Avvento: tempo del vigilare

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Nell’Angelus della prima domenica di Avvento papa Francesco ha sottolineato il significato del verbo ‘vigilare’: “La persona vigilante è quella che accoglie l’invito a vegliare, cioè a non lasciarsi sopraffare dal sonno dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, della delusione; e nello stesso tempo respinge la sollecitazione delle tante vanità di cui trabocca il mondo e dietro alle quali, a volte, si sacrificano tempo e serenità personale e familiare.

E’ l’esperienza dolorosa del popolo di Israele, raccontata dal profeta Isaia: Dio sembrava aver lasciato vagare il suo popolo lontano dalle sue vie, ma questo era un effetto dell’infedeltà del popolo stesso. Anche noi ci troviamo spesso in questa situazione di infedeltà alla chiamata del Signore: Egli ci indica la via buona, la via della fede, la via dell’amore, ma noi cerchiamo la nostra felicità da un’altra parte”.

Ed anche molte diocesi sottolineano i verbi dell’attendere e del cercare, come nella diocesi di Bari, in cui il tempo di Avvento è scandito dall’annuncio ‘Ti vengo a cercare!’, che ripercorre la storia di Giuseppe, venduto dai propri fratelli ai mercanti, come ha sottolineato mons. Francesco Cacucci: “A Giuseppe, giovane diciassettenne, il padre affida la missione di ricordare agli altri che egli vive con nostalgia l’assenza dei fratelli e si preoccupa della loro sorte.

Anche Gesù, il Figlio amato dal Padre, come racconta Giovanni ‘si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’, per ricondurre ogni uomo all’unico Padre. Lo scrive anche san Paolo ai Galati: ‘quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli’ (Gal 4,4-5)…

Percorrendo, quindi, il cammino della Chiesa attraverso l’anno liturgico e lasciandoci guidare dal metodo mistagogico (unità di annuncio, celebrazione, vita), ci chiederemo come Giuseppe d’Egitto (e ancor prima Gesù che ne è Forma originaria) possa aiutarci ad inserirci in questo mistero d’amore”.

Nel messaggio ai fedeli della diocesi di Palermo mons. Corrado Lorefice ha invitato a meditare sull’Incarnazione di Dio: “La storia di Gesù, già a partire dal modo in cui è avvenuta la sua nascita fino alla sua morte in croce e alle sue apparizioni di risorto dai morti, è rivelazione piena di Dio. E questo non è cosa da poco, mie care sorelle e miei cari fratelli. E’ come se dicessimo, infatti, che solo nella storia di un uomo, di Gesù di Nazareth unico salvatore del mondo, poteva avvenire la completa narrazione che Dio fa di se stesso.

Non bastavano quindi la creazione, la rivelazione ai patriarchi e a Mosè, il dono della Legge, le scritture profetiche e gli scritti sapienziali… Gesù è ancora il luogo dell’incontro amicale tra Dio e tutti gli uomini: è l’Amen di Dio agli uomini e l’Amen degli uomini a Dio.

La nuova ed eterna alleanza, poi suggellata nel mistero pasquale, ha già il suo motivo d’essere in questa unione tra Dio e uomo, che si realizza come unione personale fin dalla nascita di Gesù Cristo. Egli, la sua carne, è così il luogo relazionale in cui, in maniera assolutamente singolare e nel contempo universale, Dio incontra l’uomo.

La storia concreta di Gesù non è soltanto la manifestazione della pienezza della rivelazione di Dio e del suo desiderio di amicizia con ogni uomo e con ogni donna, ma è anche la rivelazione di cosa significhi stare con Dio, essere figlio e figlia di Dio… Il Natale è così una delle grandi celebrazioni cristiane che ci ricorda la profondità spirituale della carne di Cristo. Dio ama la nostra storia tanto da condividerla nella pienezza umana dell’incarnazione del Verbo e nella povertà di Gesù di Nazareth ci rivela lo stile autentico della nostra figliolanza, vero dono dello Spirito”.

Anche l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Francesco Nolè, ha invitato a vivere l’Attesa come ‘luce che rischiara’: “Noi aspettiamo che Cristo venga. Beati noi se stiamo vivendo la prima venuta del Signore accogliendo la luce del Signore, la luce che rischiara e riscalda, che fa compagnia e ci rende luminoso il cammino, facendoci scoprire il volto dei fratelli…

Il buio ci impedisce di incontrare Cristo, specie negli altri, ma egli è venuto a dirci che una delle sue presenze più preziose è proprio il prossimo. Gesù è presente nel volto e nella vita del fratello. Anzi, se c’è una persona con cui sta più volentieri questa è quella più bisognosa, del povero”.

Per mons. Nolè la pedagogia ‘natalizia’ di Dio consiste nella vita in comunione: “Incontriamoci, mettiamo la nostra vita in comunione: è questa la pedagogia di Dio, la pedagogia della famiglia e della comunità. Nel dialogo possiamo dirci tutto, senza offendere nessuno, ma con grande carità e chiarezza”.

Sopra di tutto, la “misericordia e la gratuità… Dio si mette al nostro livello; ecco il Natale. Ci incontra attraverso la sua Parola, per questo in questo tempo d’Avvento vi invito a prenderci più tempo per l’ascolto e la meditazione della Parola, lasciandoci interrogare da essa”.

E dalla diocesi Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti mons. Giovanni Ricchiuti invita a denunciare la corruzione per comprendere meglio il significato della Salvezza: “Sento vivo, all’inizio di questo nuovo Anno Liturgico, il desiderio di rivolgermi a tutti e a ciascuno di voi, per invitarvi a percorrere insieme l’itinerario dell’Avvento, tempo che ci prepara al gioioso evento della Natività del Signore e che accresce nella Comunità ecclesiale il senso dell’attesa della venuta di Gesù Cristo alla fine dei tempi e della storia.

Saranno, per noi discepoli del Signore e testimoni di speranza, giorni straordinari ‘di vigilanza orante e di operosa carità’, per meglio comprendere il significato della storia della salvezza”.

Il vescovo invita ad affermare la novità del Vangelo: “Per contestare una cultura che, esaltando esageratamente l’individualismo e l’egoismo, finisce per proporre rotte disperate, che rendono faticoso e ansimante il cammino di questa nostra umanità, sempre più tentata di rendere eterna la storia e la propria immagine; ed affermare, al contrario, la perenne novità del Vangelo di Cristo, nell’orizzonte di un impegno che sostenga la Chiesa nel suo cammino incontro al Signore e orienti la storia verso l’eterno, verso ‘cieli nuovi e terra nuova’”.

Per compiere al meglio questo impegno, il vescovo suggerisce tre iniziative: “Denunciare con coraggio i mali delle nostre città: la delinquenza, la corruzione, la violenza nelle strade e nelle piazze, che rischiano di travolgere tutti, in particolare i ragazzi e i giovani, in un clima pericoloso di emulazione o di indifferenza e paura; creare spazi di prossimità e di fraternità e abitarli come luoghi privilegiati di amore, di solidarietà e di accoglienza; prenderci cura degli altri”.

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