’Enea – colpendo un tessuto di lino con la luce UV e VUV di un laser eccimero impulsato della durata di alcuni miliardesimi di secondo – sono riusciti a riprodurre laboratorialmente una colorazione simile a quella impressa nel tessuto della Sindone. Gli stessi ricercatori correttamente, chiariscono che le prove sono state condotte su porzioni di tessuto molto piccole. Per effettuare l’esperimento su una superficie come quella della Sindone (4,36 metri per 1,10 circa) bisognerebbe disporre di una potenza di 34.000 miliardi di watt: una quantità che, osservano gli scienziati Enea, “rende oggi impraticabile la riproduzione dell’intera immagine sindonica usando un singolo laser eccimero, poiché questa potenza non può essere prodotta da nessuna sorgente di luce VUV (radiazione ultravioletta nel vuoto) costruita fino a oggi (le più potenti reperibili sul mercato arrivano ad alcuni miliardi di Watt)”. La questione, secondo il Dott. Paolo Di Lazzaro, fisico e dirigente di ricerca presso il Centro Ricerche Enea di Frascati, non è la possibilità teorica di riprodurre l’immagine con macchinari ad alta tecnologia, ma spiegare come abbia potuto formarsi prima del 1353, data universalmente accettata dagli storici come prima documentazione certa dell’esistenza della Sindone (ricordiamo che la fotografia venne inventata dopo il 1700).

Il presidente della commissione diocesana torinese per la Sindone, mons. Giuseppe Ghiberti, nell’attesa che possa ripartire una nuova stagione di ricerca riguardante il velo sindonico, riferisce: “Le nuove tecnologie acquisite permetteranno di compiere esami e accertamenti non invasivi sul telo; ma, soprattutto, si dovrà prestare la massima attenzione al rigore e al rispetto delle procedure scientifiche: per evitare strumentalizzazioni e per rispettare il grande significato religioso ed ecclesiale che la Sindone ha per il popolo cristiano e per tutti quelli, anche non credenti, che in quel Volto vedono la testimonianza misteriosa di un amore senza fine”. Nel documento finale pubblicato dall’Enea viene detto: “In questo lavoro abbiamo riassunto brevemente lo stato dell’arte delle conoscenze sulla immagine sindonica, e spiegato i motivi dell’estrema difficoltà nel riprodurre una immagine avente le stesse caratteristiche fisiche e chimiche, con la conseguenza che ad oggi la Scienza non è ancora in grado di spiegare come si sia formata l’immagine corporea sulla Sindone.

Alla luce di queste elevate difficoltà tecnologiche e scientifiche, l’ipotesi di un falsario medioevale non sembra ragionevole” La Sindone rimane, pertanto, l’enigma più complesso da risolvere in questo terzo millennio super tecnologico. Essa – affermava Giovanni Paolo II – “è provocazione all’intelligenza… richiede innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita. Il fascino misterioso esercitato dalla Sindone spinge a formulare domande sul rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù”.

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