La Chiesa fa proposte concrete per il lavoro

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Da Cagliari le Settimane Sociali dei cattolici si chiudono con sette importanti proposte all’Italia ed all’Europa per creare lavoro e sviluppo nella prospettiva di un patto tra le generazioni volte ad assicurare ai giovani un’occupazione ‘degna’ e di ‘qualità’. La Chiesa ha proposto all’Europa tre interventi specifici.

La prima richiesta riguarda ‘l’armonizzazione fiscale ed eliminazione dei paradisi fiscali interni all’Ue’; la seconda richiesta intende ‘accrescere gli investimenti infrastrutturali e produttivi (anche privati) e adeguare il loro trattamento nelle discipline di bilancio’; mentre il terzo punto vuole ‘l’integrazione nello statuto della BCE del parametro dell’occupazione accanto a quello dell’inflazione come riferimenti per le scelte di politica economica’, soluzione già adottata dalla Federal Reserve americana e dalla Bank of England.

Mentre le tre proposte indirizzate all’Italia riguardano la centralità del lavoro da assicurare nei processi formativi e la riforma degli appalti che devono essere orientati non più al ‘massimo ribasso’ ma alla ‘massima dignità’ del lavoro. Ed anche la canalizzazione dei finanziamenti dei Prodotti individuali di risparmio (Pir) verso le piccole e medie imprese non quotate, che potrebbe essere materia di intervento in Parlamento durante la discussione della Legge di Bilancio; infine la rimodulazione dell’Iva, penalizzando le aziende e i prodotti con minore sostenibilità ambientale e sociale e premiando invece i comportamenti più responsabili.

Tali proposte assumono un nuovo significato se letto attraverso il messaggio finale del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, che ha sostenuto l’interesse dei cattolici al mondo del lavoro: “Sentiamo di poterlo fare soltanto a partire da quello che è il nostro specifico, che ci fa dire, con le parole dei martiri di Abitene, che ‘senza la domenica non possiamo vivere’. Per noi credenti significa che senza riunirci in assemblea la domenica per celebrare l’Eucaristia, ci mancherebbero le forze per affrontare le difficoltà quotidiane e non soccombere.

Ma della domenica ha bisogno anche la nostra società secolarizzata; ne ha bisogno la vita di ogni uomo, ne hanno bisogno le famiglie per ritrovare tempi e modalità per l’incontro, ne ha bisogno la qualità delle relazioni tra le persone. Sì, del ‘lavoro che vogliamo’ la domenica è parte costitutiva: perché, se quando manca il lavoro del lunedì non è mai pienamente domenica, anche quando manca la domenica il lavoro non riesce ad essere davvero degno per nessuno”.

E di lavoro ‘degno’ ha parlato il segretario del comitato organizzatore, il sociologo Mauro Magatti, che ha invitato a mettersi in ascolto dei germogli di primavera: “Il tempo che viviamo ci sollecita a mettere in discussione l’idea semplice secondo la quale attraverso il consumo, sostenuto dalla finanza, sia possibile sostenere la crescita. L’ordine dei fattori va invertito: solo quelle imprese, quelle organizzazioni, quei territori, quelle comunità che sapranno mettersi insieme per ‘produrre valore’ potranno prosperare.

Prima occorre produrre valore e poi, solo poi, si può consumare. Non più viceversa. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma. Abbandonata la strada fasulla dell’illusionismo finanziario, siamo chiamati a tornare a ‘lavorare tutti insieme nella creazione di un valore comune’, insieme economico e sociale, materiale e spirituale, secondo un nuovo mix di efficienza e senso, imprenditività e solidarietà, immanenza e trascendenza”.

La biblista Rosanna Virgili ha proposto una riflessione biblica sul lavoro con l’invito a mettere in pratica la beatitudine della felicità: “Meravigliose sono le opere dell’uomo! Prodigio della techne! E oggi diremmo della tecnologia! Con esse si son mosse le civiltà e la materia è divenuta sempre più ‘spirituale’, vale a dire trasformata con creatività e liberata dai muri. Il mito illuministico del buon selvaggio è ben stato superato nella post-modernità. La Bibbia, in questo, è molto attuale.

Sente la seduzione della grandezza delle opere umane al punto da definirle frutto della Sapienza suggerita dalla bocca di Dio. Salomone è il saggio per antonomasia, perché conosceva tutte le piante dall’issopo che sbuca dal muro, al cedro del Libano”. Quindi è compito del cristiano rendere attuale il salmo 128: “Beato l’uomo che vivrà del lavoro delle sue mani: non dovrà né rubare; né stare con le mani in mani sciupando i talenti ad esse donati.

Potrà formarsi una famiglia e non dovrà aspettare di essere quarantenne per poter abitare in una casa e mandare i suoi bambini a scuola. A scuola di giustizia, di fraternità, di umanità”. In apertura il video messaggio di papa Francesco aveva esortato i cattolici ad essere ‘lievito sociale’ nella costruzione della ‘casa comune’:

“Il Vangelo ci insegna che il Signore è giusto anche con i lavoratori dell’ultima ora, senza essere lesivo di ciò che è ‘il giusto’ per i lavoratori della prima ora. La diversità tra i primi e gli ultimi lavoratori non intacca il compenso a tutti necessario per vivere. E’, questo, il ‘principio di bontà’ in grado anche oggi di non far mancare nulla a nessuno e di fecondare i processi lavorativi, la vita delle aziende, le comunità dei lavoratori. Compito dell’imprenditore è affidare i talenti ai suoi collaboratori, a loro volta chiamati non a sotterrare quanto ricevuto, ma a farlo fruttare al servizio degli altri. Nel mondo del lavoro, la comunione deve vincere sulla competizione!”

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