L’Italia in marcia nel segno di san Giovanni XXIII

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Nel segno di san Giovanni XXIII, si rinnova il cammino della Marcia della pace, giunta alla 50^ edizione. Il paese natale del ‘Papa buono’ sarà la sede il 31 dicembre sul tema della convivenza tra i popoli, organizzato dalla Cei (in particolare la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace), Pax Christi Italia, Caritas Italiana e Azione cattolica.

Nel presentare l’iniziativa il vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, ha sottolineato la continuità con la prima iniziativa: “Una manifestazione nazionale che ha assunto significati di rilievo, connotati anche dalle diverse stagioni che abbiamo attraversato. Il fatto di camminare nelle strade testimonia il desiderio, l’attesa di pace di tutti gli uomini di buona volontà, non solo dei credenti, in uno scenario come quello attuale che induce preoccupazioni molto serie…

Non dimentichiamo che nel cuore di tutti gli uomini c’è un sincero desiderio di pace: il grande fenomeno migratorio mette al centro migranti e rifugiati sotto questo segno, il messaggio del Papa racconta quotidianamente di questi uomini e queste donne in cerca di pace”.

Tra le tante presenze significative attese all’iniziativa, quella di monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, classe 1923, porterà con sé la testimonianza di un impegno mai interrotto: ha partecipato finora a tutte le marce, sin dalla prima edizione.

Per la diocesi di Bergamo il capodanno 2018 ha poi un significato particolare perché nei primi giorni del mese di giugno l’urna con il corpo di papa Giovanni tornerà a Bergamo e a Sotto il Monte, nella felice ricorrenza di alcuni anniversari: il 60^ dell’elezione (28 ottobre 1958), il 55^ della morte (3 giugno 1963), il 50^ dell’inaugurazione del nuovo Seminario diocesano, da lui voluto e che avrebbe desiderato inaugurare.

In merito, mons. Francesco Beschi ha commentato l’evento: “Si tratta di un dono che mi auguro raccolga non solo molte persone, ma diventi espressione di sentirsi popolo che abita le terre esistenziali dell’uomo fin nelle periferie della fragilità, diventi occasione di sostegno nell’impegno della vita cristiana, alla luce della testimonianza e della santità dell’indimenticato Pontefice, che torna oggi a consegnarci la responsabilità della pace nella società e dell’ecumenismo nella Chiesa, diventi momento per rivivere la pentecoste dello spirito del Concilio Vaticano II”.

Quattro tappe segneranno il cammino diventando momenti di riflessione, di confronto e di testimonianza, aperta da una croce costruita con i legni dei barconi approdati a Lampedusa, benedetta e autografata da papa Francesco. Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2018 scandisce il tema e i vari passaggi: ‘Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace’.

Alcuni vescovi e una pastora presiederanno la riflessione. Saranno anche proposte alcune testimonianze dirette e personali di migranti e rifugiati o di progetti di accoglienza e integrazione. La marcia si concluderà a Sotto il Monte con la celebrazione della Messa presieduta da mons. Francesco Beschi.

Al termine della celebrazione si propone come gesto significativo una ‘cena digiuno’, il cui ricavato sarà a vantaggio del progetto ‘Lavoro per e con…’ che svilupperà l’avviamento di una attività lavorativa per giovani disoccupati italiani e non, nelle Valli Bergamasche, attraverso la riqualificazione di aree boschive e di terreni di proprietà dell’Istituto Diocesano del Sostentamento del Clero, sullo sviluppo della filiera boschi, legna, energia.

Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, ha ripercorso questi anni: “E’ dal 31 dicembre 1968 che Pax Christi organizza la Marcia della Pace la notte di Capodanno. Fu fatta proprio a Sotto il Monte, 50 anni fa, sulle orme di papa Giovanni XXIII e con la presenza di padre David Maria Turoldo. Una scelta alternativa ai veglioni e cenoni per ricordare a se stessi e a tutti che il nuovo anno deve vederci impegnati, ogni giorno per la pace.

Poco dopo Sotto il Monte fu fatta davanti al carcere di Peschiera, dove erano imprigionati gli Obiettori di Coscienza, e a Molfetta, (diocesi di don Tonino Bello, presidente di Pax Christi), alla fine del ’92, di ritorno da Sarajevo. La Marcia è quindi un’occasione di riflessione, di denuncia e di impegno: per il disarmo e una difesa civile nonviolenta; per il rispetto della legge 185/90 sull’export delle armi, che l’Italia sta violando vendendo armi all’Arabia Saudita che bombarda lo Yemen; contro gli aerei da guerra F-35 (130 milioni l’uno) predisposti anche per il trasporto di bombe nucleari.

E c’è l’impegno per la messa al bando delle bombe atomiche, anche alla luce del trattato firmato da 122 Paesi (l’Italia era assente!) lo scorso 7 luglio, valorizzato ancor di più con il Premio Nobel per la Pace a ICAN. Il lavoro non manca”. Infine don Cristiano Re, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Bergamo, ha evidenziato il valore della Marcia:

“Anche in questi giorni, se decidiamo di non far finta di niente su quello che succede intorno a noi, sentiamo l’urgenza di ritornare a riappropriarci del grande tema della pace che deve diventare un’esperienza di vita, una storia concreta. Bisogna provare a ricomprendere che costruire e vivere la pace, non è qualcosa di estraneo che non dipende da quello che possiamo fare noi.

L’occasione di vivere in casa nostra la marcia della pace, permette alle nostre comunità, ai giovani o adulti che condivideranno questo cammino, di incontrare e condividere esperienze e testimonianze che ci aprano la testa ed il cuore, ci facciano condividere l’invocazione al Signore per le tante situazioni che facciamo fatica a comprendere e risolvere. Per essere segno e desiderio di pace”.

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