Da Norcia il card. Parolin lancia un appello per la ricostruzione

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Norcia ha ‘ricordato’ il terremoto di un anno fa con il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, che nell’omelia della celebrazione eucaristica in piazza san Benedetto, ha affermato: “Il terremoto tra il 26 e il 30 ottobre 2016 sconvolse il normale ritmo della vita di queste terre, ricche d’arte, di bellezze paesaggistiche e di tradizioni culturali, che hanno trovato la loro più solida ispirazione nella fede cristiana.

Una fede vissuta e testimoniata lungo i secoli, che ha modellato il volto di queste colline e di questi spazi, che favoriscono il raccoglimento e la contemplazione, e che ha plasmato tanto le coscienze quanto le architetture delle vostre piazze e delle vostre chiese”. Davanti ad una piazza piena di fedeli giunti dalla Valnerina il segretario di Stato ha affermato che occorre tornare a sperare:

“Il terremoto manifesta una di quelle forze distruttrici che non si possono prevedere che ci ricorda che, anche se possiamo fare molto per arginarne gli effetti, la nostra esistenza rimane soggetta all’immensità delle forze cosmiche. Ci ricorda soprattutto che il creato, splendido e degno della nostra ammirazione, rimanda al Creatore e che l’essere umano è nelle sue mani, condotto da Lui ad un destino definitivo di salvezza, di pace e di felicità, laddove non vi saranno né i terremoti del suolo né le angosce dell’anima e tutti approderemo alla meta.

La facciata di questa Basilica, ingabbiata nei ponteggi della ricostruzione, è l’emblema del sisma, ma è ancora di più la prova della capacità dell’essere umano di risollevarsi, di tornare a sperare, a guardare in alto verso il Cielo e, con la forza di questo sguardo, tornare verso la terra e porre tutta l’intelligenza, la maestria, la fantasia e l’impegno al servizio di un corale riscatto, per risollevare, insieme alle mura delle case, dei luoghi di lavoro e delle chiese, anche il morale delle persone e delle comunità e la gioia di vivere”.

Ma ha ricordato anche la generosità di molti cittadini: “A seguito delle calamità naturali, dopo che si sono scatenati gli elementi, si è scatenata anche la generosità, l’altruismo, la corsa a donare il proprio tempo, le proprie energie e il proprio denaro per essere d’aiuto alle persone più colpite e bisognose. In quei frangenti l’insieme dei pubblici poteri, in sinergia con le associazioni della società civile ed i singoli, si sono impegnati in un’azione congiunta per portare i soccorsi.

Penso in concreto all’impegno delle differenti istituzioni pubbliche a partire dalla Protezione Civile, dal Corpo dei Vigili del Fuoco e dai diversi enti locali e statali, alla solidarietà manifestata alla Chiesa di Spoleto-Norcia da parte del Santo Padre, da parte della Santa Sede, da diverse Diocesi e dalla Conferenza Episcopale, penso alla generosità di parrocchie, istituti ed associazioni religiose e, in modo speciale, al sostegno e alla vicinanza a voi mostrata dalla Caritas diocesana e nazionale. Penso ai tanti privati cittadini che hanno dato il loro fattivo contributo.

Significativo è stato poi l’impegno delle massime istituzioni europee a finanziare l’opera di ricostruzione di questa Basilica, riconoscendo implicitamente il ruolo insostituibile per l’Europa del Cristianesimo e della cultura che ha saputo ispirare”. Al termine dell’omelia il card. Parolin ha rivolto un appello alle Istituzioni affinché la ricostruzione avvenga in tempi rapidi:

“Da questo luogo così altamente simbolico faccio appello a tutte le istituzioni civili, ecclesiali e private perché cooperino con alacrità e costanza, in sintonia con le popolazioni interessate, affinché, quella sinergia dimostrata nei primi tempi dopo il sisma continui e, anzi, si intensifichi, in modo da portare a termine le opere progettate e quelle avviate, snellendo nei limiti del possibile le procedure.

Si compia in tal modo ogni sforzo per evitare lo spopolamento di diversi borghi, ripetutamente feriti dagli eventi tellurici, che li hanno coinvolti in questi decenni, con crolli e diffuse lesioni. Auspico pertanto una corale e decisa azione che muova risorse e intelligenze per ricostruire, insieme alle case e alle Chiese, anche l’animo delle persone, per sconfiggere la paura e la rassegnazione, due calamità invisibili, eppure gravi quasi quanto un terremoto”.

Prima della celebrazione eucaristica l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha ringraziato il card. Parolin della presenza: “La Sua presenza tra noi, Eminenza, ci porta la carezza del Papa, che in questi mesi tante volte e in molti modi ci ha manifestato vicinanza e sollecitudine: dica a papa Francesco da parte nostra un grande grazie, profondo e commosso.

Fanno da pareti perimetrali della piazza che ci accoglie, divenuta oggi chiesa a cielo aperto, la Concattedrale di Santa Maria Argentea, la Basilica di San Benedetto e il Palazzo del Comune, monumenti di storia e di fede con i quali si intreccia la memoria e la vita di queste popolazioni.

Questi muri gravemente danneggiati rappresentano in un qualche modo tutte le ferite inferte dal terremoto alle persone, alle relazioni, alle case, alle aziende, alle chiese e agli edifici pubblici; ferite che ancora non possono diventare cicatrici perché si esperimenta ogni giorno la carenza o il ritardo di cure efficaci e risolutive, la fatica dell’attesa, la tentazione dello scoraggiamento e della rinuncia. I cristiani sanno e credono che, risorgendo da morte, Cristo Signore ha debellato ogni forma di male e ha restituito ai deboli la forza, agli sfiduciati la speranza, ai dispersi l’unità”.

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