Da Basilea a Madrid: i giovani di Taizè verso nuove mete

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L’annuncio è stato dato dall’arcivescovo di Madrid, card. Carlos Osoro: il prossimo incontro europeo dei giovani si svolgerà nella capitale spagnola dal 28 dicembre 2018 al 1 gennaio 2019. Il cardinale spagnolo ha twittato ai giovani l’invito a partecipare numerosi all’incontro per far diventare Madrid ‘luogo della fede e della comunione’.

Da Ginevra i giovani hanno lanciato un chiaro segnale all’Europa, tracciando alcune piste da percorrere: la prima riguarda la gioia; la seconda ha per tema l’accoglienza; e la terza pista riguarda la fraternità. Ed a conclusione del percorso ginevrino frére Alois ha consegnato loro una lettera sulla gioia:

“Una giovane molto malata, l’estate scorsa mi diceva: ‘Amo la vita’. Rimango impressionato dalla gioia interiore di cui era ricolma, nonostante le severe limitazioni che la malattia le imponeva. Sono stato toccato non solo dalle sue parole ma dalla bella espressione del suo viso. E che dire della gioia dei bambini? Ne ho visto recentemente in Africa. Persino nei campi dei rifugiati dove si concentrano così tante storie drammatiche, la loro presenza faceva esplodere la vita. La loro energia trasforma un accumulo di vite spezzate in un nido pieno di promesse.

Se sapessero quanto ci aiutano a tenere viva la speranza! La loro felicità di esistere è un raggio di luce. Vorremmo lasciarci rischiarare da tali testimonianze nel momento di affrontare, per tutto l’anno 2018, una riflessione sulla gioia, una delle tre realtà (insieme alla semplicità e la misericordia) che frère Roger ha posto al cuore della vita della nostra comunità di Taizé”.

Partendo dalla lettera frère Alois ha lanciato ai giovani due sfide, partendo dalla lettura del vangelo del ‘Buon Pastore’: “E’ vero che la pace è minacciata e vorrei ricordare due delle maggiori sfide che la famiglia umana deve affrontare oggi. La prima è quella che ci viene lanciata da queste moltitudini di uomini, donne, bambini, che ovunque sulla terra sono costretti a lasciare il loro luogo di origine. I motivi che li spingono ad andarsene sono vari: possono essere la guerra e l’insicurezza, la povertà estrema e la mancanza di futuro, o anche lo sconvolgimento del clima”.

La seconda sfida a cui i giovani sono chiamati ad affrontare è quella ecologica: “La seconda sfida viene dalla nostra terra, che è anch’essa vulnerabile. Ascoltiamo il grido della terra. Di fronte alle catastrofi ecologiche di cui sono vittime in particolare le regioni più povere, i paesi occidentali hanno una responsabilità storica. Diverse iniziative sono intraprese a tutti i livelli.

Esse rimangono insufficienti. A nome di tutti noi, oso rivolgere questo appello ai responsabili della politica e dell’economia: i mezzi finanziari per i necessari cambiamenti esistono. Vengano quindi orientati allo sradicamento della povertà e a prendersi cura dell’ambiente!” Tali sfide potranno essere vinte solo se i giovani fonderanno la propria esistenza sulla fraternità, come sta facendo la Comunità:

“Per preparare la pace, vorremmo far crescere la fraternità. Per questo, è essenziale aprirsi ad altre culture e mentalità. A volte questo può portarci molto lontano. Prima di andare in Sud Sudan e in Sudan, con due dei miei fratelli siamo stati in un’altra parte dell’Africa che è pure attraversata da prove, eravamo in Egitto per un incontro di giovani.

Un centinaio di giovani erano arrivati dall’Europa, dal Nord America, dall’Africa e dal Medio Oriente. Sono stati accolti da cento giovani copti ortodossi del Cairo, Alessandria e Alto Egitto. Per cinque giorni abbiamo scoperto la lunga e ricca tradizione copto-ortodossa della Chiesa d’Egitto. A Taizé, per tutta l’estate, abbiamo già accolto giovani arabo-cristiani, copti d’Egitto, cattolici e ortodossi del Libano, Giordania, Iraq e Palestina.

Il loro soggiorno di tre mesi sulla nostra collina ci ha fatto sentire più vicini al Medio Oriente. Ci hanno trasmesso la loro sete di pace. Vorremmo essere sempre più vicini ai giovani arabo-cristiani”.

Inoltre nei giorni ginevrini frère Alois ha raccontato ai giovani la visita compiuta in Sudan nei mesi scorsi: “Nel Sud Sudan, in un campo per sfollati, mi ha colpito il coraggio delle donne. Una di loro ha detto come cercasse di essere creatrice di riconciliazione e pace. L’acqua è razionata. A volte i contrasti sorgono vicino alle pompe.

Così è stato formato un gruppo di donne per garantire un’equa distribuzione. Quella donna mi ha diceva: è condividendo l’acqua e superando ‘l’ognuno per sé’ che costruiamo la pace. Quella donna l’aveva capito: la pace inizia in noi stessi, la fraternità si costruisce attorno a noi, cominciando dalla nostra vita molto concreta e quotidiana”.

Da tali esempi concreti ha raccontato la realizzazione dello spirito di fraternità: “Molti aspirano che i cristiani siano uniti per non più oscurare questo messaggio di fraternità. Quando i cristiani sono separati, il messaggio del Vangelo perde il suo splendore. La nostra unità fraterna può essere un segno dell’unità e della pace tra gli umani.

Ecco perché, ogni volta che ne ho l’opportunità, chiedo e richiedo: non è forse giunto il momento per le Chiese separate di osare mettersi sotto lo stesso tetto senza ulteriori ritardi, anche prima di trovare un accordo su tutte le questioni teologiche?” Quindi frére Alois, riprendendo i messaggi di papa Francesco e del patriarca Bartolomeo, ha esortato i giovani ad essere pellegrini della fraternità:

“L’incontro personale con i più vulnerabili fa scoprire la dignità dell’altro e permette di ricevere ciò che anche la persona più sprovvista può trasmettere. Non portano forse un contributo insostituibile alla costruzione di una società più fraterna? Esse ci svelano la nostra vulnerabilità rendendoci persone più umili, più umane. E paradossalmente una gioia è donata, è forse solo una scintilla, ma è una gioia vera che i più poveri condividono con noi”.

Infatti il patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, nel messaggio aveva esortato i giovani ad essere pellegrini di Cristo: “Sul cammino della vita, certe tappe contano più delle altre, alcune esperienze sono trasformatrici e segnano fortemente il destino delle persone. Il cristiano è un essere in pellegrinaggio. Pellegrino sul sentiero della propria vita, come sulle strade del mondo”.

Mentre il papa nel messaggio li aveva esortati a vivere sempre la gioia cristiana: “Vi incoraggia a vivere in questa gioia che deriva dall’amicizia con Gesù che non ci chiude mai agli altri o alla sofferenza di questo mondo. E vi invita a rimanere in contatto con il Signore, pregando e ascoltando la sua Parola, in modo che vi aiuti a usare i vostri talenti per coltivare una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri”.

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