50 anni di Comunità di Sant’Egidio

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Nelle settimane scorse la Comunità di Sant’Egidio ha festeggiato 50 anni di esistenza; un ex convento di carmelitane abbandonato con annessa chiesa, ottenuto in affitto a prezzi stracciati, è la base di partenza ed è rimasta la sede per la quale sono passati Papi, cardinali, patriarchi orientali e imam, ma a anche presidenti e segretari di Stato statunitensi. Eppure il tratto che rimane più distintivo per il gruppo trasteverino è quello per gli ultimi.

I poveri delle periferie di Roma, innanzitutto. Gli scartati, i clochard sono al centro dell’attenzione dei ‘santegidini’, che insegnano a leggere ai bambini delle periferie romane, aprono case di accoglienza, e ancora oggi stampano annualmente una guida ‘Dove mangiare, dormire, lavarsi’ per i senzatetto che vivono nella capitale, giunta alla 28^ edizione, promuovendo anche, in tantissime città, i pranzi di Natale per i poveri all’interno delle chiese. La comunità di Sant’Egidio è nata nel febbraio 1968 per iniziativa di Andrea Riccardi, radicatasi in Roma e diffusasi poi in ogni angolo del mondo.

Mezzo secolo di ‘ascolto quotidiano della Parola’, ha detto nell’omelia il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, filo rosso nella storia della Comunità. Mezzo secolo in cui Sant’Egidio ha strappato tanti all’esclusione ed alla solitudine, come il Signore aveva fatto con il lebbroso, secondo la lettura del giorno (Mc 1, 40-45). Anzi, gli esclusi stessi sono divenuti gli inediti protagonisti delle liberazioni di altri.

Nelle periferie del mondo la lebbra della povertà, della malattia, della guerra hanno visto l’impegno delle persone della Comunità. Dopo la celebrazione, parole di saluto sono state rivolte ai presenti da mons. Angelo De Donatis, vicario del papa per la diocesi di Roma: “Andrea e i suoi amici hanno sentito che il Signore chiedeva loro di fermarsi di fronte alle domande degli ultimi, dei poveri, con amicizia, offrendo un segno di profezia”; da Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo: “Sant’Egidio è un protagonista della sussidiarietà, un immagine dell’Europa cristiana”, e da Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri: “Grazie per la coerenza con cui avete vissuto al fede dalla parte dei più deboli, per una presenza capace tanto di lanciare allarmi, quanto di offrire soluzioni”.

Ha concluso la serata il saluto di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha sottolineato il valore dell’amicizia, che ‘fa di noi un popolo, non una massa’: “Cambiare il mondo non è lo strappo di un momento o di una stagione, ma una passione costante: per noi passione religiosa che si è fatta civile e sociale. Da qui discende il nostro impegno al fianco dei poveri, dei vulnerabili, per la pace e il dialogo. In questi 50 anni abbiamo maturato una convinzione: nessuno è escluso!

Il Vangelo è per tutti, la Comunità è per tutti, la consolazione del Signore deve giungere a tutti. Nessuno è straniero per il Signore! Nessuno è straniero per la Comunità! Per noi ‘tutti’ è parola importante”. Riprendendo il vangelo del lebbroso il card. Parolin ha detto: “La guarigione operata da Gesù liberò il lebbroso dalla segregazione e così quello si mise a parlare con tutti di quanto aveva vissuto. Liberare dalla segregazione e dalla solitudine, inserendo nel circuito della vita: è quello che fate da anni, da quando, giovani studenti, avete affrontato con passione le borgate romane, oltrepassando tante barriere. Bambini, donne, uomini, poveri, anziani dalla vita dura, percepivano se stessi quasi come il lebbroso di Cafarnao. Altro era il loro destino rispetto alla città, era quello degli esclusi”.

E dall’inclusione dei poveri alla pace il passo è breve: “Avete creduto che la pace è possibile, che un popolo non è mai condannato ad essere ostaggio della violenza e avete cercato di far crescere le speranze concrete di liberazione dalla guerra e dalla violenza, che come lebbra, ammalano interi popoli. Così vi siete impegnati nell’avvicinare chi si combatte o si odia.

Inoltre, vi siete fatti attenti ai feriti della guerra e della miseria: penso ai rifugiati e agli emigrati, in particolare ai corridoi umanitari per i profughi dalla Siria e dal Corno d’Africa”. Ed infine ha tracciato la strada della Comunità di Sant’Egidio per i prossimi anni: “La via della compassione, insegnata e praticata da Gesù, è stata e dovrà essere sempre più la strada da percorrere dalla Comunità. Alla luce della compassione, anche le nostre braccia, talvolta pigre e inermi, raggiungono e stringono chi è separato…

La compassione e la passione non sono disgiunte dalla pazienza, che è capacità di lavorare nella fede e nell’attesa, ed ha segnato la vostra storia di questi cinquant’anni. Non vi siete fermati di fronte al muro di quello che poteva apparire impossibile. L’amore di Dio non si ferma e non recede di fronte all’abisso che divide dai nemici, dai lebbrosi, dai poveri”.

Per l’occasione dell’anniversario il prof. Andrea Riccardi ha presentato il nuovo sito della Comunità: “Questo sito web è stato pensato per far parlare la vita della Comunità nei suoi tanti aspetti e nelle sue molteplici manifestazioni che ormai si realizzano in ogni continente.

E’ un bel modo di unire il mondo e di mostrare che è possibile vivere una fraternità universale che includa tutti e che superi ogni tipo di muro. Ma è anche uno strumento culturale del tutto particolare perché vi giungono informazioni, notizie, riflessioni, idee da ogni parte del mondo. Una cultura che unisce e non divide, una cultura in ascolto delle periferie e dei periferici che apre scenari inediti e si fa interesse, dialogo, solidarietà, amicizia”.

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