A Castel Volturno una storia di integrazione sportiva

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A Castel Volturno, in provincia di Caserta, da alcune settimane una squadra di pallacanestro di giovani cerca di iscriversi al campionato giovanile, ma non possono giocare perché, in base alle norme di Coni e Fip (la federazione pallacanestro), risultano stranieri e il regolamento dispone che ogni team non ne possa avere più di due.

La squadra si chiama ‘Tam Tam Basket’ ed è composta da giovani africani di seconda generazione, che frequentano regolarmente la scuola ed hanno tra 10 e 16 anni, raccontando la propria delusione: “E’ come darci una ferita al cuore. Io quando gioco sono felice. Ma non possiamo fare una squadra, e questo mi fa arrabbiare. Dicono che non si può perché siamo stranieri. Ma io sono nato in Italia”.

A dar voce allo sconforto di questi ragazzi è un campione d’Italia, il loro coach Massimo Antonelli (uno scudetto con la Virtus Bologna nel 1976; ha giocato anche a Mestre e Napoli), che ha promosso il manifesto-appello ‘Io sto con Tam Tam Basket’ per chiedere un’apposita deroga al presidente del basket, Gianni Petrucci, e al presidente del Coni, Giovanni Malagò:

“Il mio è un progetto di inclusione sociale attraverso lo sport, che è prima di tutto un gioco, ma che si basa sull’importanza del sacrificio e del lavoro per raggiungere gli obiettivi e comporta l’accettazione di regole precise. Il nostro gruppo? Conta al momento una quarantina di ragazzi, tra maschi e femmine”.

La squadra ha sostenuto le spese per sistemare la palestra con raccolte fondi ed ora ha lanciato un crowfunding per acquistare un pullman per le trasferte. Il Coni sta tentando di trovare una soluzione, ma per ora il presidente Malagò, interpellato da Radio Capital, si è limitato a dire che “lo ius soli è una legge che va approvata, siamo l’unico Paese al mondo che non può far giocare in nazionale ragazzi così”.

‘Tam Tam Basketball’ conta su circa 40 ragazzi tra maschi e femmine, compresi in una fascia d’età che va dai 10 ai 16 anni. Andando avanti con il progetto, le età interessate saranno quelle che vanno dai 7 ai 18 anni con l’obiettivo di coinvolgere 100 ragazzi allenati durante tutto l’anno e 200 ragazzi allenati durante il campus estivo, il doppio dell’anno sociale appena concluso.

Il coach racconta la quotidianità dei ragazzi: “Questi ragazzi non avevano nemmeno le scarpe. Arrivavano con piccole polacchine o con le scarpe dei genitori che avevano trovato in casa. Ho chiesto di farmi avere il certificato medico per attività agonistica, ma nessuno me lo portava. Ho capito il motivo e così tutti insieme li ho portati io a fare una visita medica.

Il problema più grosso è il trasporto, perché nessun genitore accompagna i ragazzi all’allenamento. Da alcuni giorni ci alleniamo nel Palazzetto di Castel Volturno, che abbiamo provveduto a sistemare un pò. Non so prima cosa facessero questi ragazzi nel tempo libero, ma quando sono con noi, nessuno mai ti chiede ‘che ore sono?’. Non hanno impegni. Li puoi tenere in palestra anche tutto il giorno, se non ci fosse un genitore che li rivendica, ogni tanto. Fanno anche fatica a rientrare”.

Così ci facciamo raccontare il progetto del basket: “Insieme agli amici Guglielmo Ucciero e Pietro D’Orazio (anche loro ex giocatori) abbiamo fondato l’associazione ‘Tam Tam Basketball’, associazione che non ha scopi di lucro. L’obiettivo che ci prefiggiamo è generare un impatto positivo sulla vita dei ragazzi e sullo sviluppo delle comunità immigrate con una particolare attenzione all’inclusione sociale e alle pari opportunità attraverso la sua attività sportiva e sociale.

Vogliamo dare un’opportunità a ragazzi sfortunati offrendo loro una sana attività sportiva totalmente gratuita(corsi di pallacanestro, partecipazione con squadre a campionati giovanili, abbigliamento), assistenza psicologica individuale e di gruppo.

Nasce per la passione dei soci verso la pallacanestro, gli americani la chiamano ‘Giving Back Philosophy’, ossia il desiderio di restituire qualcosa a quella comunità (il basket) che li ha cresciuti e formati. Per questa ragione l’associazione opera in un contesto dove i ragazzi, nella quasi totalità africani, non hanno possibilità di fare sport perché l’indigenza dei loro genitori non glielo consente.

Nasce per il piacere di generare gioia e crescere i giovani con i valori dello sport. Quindi i beneficiari diretti sono tutti figli di genitori africani indigenti che vivono da molti anni a Castel Volturno o zone limitrofe e che ne frequentano le scuole locali”.

Quanto lo sport può servire all’inclusione sociale?
“Lo sport è uno degli strumenti fondamentali per l’inclusione sociale, aggrega, dà la possibilità di confrontarsi e di fare squadra senza distinzioni di pelle e di stato sociale. Nell’essenza del gioco di squadra c’è inclusione fatto di condivisione di sforzi e spirito di intenti per perseguire sempre un obiettivo comune a cui tutti devono tendere e impegnarsi al fine di raggiungere buoni risultati”.

Cosa significa per il territorio di Castel Volturno questo progetto?
“Oggi a Castel Volturno la ‘Tam Tam Basketball’ è un punto e luogo di riferimento per quelle famiglie africane a cui vogliono portare i loro figli per iniziarli allo sport. La ristrutturazione del palazzetto e del campo all’aperto nel parco Saraceno ha favorito l’avvicinamento e la pratica dello sport di tanti ragazzi.

Molti di questi in forma spontanea frequentano il Playground del parco Saraceno e tanti altri invece seguono in forma programmata gli allenamenti al palazzetto dello sport. Insieme alle scuole di Castel Volturno, che sono tutte collegate in rete, abbiamo sviluppato dei progetti sportivi e proposti alla Direzione Scolastica Campana che se approvati quest’anno aumenterà notevolmente l’offerta di ore di sport a favore degli studenti del territorio comunale”.

Lei ha anche un metodo denominato ‘Music Basketball Method’: in cosa consiste?
“Music Basketball Method’ è un divertente ed efficace metodo che utilizza la musica per insegnare e migliorare i fondamentali della pallacanestro risultando un valido supporto al metodo tradizionale. Un uso appropriato dei ritmi durante le esercitazioni aumenta in poco tempo la velocità dei gesti tecnici degli atleti e contemporaneamente ne migliora le capacità coordinative e condizionali.

Può essere usato da atleti di qualsiasi livello, cambiano solo gli esercizi e i ritmi, questi ultimi naturalmente più lenti per i principianti e molto più veloci per gli atleti evoluti. Oltre alla velocizzazione dei fondamentali punta alla velocizzazione delle scelte ossia l’atleta viene invitato a ridurre i tempi di decisione favorendone quindi la sua imprevedibilità di gioco. Poi ha altri obiettivi applicabili nei percorsi formativi”.

Ed ora cosa succederà?
“Come un buon padre di famiglia sto battagliando per far giocare i miei ragazzi come tutti gli atri ragazzi italiani nei campionati FIP, oggi non ne hanno diritto perché le norme della federazione non permettono l’uso di più di 2 stranieri per squadre over 14. I miei ragazzi si sentono italiani in quanto nati cresciuti in Italia e frequentano scuole italiane.

Loro si impegnano molto in campo, hanno questo sogno che non voglio si perda nelle burocrazie e norme, a mio avviso molto vecchie, che non colgono lo spirito del tempo, del cambiamento, dell’evoluzione della società. Tutti noi soci siamo convinti che stiamo difendendo un giusto diritto allo sport dei minori. La scuola, una delle più grandi istituzioni dello stato accoglie tutti non guarda la cittadinanza dei propri studenti, include, mi sembra impossibile che lo sport esclude”.

Perciò Antonelli ha scritto alla Federazione, per non tarpare le ali ai sogni di questi ragazzi: “La palla è nelle vostre mani…consentite una deroga agli scugnizzi di colore della Domiziana, consentite che i ragazzi della ‘Tam Tam’ possano continuare il proprio fantastico sogno”.

(foto concesse da Francesco Catalano)

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