L’ICAN ha vinto il Nobel per la Pace

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‘Per i suoi sforzi fondamentali nell’ottenere un trattato che metta al bando queste armi’: con questa motivazione il premio Nobel per la Pace 2017 è stato assegnato alla Campagna Internazionale contro le Armi Nucleari (ICAN. Il comitato che assegna il Nobel ha spiegato che alcuni stati stanno modernizzando i loro arsenali nucleari e che c’è il pericolo che altri paesi cerchino in futuro di procurarsi dispositivi di questo tipo. In passato, attraverso accordi internazionali vincolanti, la comunità internazionale aveva adottato divieti contro le mine antiuomo, contro le bombe a grappolo, contro le armi biologiche e chimiche.

Le armi nucleari, ‘ancora più distruttive’ non erano state finora oggetto di una simile proibizione giuridica internazionale: “Attraverso il suo lavoro, ICAN ha contribuito a colmare questo divario giuridico”. L’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons) è un’organizzazione non-profit fondata nel 2007 a Vienna che raccoglie più di 400 organizzazioni (internazionali o nazionali) attive in 100 paesi del mondo. Nella sua campagna l’ICAN è stata sostenuta anche da altri premi Nobel per la Pace, come Desmond Tutu, il Dalai Lama e Jody Williams, pacifista statunitense fondatrice della Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo.

Grazie al lavoro dell’ICAN, lo scorso luglio la Conferenza delle Nazioni Unite ha approvato il Trattato sul divieto delle armi nucleari, il primo accordo internazionale legalmente vincolante (per i paesi che vi aderiscono) per la completa proibizione delle armi nucleari. Ai negoziati hanno partecipato delegazioni di circa 140 paesi e della società civile provenienti da tutto il mondo. Non hanno invece partecipato le nove nazioni che possiedono armi nucleari e i paesi che fanno parte della NATO, compresa l’Italia, con la sola eccezione dei Paesi Bassi.

Il testo del Trattato è stato adottato con il voto a favore di 122 stati, un astenuto (Singapore) e un solo voto contrario, quello dei Paesi Bassi, unico membro della Nato che ha partecipato ai lavori perché obbligato da un voto del Parlamento. Beatrice Fihn, direttrice esecutivo di Ican, ha mostrato la propria soddisfazione:

“Sono onorata, è un onore immenso difficile da descrive: è un premio importantissimo per coloro che lavorano dal 1945 alla lotta contro le armi nucleari, un tributo ai sopravissuti di Hiroshima e anche alle vittime dei test nucleari che ancora si fanno… Il premio è un messaggio agli Stati che hanno armi nucleari…

Questo premio rende omaggio agli sforzi di milioni di attivisti e cittadini in tutto il mondo che, fin dai primi anni dell’era atomica, hanno alzato la voce contro le armi nucleari, hanno protestato, dicendo con forza che quelle armi non servono ad alcuno scopo legittimo e devono essere messe al bando, smantellate ed eliminate.

Rende omaggio anche ai sopravvissuti dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki – gli Hibakusha – nonché alle vittime delle sperimentazioni nucleari in tutto il mondo, le cui strazianti testimonianze e il cui impegno senza sosta hanno svolto un ruolo importantissimo nel percorso che ha portato all’adozione di questo storico trattato”.

Inoltre il Premio Nobel per la Pace alla Ican rappresenta anche il mondo degli ‘operatori di pace’ italiani. Francesco Vignarca è coordinatore della Rete disarmo, una delle 468 organizzazioni che nel mondo stanno portando avanti con tenacia una grande opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di pressione sui governi, come ha scritto nel proprio profilo di facebook:

“Il Nobel non è solo un grande riconoscimento al lavoro svolto dall’Ican, ma rappresenta anche una formidabile spinta perché il Trattato sia applicato dagli Stati… Il Trattato è stato sempre osteggiato, sia prima che dopo l’approvazione, dai Paesi che hanno le armi nucleari, per il semplice motivo che vengono dichiarate fuorilegge. Ora, con il Premio Nobel, i governi non hanno più scuse, possono trovare il coraggio di mettere in pratica quanto previsto dal Trattato stesso”.

Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’, ha commentato positivamente la notizia dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace: “Ci congratuliamo per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2017 alla Campagna Internazionale per il bando delle armi nucleari (Ican). Il pericolo nucleare è sempre in agguato.

La possibilità che intere nazioni possano essere distrutte in pochi minuti è reale e presente. Stiamo assistendo tutti all’escalation nucleare. Inoltre oggi esiste il fondato pericolo che certe armi di distruzione possano finire in mano a gruppi terroristici senza scrupoli… Anche la nostra Comunità ha contribuito, nel suo piccolo, a questo risultato.

Apg23 aderisce infatti alla Rete Disarmo, la quale a sua volta aderisce alla Campagna Internazionale con diversi eventi sul territorio.
Quest’estate a Cagliari è approdata una rappresentanza di Hibakusha, i sopravvissuti alla bomba di Hiroshima e Nagasaki per portare la loro testimonianza”.

Anche Pax Christi Italia ha ‘esultato’ della notizia: “Oggi è un grande giorno. Finalmente un premio che riesce a intercettare un bisogno urgente del popolo della pace”. Infatti un paio di mesi fa Pax Christi aveva scritto: “Riteniamo un traguardo fondamentale che le armi nucleari siano esplicitamente vietate da un trattato internazionale e consideriamo il trattato come un esercizio di valori morali e responsabilità globali necessario per costruire un mondo più sicuro e sostenibile.

Inoltre, un trattato sul bando delle armi nucleari non dovrebbe essere visto come un passo rivoluzionario, ma piuttosto come il passo logico successivo che conduce verso la quasi universale meta di un mondo senza armi nucleari. Darebbe anche maggior forza al Trattato di Non‐proliferazione rinforzando l’obbligo già esistente di realizzare il disarmo nucleare”.

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