L’Italia invecchia con una piccola ‘ripresa’

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Secondo l’ultima indagine dell’Istat dello scorso dicembre l’Italia sta invecchiando, anche se ci sono lievi segnali di ripresa. Infatti nel 2016 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 473.438 bambini, oltre 12.000 in meno rispetto al 2015. Nel complesso, dal 2008 i nati sono diminuiti di oltre 100.000 unità. Il calo è attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani che scendono a 373.075 nel 2016 (oltre 107.000 in meno negli ultimi 8 anni).

La riduzione è in parte dovuta agli effetti ‘strutturali’ indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In particolare, sono le donne italiane ad essere sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla); dall’altro le generazioni più giovani sono sempre meno folte.

Queste ultime scontano l’effetto del ‘baby-bust’, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995. Nonostante l’apporto positivo dell’immigrazione, che ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust grazie agli ingressi di popolazione prevalentemente giovane, al 1 gennaio 2017 le donne residenti tra 15 e 29 anni sono poco più della metà di quelle tra 30 e 49 anni.

E meno donne in età feconda comportano inevitabilmente meno nascite. Ed a diminuire sono le nascite all’interno del matrimonio (331.681 nel 2016, oltre 132.000 in meno in soli 8 anni). Ciò è dovuto al forte calo dei matrimoni che si è protratto fino al 2014, anno in cui sono state celebrate appena 189.765 nozze (57.000 in meno rispetto al 2008). Dal 2015 i matrimoni hanno ripreso ad aumentare (+4.612 rispetto all’anno precedente) e la tendenza si è accentuata nel 2016 (oltre 200.000 celebrazioni, +9.000 dal 2015).

La lieve ripresa dei matrimoni riguarda anche le prime nozze, 165.316 nel 2016 (circa 6.000 in più rispetto al 2014) mentre dal 2008 al 2014 erano diminuite di oltre 53.000 (il 94% del calo complessivo delle nozze). La forte contrazione dei primi figli, passati dai 283.922 del 2008 ai 227.412 del 2016 (-20% i primi figli e -16% i figli di ordine successivo), interessa tutte le regioni italiane. La diminuzione è marcata anche nelle regioni del Nord e del Centro che avevano sperimentato negli anni precedenti una fase di moderata ripresa della natalità e della fecondità riconducibile soprattutto alle nascite da coppie con almeno un genitore straniero.

Il calo dei nati del primo ordine si è avvertito più intensamente tra il 2014 e il 2016 (-3,5% media annua) in tutte le ripartizioni ad eccezione del Centro (-2,0 media annua), anche a seguito della diminuzione della primo-nuzialità (che è antecedente e riguarda il periodo 2008-2013). A partire dal 2014, al contrario, aumentano i primi matrimoni in tutte le aree del Paese. Infatti il legame tra nuzialità e natalità è ancora molto forte: nel 2016 il 70% delle nascite avviene all’interno del matrimonio e tra queste oltre il 50% dei primogeniti nasce entro i tre anni dalla celebrazione delle prime nozze.

Secondo i dati provvisori dell’Istat, riferiti al periodo gennaio-giugno 2017, i nati sono solo 1.500 in meno rispetto allo stesso semestre del 2016, un calo decisamente più contenuto rispetto a quanto si è verificato nei primi sei mesi del 2016 (oltre 14.500 nati in meno rispetto al primo semestre 2015). Però fino al 2014 i ‘primi matrimoni’ sono stati in continua diminuzione, registrando in quell’anno una forte contrazione: sono stati celebrati 421 primi matrimoni per 1.000 uomini e 463 per 1.000 donne (in diminuzione dal 2008 del 21,5% e 22,0% rispettivamente).

Se si considerano anche i giovani fino a 34 anni, il calo osservato dall’Istat nel 2014 rispetto al 2008 arriva a 27,9% per i maschi e 26,5% per le femmine, confermando la difficoltà da parte dei giovani a dar seguito a progetti familiari. Nel 2015, invece, la propensione alle prime nozze comincia a risalire e nel 2016 il tasso di primo-nuzialità maschile arriva a 449,6 per mille e quello femminile a 496,9 per mille. Ed in tale contesto di nascite decrescenti quelle che avvengono fuori del matrimonio sono in aumento: 141.757 i nati da genitori non coniugati nel 2016, oltre 2.000 in più rispetto al 2015.

Il loro peso relativo è più che triplicato rispetto al 1995 e raggiunge il 29,9% nel 2016. La quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (35,6%), seguito dal Nord-est (33,7%). Tra le regioni del Centro spicca la Toscana (37,1%), mentre tra le regioni del Nord la proporzione più alta di nati fuori dal matrimonio si registra nella Provincia autonoma di Bolzano (47,3%, il valore più alto a livello nazionale).

Sud e Isole presentano incidenze di nati fuori dal matrimonio molto più contenute, con le percentuali più basse in Basilicata (18,4%) e Calabria (18,8%). Il valore della Sardegna (37,4%) supera invece la media del Centro-Nord. Considerando solo i nati da genitori entrambi italiani, quasi un nato su tre ha genitori non coniugati, con una distribuzione territoriale sostanzialmente analoga a quella del totale dei residenti.

L’incidenza di nati fuori dal matrimonio è più elevata nel caso di coppie miste quando è il padre ad essere straniero (36,2%); quando invece è la madre ad essere straniera, i valori si attestano sul 30,8%. L’incidenza delle nascite al di fuori del matrimonio è decisamente più bassa nelle coppie di genitori entrambi stranieri (17,7%). E dal 2012 diminuiscono, seppur lievemente, anche i nati con almeno un genitore straniero (-7.000 unità): nel 2016 sono poco più di 100.000 (21,2% del totale dei nati).

Tra questi scendono soprattutto i nati da entrambi genitori stranieri (nel 2016 per la prima volta sotto i 70.000). Inoltre l’Istat ha rilevato che le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i ‘vuoti’ delle donne italiane, stanno a loro volta ‘invecchiando’: la quota di donne straniere 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in età feconda passa dal 41% al 1° gennaio 2005 al 51,7% al 1° gennaio 2017.

Nel 2016 è di cittadinanza straniera circa un nato su quattro in Emilia-Romagna, quasi il 22% in Lombardia, circa un nato su cinque in Piemonte, Veneto, Liguria e Toscana. La percentuale di nati stranieri è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, con l’eccezione dell’Abruzzo dove supera il 10%. A livello territoriale la geografia è analoga a quella delle nascite da genitori solo stranieri, ma con intensità più elevate: in media nel 2016 ha almeno un genitore straniero oltre il 29% dei nati al Nord e il 24,3% al Centro, mentre al Sud e nelle Isole le percentuali scendono a 9,0% e 8,2%.

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