Mons. Nosiglia ai cancelli dell’Embraco: il lavoro è una priorità

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La crisi ‘Embraco’, fabbrica di compressori di refrigerazione, ha caratterizzato la parte finale del 2017 e continua ad essere un tema caldissimo anche nei primi giorni del nuovo anno, tantoché i lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri hanno scritto una lettera all’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, per ‘sposare’ la loro causa in difesa del lavoro:

“Ci appelliamo alla sua solidarietà, saremmo onorati di una sua visita al nostro presidio allestito sul piazzale dello stabilimento”. Un modo per sensibilizzare anche le più alte istituzioni religiose sulla grave crisi che da mesi attanaglia 537 persone e le loro famiglie; ed è notizia di pochi giorni fa che il gruppo Whirpool ha confermato il licenziamento di 497 addetti, spiegando che “avvierà la procedura sindacale riguardante la cessazione della produzione nello stabilimento di Riva. Allo stesso tempo l’azienda è pienamente consapevole delle sue responsabilità nei confronti dei propri dipendenti”.

Nel messaggio gli operai hanno riassunto le tappe del calvario, ricordando che “sono passati 70 giorni, dopo due incontri in Regione e un altro al ministero dello Sviluppo Economico, senza che si sia avuta alcuna certezza se non il licenziamento collettivo a partire dai primi giorni di gennaio”. Poi la missiva ha concluso ricordando che va ‘garantita la tutela dei diritti e la sicurezza’. E la Chiesa torinese ha espresso ‘solidarietà e vicinanza’ della Chiesa torinese ai 537 lavoratori dell’azienda del gruppo Whirpool, di cui 497 con lettera di licenziamento.

Ad esprimerla è stato l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che, aderendo alla richiesta dei sindacati, ha incontrato una delegazione dei lavoratori davanti ai cancelli della fabbrica di Riva presso Chieri, esposti al rischio del licenziamento senza nemmeno poter accedere ai meccanismi di sicurezza sociale previsti da normative e contratti. Secondo le informazioni l’azienda (proprietà dell’americana Whirlpool) non ha ancora presentato alcun piano industriale: se non lo farà nei prossimi 60 giorni, rimarrà solamente la strada dei licenziamenti collettivi, senza possibilità di ricorso né alla cassa integrazione straordinaria né ai contratti di solidarietà. Le ragioni del disimpegno da parte della proprietà sarebbero da ricercarsi nel minor costo del lavoro che Whirlpool potrebbe spuntare in nuovi stabilimenti in Brasile, Cina, Europa dell’Est.

“Chi pensa di risanare l’azienda licenziando i lavoratori è come se vendesse la sua gente. Non c’è democrazia, giustizia, equità e solidarietà senza lavoro. E’ una questione sociale da risolvere”, ha detto mons. Nosiglia che ha raccontato la sua esperienza di figlio di operaio della Piaggio di Pontedera, licenziato negli anni ’60:

“Cari amici, vi dico questo dal profondo del cuore perché nella mia giovinezza ho attraversato lo stesso vostro dramma, quando mio padre operaio della Piaggio a Sestri Ponente è stato a casa per nove mesi, con la prospettiva purtroppo non remota di perdere il posto di lavoro. Era tanti anni fa, negli anni Sessanta, ma mi pare che, malgrado gli enormi progressi tecnologici e industriali che si sono fatti, i problemi dei lavoratori restano gli stessi e come allora il costo più duro lo pagano le loro famiglie”.

Durante l’incontro ha promesso che illustrerà la situazione al papa, riferendosi agli ultimi suoi interventi in tema del lavoro: “Credo fermamente in quello che sia il Presidente della Repubblica e sia papa Francesco hanno detto di recente rispetto al tema del lavoro. Mattarella ha affermato nel suo discorso di fine anno che il lavoro resta nel nostro Paese la prima e la più grave questione sociale. E’ necessario che ve ne sia in ogni famiglia.

Al tempo stesso va garantita la tutela dei diritti e la sicurezza per tutti coloro che lavorano. Faccio poi mie le espressioni di papa Francesco: ‘il lavoro è una priorità umana che garantisce la dignità di ogni persona e pertanto è una priorità cristiana’. Ed è una priorità del Papa e dunque anche del vescovo che vi parla. Chi pensa di risolvere il problema di un’azienda licenziando gente è come se volesse vendere la sua gente e domani venderà la sua dignità”.

Poi ha sottolineato il valore costituzionale del lavoro: “L’Italia è un Paese che ha nel primo articolo della sua Costituzione il principio che è una Repubblica fondata sul lavoro: come può dunque accettare che si tolga il lavoro alla gente? Che democrazia è una nazione che non garantisce i posti di lavoro e non ne crea di nuovi per chi non ce l’ha? Deve essere dunque chiaro a tutti, dalle forze politiche e istituzionali alle componenti industriali, alla stessa Chiesa e a tutte le componenti sociali, che senza il lavoro per tutti non ci sarà mai dignità per tutti, democrazia per tutti, giustizia, diritti per tutti, solidarietà per tutti”.

Quindi ha invitato le autorità ad assumersi le responsabilità per non sguarnire un territorio di questa realtà ‘così importante per il bene comune come è questa azienda, che ha garantito per tante famiglie e persone una vita serena e sicura fondata sull’impegno di tutte le sue componenti’, garantendo il posto di lavoro ai lavoratori, sostegno delle famiglie:

“Come credente so che Gesù Cristo, la cui nascita abbiamo ricordato in questi giorni, ha fatto anche lui esperienza concreta di lavoro e forse anche di non lavoro, avendo suo padre Giuseppe un lavoro modesto come il falegname in un paesino di poche centinaia di abitanti. Lui quindi capisce il vostro problema e sono certo che aiuterà voi e le vostre famiglie ad affrontare con coraggio, solidarietà e speranza questo momento difficile che mi auguro possa risolversi bene il più presto possibile”.

(Foto: Ansa)

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