Mons. Leuzzi sottolinea il compito dei cattolici

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Nel mese di gennaio a Teramo è iniziato il ministero episcopale del nuovo vescovo della diocesi di Teramo-Atri, mons. Lorenzo Leuzzi, che succede a mons. Michele Seccia, trasferito all’Arcidiocesi metropolitana di Lecce. Dopo gli studi liceali classici è entrato in Seminario e, come alunno dello Studio Teologico di Bari, ha conseguito il Baccellierato in Teologia (1979), completando, poi, la formazione al sacerdozio al Pontificio Seminario Romano Maggiore.

Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bari (1980), con specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni presso l’Università Cattolica di Roma (1983). Ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense (1983) e il Dottorato in Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana (1985). E’ stato ordinato sacerdote per la diocesi di Roma il 2 giugno 1984 dal Card. Ugo Poletti nella Cattedrale di Trani.

Come Vescovo Ausiliare di Roma è stato delegato per la Pastorale Universitaria e la Cultura e cappellano della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana. Nell’omelia della celebrazione eucaristica per la presa di possesso della diocesi mons. Leuzzi ha ringraziato i fedeli per l’accoglienza, ripercorrendo la sua esperienza ministeriale, quella della semplicità dei ‘piccoli’:

“E’stata finora l’esperienza della mia vita che, ne sono certo, voi potete e spero vorrete condividere: avere gli occhi della fede e la semplicità dei piccoli sono il segreto della vita. Oggi sono qui davanti a voi e in mezzo a voi vivendo con sincero stupore una nuova tappa della mia esistenza che, come le altre, non avrei mai pensato di percorrere”.

L’accoglienza dei fedeli per il nuovo vescovo è come l’esperienza dei discepoli: “L’esperienza che stiamo vivendo ci rimanda a ciò che hanno vissuto i primi discepoli, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni. L’evangelista Marco ci ha tramandato che ‘passando lungo il mare di Galilea, Gesù vide Simone e Andrea’.

E’ lo sguardo del Maestro che ci chiama tutti, non solo i sacerdoti e i consacrati, ad essere suoi collaboratori, pescatori di uomini. Collaboratori chiamati a condividere con Lui il desiderio di vedere gli avvenimenti della storia con i Suoi occhi e a servirli con la semplicità dei piccoli”.

Richiamando un’invocazione del beato papa Paolo VI il vescovo ha sottolineato che la fede invita a vivere con un ‘sano realismo’: “Di fronte a noi c’è la grande illusione dell’uomo contemporaneo, forse anche della stessa comunità cristiana, preoccupato di raggiungere il successo immediato, talvolta a qualunque prezzo. Voler vedere Dio senza lasciarsi trasformare il cuore e la mente da Lui è la grande tentazione di tutti, anche dei battezzati!..

Non è la chiamata ad essere funzionari o, come pensavano i maestri del sospetto, ad essere dipendenti, sia pure di Dio. E’ la chiamata a costruire la storia portando in essa la forza trasformatrice del Vangelo, l’unica capace di promuovere un vero sviluppo integrale dell’uomo e della società”.

Fedele alla ‘Chiesa in uscita’ di papa Francesco ha ricordato la missione della Chiesa: “La missione della Chiesa, ci ricorda papa Francesco, non è quella di aggregare l’uomo a sé, ma di generarlo alla vita nuova che lo rende capace di essere protagonista nella storia, sia ecclesiale che sociale.

E’ il desiderio di Dio che si ravvede sempre, anche di fronte alle nostre incertezze, affinché ogni uomo possa incontrarlo, come ci ha ricordato il profeta Giona: ‘e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece’. E’ la via per riscoprire insieme la gioia della missione evangelizzatrice della Chiesa che Papa Francesco ci ha descritto nell’Evangelii Gaudium. Un testo che, con saggezza e realismo, sintetizza il cammino della Chiesa del Concilio e che insieme vogliamo riscoprire per servire quello che il Papa chiama il cambiamento d’epoca”.

Oggi il mondo, ha ricordato ha bisogno di discepoli “capaci di vedere la storia con i Suoi occhi. E noi non vogliamo e non dobbiamo deluderLo! Questo passaggio dalla tentazione di voler vedere Lui nella storia al vedere la storia con i Suoi occhi è il più grande servizio che il cambiamento d‘epoca chiede alla nostra Chiesa. E’ la meta tracciata dal Concilio Vaticano II e riaffermata dalla due Esortazioni apostoliche”.

Ripetendo le parole di papa Paolo VI nel discorso di apertura del secondo periodo del Concilio, mons. Leuzzi ha sottolineato il compito dei cattolici nella società: “A noi è affidato l’entusiasmante compito, che ho potuto già sperimentare nella Chiesa che è in Roma, di non separare mai l’una dalle altre, ma di promuoverle insieme con decisione e vigore.

Sarà la vera sfida del nostro camminare insieme. La società contemporanea deve essere costruita e non assistita e i battezzati, nella ricchezza dei diversi carismi e competenze, sia ecclesiali che sociali, sono chiamati ad assumere nell’incontro personale con il Signore la responsabilità storica di accogliere e servire le sfide che si presentano davanti a noi.

Come ci insegna papa Francesco, non si può trasformare il Cristianesimo in un messaggio religioso o sociale. In tal modo la stessa azione evangelizzatrice della Chiesa si ridurrebbe, usando le parole dell’Evangelii Nuntiandi, a semplice opera di verniciatura superficiale”.

E, rivolgendosi ai giovani, ha richiamato anche le parole di Aldo Moro di contemperare i diritti con i doveri: “E’ un monito che ancora oggi risuona nel mio cuore e che mi ricorda gli anni della mia vita di studente nell’Università a Bari. A voi giovani, che non avete vissuto gli anni della contestazione e del terrorismo, vorrei affidare queste parole. Sono certo che esse risuoneranno nei vostri cuori e nelle vostre menti come parole amiche e confidenziali.

Non lasciatevi illudere dagli annunci di nuove primavere: oggi sono qui per dire a tutti voi, vicini e lontani, che l’unica primavera che merita la vostra fiducia è quella che hanno vissuto le donne quando si sono recate al sepolcro e hanno scoperto che il Crocifisso non era più là…

Cari giovani, il Risorto vi chiede di studiare e di acquisire un bagaglio culturale necessario per affrontare quotidianamente le sfide di una società sempre più complessa ed esigente. Mi permetto di rivolgere un particolare appello alle istituzioni: create le condizioni perché ogni giovane possa mettere a frutto i propri talenti”.

Di seguito ha invitato i sacerdoti ad essere ‘pescatori’: “L’invito del beato Paolo VI, di cui spero si possa celebrare in questo anno la canonizzazione, deve diventare l’assillo di tutti noi, se davvero vogliamo essere pescatori di uomini. Dobbiamo conquistare la stima, l’amicizia e la simpatia di tutti, perché la Chiesa è per tutti.

Non sarà difficile se saremo noi stessi, gioiosi e costanti nel costruire la Chiesa e la società”. Infine un invito anche “agli amici che si riconoscono nell’umanesimo laico desidero rivolgere un particolare e deferente appello: non chiedete alla Chiesa ciò che essa non può e non deve dare. E’ in gioco il futuro dell’uomo e non le strategie culturali o politiche. Davanti a noi c’è il cambiamento d’epoca e non il primato di questa o di quella opinione. La realtà è molto più complessa di ciò che si pensi.

Così come è già accaduto in passato, quando la fede cristiana ha permeato la cultura ed è stata promotrice della secolarità della società, della partecipazione, della dignità trascendente dell’uomo, anche oggi è possibile, anzi doveroso, elaborare insieme una nuova cultura che serva il cambiamento d’epoca superando quello stato d’animo di nostalgia e di delusione che pervade il cuore di tanti uomini e donne dopo gli avvenimenti del 1989, del 2001 e del 2008. Insieme possiamo entrare con fiducia in quella stagione dei doveri che è l’aurora di un nuovo sviluppo umano integrale”.

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