Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia: accoglienza più sostenibile e controllata

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Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma il Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia 2017, realizzato da Anci, Caritas italiana, Cittalia, fondazione Migrantes e servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr, per far il punto sul fenomeno dei migranti forzati nel mondo e su quello dei richiedenti protezione internazionale in Italia, con un importante approfondimento sulle politiche di accoglienza in Europa.

Secondo il Rapporto al 15 luglio 2017 nelle strutture italiane sono ospitati 205.000 migranti e continua a crescere il numero dei comuni coinvolti nell’accoglienza, che sono ormai il 40% del totale (3.231). Negli ultimi 5 anni, il numero dei migranti presenti nelle strutture di accoglienza è cresciuto costantemente, passando dalle 16.844 presenze del 2012 alle 188.084 nel 2016 (+1.017%). Per quanto riguarda la sola accoglienza negli Sprar, tra il 2012 ed il 2016 il numero di persone accolte è quintuplicato, passando dalle 7.823 del 2012 alle 34.039 del 2016.

L’accoglienza Sprar brilla rispetto al tasso di integrazione delle persone ospitate, che continua ad aumentare, mentre diminuisce di conseguenza il tempo di permanenza nelle strutture di accoglienza e aumentano dunque le persone che possono beneficiare dei progetti di integrazione. Nel corso del 2016, infatti, sono uscite dall’accoglienza complessivamente 12.171 persone. Di queste il 41,3% aveva concluso il proprio percorso di integrazione e di inserimento socio-economico: nel 2015 questa percentuale si fermava al 29,5%.

A livello di Unione europea le richieste di protezione internazionale confermano un trend negativo già a partire dal 2016 con 1.259.955 domande (-4,8% rispetto all’anno precedente). Inoltre il rapporto prevede un’ulteriore flessione a fine 2017, dovuta alla diminuzione dei flussi dalla Libia a seguito dell’accordo siglato con l’Italia.

Inoltre, nel primo semestre dell’anno, le Regioni più coinvolte nell’accoglienza sono Lombardia (13,2%), Campania (9,3%), Lazio (8,7%), Piemonte e Veneto (entrambe 7,3%), Puglia (7,0%). Il sistema di accoglienza comprende il 40,5% dei Comuni italiani (3.231), un terzo dei quali è situato in Lombardia (20,3%) e Piemonte (10,8%). L’incidenza più elevata tra Comuni coinvolti nell’accoglienza e Comuni esistenti nella regione riguarda la Toscana (sul totale dei comuni toscani ben l’83% accoglie richiedenti asilo) e l’Emilia Romagna (78,1%) mentre i valori più bassi sono relativi a Sardegna (17,8%), Abruzzo (19,3%) e Valle d’Aosta (20,3%).

I primi 6 mesi del 2017 confermano questa previsione con il 43,3% di domande in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La Germania rimane il primo Paese per numero di richieste con oltre 745.000 casi, seguita a grande distanza dall’Italia con circa 123.000 casi, dalla Francia con 84.000 e dalla Grecia con 51.000. Questi 4 Paesi insieme totalizzano il 79,6% delle richieste di protezione internazionale presentate nell’Unione europea nel 2016.

Un capitolo a parte merita il tema dei minori: al 25 ottobre 2017 sono sbarcati sulle nostre coste 14.579 minori (in tutto il 2016 erano stati 25.846). Il 93,2% sono minori soli. La maggior parte di essi proviene da Guinea, Costa d’Avorio, Bangladesh. Al 30 settembre 2017 sono 18.491 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, accolti in 2.039 strutture.

In conclusione il rapporto ha invitato il Governo Italiano “a profondere ogni sforzo per garantire un accesso legale e sicuro ai richiedenti la protezione internazionale nel nostro Paese. Si chiede che ogni attività finalizzata al controllo e alla gestione dei flussi migratori sia svolta nel pieno rispetto dei trattati internazionali e delle leggi nazionali in tema di diritti umani e della persona.

Si invita il Governo Italiano a promuovere l’accoglienza diffusa sui territori e a rendere operativa e concreta l’applicazione del Piano nazionale di riparto condiviso dal Ministero dell’Interno ed ANCI. Contestualmente si incoraggiano le attività volte a diffondere il sistema SPRAR sui territori al fine di pervenire quanto prima ad un sistema unico nel quale poter garantire qualità all’accoglienza”.

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