Papa Francesco contro il nucleare

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Al termine del summit nell’Aula Paolo VI in Vaticano sulle ‘Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale’, organizzato dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale è stato lanciato un appello affinché le relazioni internazionali non siano dominate ‘dalla forza militare e dalle intimidazioni reciproche’ e la bussola da seguire, secondo i premi Nobel per la pace e i leader mondiali della società civile, è quella di papa Francesco: ecologia integrale, globalizzazione della solidarietà, disarmo, come ha sottolineato l’egiziano Mohamed el-Baradei, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiae):

“Papa Francesco oggi è il miglior politico al mondo. E’ quello che sta indicando l’agenda dei temi più importanti: cambiamenti climatici, sicurezza globale, rifugiati. Non ho visto altri politici capire quali sono i veri argomenti che preoccupano la gente. Molti parlano di globalizzazione, lui parla di approccio umano.. Lo scontro oggi è tra chi vuole un mondo fondato su speranze e integrazione e chi invece punta su paura ed esclusione”.

Anche il fondatore della Grameen Bank, Muhammad Yunus, ha ribadito il ruolo mondiale del papa: “Papa Francesco ha conquistato una leadership nel dibattito sui cambiamenti climatici… Non voglio sapere quante migliaia siano le armi nucleari, ma sono certo che siano più che sufficienti per distruggere questo mondo tantissime volte. E’ una forma estrema di pazzia”.

Nel suo intervento papa Francesco aveva sottolineato: “Le relazioni internazionali non possono essere dominate dalla forza militare, dalle intimidazioni reciproche, dall’ostentazione degli arsenali bellici. Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad un’etica di solidarietà.

Insostituibile da questo punto di vista è la testimonianza degli Hibakusha, cioè le persone colpite dalle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, come pure quella delle altre vittime degli esperimenti delle armi nucleari: che la loro voce profetica sia un monito soprattutto per le nuove generazioni!”

Ed ha ribadito che anche sul piano militare gli armamenti sono una follia: “Inoltre, gli armamenti che hanno come effetto la distruzione del genere umano sono persino illogici sul piano militare. Del resto, la vera scienza è sempre a servizio dell’uomo, mentre la società contemporanea appare come stordita dalle deviazioni dei progetti concepiti in seno ad essa, magari per una buona causa originaria.

Basti pensare che le tecnologie nucleari si diffondono ormai anche attraverso le comunicazioni telematiche e che gli strumenti di diritto internazionale non hanno impedito che nuovi Stati si aggiungessero alla cerchia dei possessori di armi atomiche. Si tratta di scenari angoscianti se si pensa alle sfide della geopolitica contemporanea come il terrorismo o i conflitti asimmetrici”.

E per ribadire l’uso immorale delle armi ha richiamato la recente votazione all’ONU della messa al bando delle armi nucleari: “Recentemente, ad esempio, attraverso una storica votazione in sede ONU, la maggior parte dei Membri della Comunità Internazionale ha stabilito che le armi nucleari non sono solamente immorali ma devono anche considerarsi un illegittimo strumento di guerra.

E’ stato così colmato un vuoto giuridico importante, giacché le armi chimiche, quelle biologiche, le mine antiuomo e le bombe a grappolo sono tutti armamenti espressamente proibiti attraverso Convenzioni internazionali. Ancora più significativo è il fatto che questi risultati si debbano principalmente ad una ‘iniziativa umanitaria’ promossa da una valida alleanza tra società civile, Stati, Organizzazioni internazionali, Chiese, Accademie e gruppi di esperti. In tale contesto si colloca anche il documento che voi, insigniti del Premio Nobel per la Pace, mi avete consegnato e per il quale esprimo il mio grato apprezzamento”.

Inoltre ha ricordato l’enciclica ‘Popolorum Progressio’ di papa Paolo VI: “Occorre dunque innanzitutto rigettare la cultura dello scarto e avere cura delle persone e dei popoli che soffrono le più dolorose disuguaglianze, attraverso un’opera che sappia privilegiare con pazienza i processi solidali rispetto all’egoismo degli interessi contingenti.

Si tratta al tempo stesso di integrare la dimensione individuale e quella sociale mediante il dispiegamento del principio di sussidiarietà, favorendo l’apporto di tutti come singoli e come gruppi. Bisogna infine promuovere l’umano nella sua unità inscindibile di anima e corpo, di contemplazione e di azione”.

Infine ha richiamato il magistero di papa Giovanni XXIII, che invitava ad un ‘disarmo integrale’: “Ecco dunque come un progresso effettivo ed inclusivo può rendere attuabile l’utopia di un mondo privo di micidiali strumenti di offesa, nonostante la critica di coloro che ritengono idealistici i processi di smantellamento degli arsenali”.

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