Svidercoschi presenta il ‘papa incendiario’

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‘Francesco l’Incendiario’ è il titolo dell’ultimo volume di Gian Franco Svidercoschi, con il sottotitolo: ‘Un papato tra resistenze, contraddizioni e riforme’. E così non capita tutti i giorni poter ascoltare il vaticanista più longevo, visto che è stato inviato dell’Ansa nel 1959 al Concilio Vaticano II, già vicedirettore de L’Osservatore Romano per un biennio e sceneggiatore di due film su papa Wojtyla, a Montecassiano, piccolo centro medievale maceratese, decorato con la bandiera dei borghi più belli d’Italia, dove nella piazza principale la chiesa è dirimpettaia al palazzo comunale, introdotto dal direttore del quindicinale di informazione della diocesi di Ancona-Osimo ‘Presenza’, Marino Cesaroni.

L’autore del libro introduce il dialogo, affermando che papa Francesco ‘si è rivelato anche da Papa un perfetto figlio di Ignazio di Loyola’: “Ha infiammato gli animi, ha acceso passioni, ha suscitato affettività, simpatia, empatia. E, ritenendo urgente che la Chiesa e i cristiani tornassero al Vangelo, e che perciò il Vangelo dovesse essere liberato da quel sovraccarico secolare di pesi che aveva finito per offuscarlo, per soffocarlo, Francesco ha dato alle fiamme l’ammasso enorme di loglio e di sterpaglia che impediva la semina e la crescita del buon grano: cioè, uscendo fuor di metafora, ha cominciato a destrutturare dalle fondamenta il vecchio sistema clericale. Con il risultato di provocare uno sconvolgimento tellurico, mettendo in crisi anche molti credenti, e infoltendo i gruppi degli oppositori”.

Durante l’incontro ha ricordato che “è il papa che, per quanto si ricordi, ha un consenso popolare mai conosciuto prima, in questa misura, dai suoi predecessori. Ma è anche vero che questo consenso, benché costante, e, sembrerebbe, non soltanto mediatico, almeno finora non ha portato a un ritorno consistente alla pratica religiosa e sacramentale, insomma, come si dice, a riempire le chiese”.

Esaminando la sua azione riformatrice ha sottolineato: “E’ il Papa che è riuscito finalmente a varare una riforma della Curia romana e, in particolare, dei tanto chiacchierati settori economico-finanziari, una riforma nel segno della trasparenza, della lotta alla burocrazia, al carrierismo, alla corruzione. Nondimeno il suo pontificato ha dovuto amaramente registrare un nuovo Vatileaks, per giunta ancora più squallido e penoso di quello precedente”.

Al termine dell’incontro abbiamo chiesto all’autore di spiegarci il titolo del libro: “Il titolo deriva da una frase del fondatore dei Gesuiti, sant’Ignazio di Loyola, che esortava i propri fratelli ad infiammare il mondo. Papa Francesco si identifica bene con quanto ha esortato il fondatore della Compagnia, perché sta incendiando il mondo con la sua ‘rivoluzione’ pastorale”.

Papa Francesco non ha partecipato al Concilio Vaticano II, ma lo sta attuando: come?
“Credo che sia una fortuna, perché non ha vissuto il dibattito post conciliare, che aveva bloccato il Concilio Vaticano II. Al momento della realizzazione del Concilio viveva in America Latina e da pastore ha conosciuto ed attualizzato il Concilio e da papa lo sta rilanciando”.

Quale è il nucleo centrale del pontificato di papa Francesco?
“Il nucleo centrale del suo pontificato è il ritorno ai fondamenti del Vangelo ed alla gioia della vita cristiana. L’altro aspetto del pontificato è il senso della misericordia, che vuol dire una Chiesa che pensa agli altri, soprattutto a chi ha più bisogno”.

Ed allora perché all’interno della Chiesa c’è tanta ‘resistenza’ alla sua azione?
“Perché qualcuno perde un po’ di privilegi; mentre tra i fedeli si nota l’incapacità di cambiare la maniera di vivere la fede. Uno aveva una fede di certezza; ora arriva un papa che pone domande ed il fedele è frastornato. Comunque gli oppositori più decisi se li ritrova negli ambienti a lui più vicini, all’interno della stessa gerarchia ecclesiastica, nelle curie diocesane, nelle canoniche”.

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