La Chiesa cattolica in Russia: la grande persecuzione

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L’8 novembre 1917 l’armata dei bolscevichi conquistò il Palazzo d’Inverno di Pietroburgo, arrestando i membri del governo transitorio. La rivoluzione portò alla distruzione della situazione confessionale allora vigente: all’epoca vivevano in Russia circa 2.000.000 cattolici, con circa 1.000 sacerdoti, 6.400 chiese, due seminari e una facoltà teologica.

Le singole chiese locali hanno conservano nei loro archivi il materiale analitico relativo ai tempi del governo sovietico e dell’occupazione nazifascista, materiale raccolto nel volume ‘La Chiesa cattolica in Unione Sovietica. Dalla Rivoluzione del 1917 alla Perestrojka’ (Gabrielli Editori), curato da Jan Mikrut, professore del Dipartimento di Storia della Chiesa della Gregoriana.

Il volume, presentato alla Pontificia Università Gregoriana, raccoglie contributi di Irena Marianna Aleszczyk CSFN, Stefano Aloe, Irynej Bilyk OSBM, Katrin Boeckh, Franciszek-Piotr Botwina OFM, Stefano Caprio, Maria Dębowska, Roman Dzwonkowski SAC, Edoardo Ferrarini, Andrzej Grajewski, Barbara Gromada CSFN, Mariya Horyacha, Māra Kiope, Stanisław Koller, Tadeusz Kondrusiewicz, Solveiga Krumina-Konkova, Regina Laukaitytė, Katsiaryna Laurynenka, Marc Lindeijer S.J., Jonathan Luxmoore, Larysa Michajlik, Irena Mikłaszewicz, Jan Mikrut, Agata Mirek, Maciej Mróz, Włodzimierz Osadczy, Dmitriy Panto, Nadežda Pazuhina, Emilio Fiorenzo Reati OFM, Inese Runce, Natalia Rykowska, Mindaugas Sabonis, Pietro Scalini, Marina Shabashova, Arūnas Streikus, Evgenia Tokareva, Rita Tolomeo, Waldemar Żurek SDB.

Nella prefazione mons. Tadeusz Kondrusiewicz, metropolita di Minsk e Mahileu, ha scritto nella prefazione: “Lo scoppio della Rivoluzione d’ottobre del 1917 segna l’inizio dell’eliminazione del cristianesimo nel territorio dell’ex Unione Sovietica. Gli avvenimenti di San Pietroburgo aprirono un lungo martirio della Chiesa cattolica… Il periodo che va dal 1917 al 1939 fu un’epoca di feroci persecuzioni della Chiesa in Unione Sovietica. Va precisato che in quegli anni sul territorio della Bielorussia sovietica tutte le chiese cattoliche rimasero chiuse, mentre i sacerdoti furono arrestati.

Nel 1937 nell’est della Bielorussia, entro le frontiere dell’Unione sovietica, non vi fu nemmeno un sacerdote e neanche una chiesa accessibile ai fedeli. Tale situazione influì negativamente sulla Chiesa locale e ancora oggi se ne risente il peso. Il periodo dell’occupazione nazista (1939-1945) fu un tempo di guerra e di campi di sterminio, dove molti vescovi, semplici sacerdoti e persone consacrate dimostrarono grande eroismo. Gli anni 1945-1991, e soprattutto la fase iniziale di quel periodo, per la Chiesa cattolica furono ancora i tempi dei lager”.

Il curatore del volume, Jan Mikrut, nell’introduzione ha tracciato un quadro storico dell’accanimento del potere contro la Chiesa: “Il nuovo potere politico cercava con determinazione i sistemi più efficaci per ridurre l’influenza della religione nella società ed introdurre una visione atea del mondo. La Rivoluzione d’ottobre e le leggi promulgate dai bolscevichi diedero l’avvio ad un periodo di grandi persecuzioni e di repressioni contro la Chiesa ed i suoi rappresentanti, annientando di fatto la Chiesa cattolica in o Russia.

Con i primi atti normativi, emanati agli inizi del 1918 e riguardanti tutte le confessioni religiose, si diede l’avvio alle limitazioni nella sfera della vita religiosa. Al fine di far entrare in vigore quanto prima le norme, furono istituiti nuovi organi e tra questi un dipartimento specifico, responsabile per la divisione tra Stato e Chiesa…

Le persecuzioni da parte dei sovietici avvennero in vari modi e, in particolare, oltre alla prigione, la popolazione cattolica fu costretta a sopportare la deportazione in Siberia e in Kazakhstan, dove visse in diaspora, tra molti altri popoli”.

Inoltre il curatore con dovizia di particolari ha elencato tutte le leggi che privarono i cattolici della libertà, arrivando ad imporre solo matrimoni civili: “Nello Stato sovietico i sacerdoti e i fedeli furono perseguitati, alcuni vennero condannati a morte proprio per l’odio verso la religione che, nonostante tutto, veniva coraggiosamente professata. Il sistema comunista, per realizzare il suo ideale, poneva come finalità l’annientamento di tutte le credenze e pratiche religiose sul territorio nazionale. L

a religione era trattata come uno dei maggiori ostacoli sulla via della realizzazione del sistema ateo nella società sovietica. Per tale ragione, negli anni del potere sovietico (1918-1989) in URSS, erano combattute con determinazione tutte le religioni e le comunità religiose. In nessun altro paese la lotta contro la religione fu condotta con tale determinazione, con tale coerenza e con un programma così preciso come in URSS. Il cristianesimo, nella sua lunga storia, non aveva finora incontrato un nemico così violento e sistematico come nel caso dell’ideologia sovietica”.

La lotta contro il cristianesimo fu combattuta aspramente nelle scuole: “La lotta contro la religione era condotta in tutte le istituzioni in cui lo Stato sovietico esercitava la propria influenza e in tutti gli ambiti della vita sociale. Un particolare impegno nella propagazione dell’ateismo fu dedicato alle scuole di ogni ordine e grado e alle università, dove erano attive numerose organizzazioni di ateisti.

Nonostante gli sforzi intensi dell’apparato di propaganda, gli attivisti dell’ateismo molte volte dovettero constatare che, nonostante l’impegno profuso, una gran parte degli operai ‘non era libera dalle vecchie superstizioni religiose’. L’apparato statale fu messo a disposizione della propaganda dell’ateismo che era promosso, non solo ideologicamente, con tutti i mezzi possibili.

Dagli anni venti spuntarono molte associazioni ateiste che pubblicavano periodici, brochure e libri con contenuto antireligioso. Con il sostengo dello Stato furono preparati dei film per promuovere l’ateismo come fondamento della società sovietica: il materiale cinematografico derideva puntualmente quelle labili tracce di religiosità che ancora permanevano nella società e presentava in maniera ridicola i credenti”.

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