Il papa invita a seguire chi ha lottato contro le mafie

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E’ iniziata con un pensiero ‘a tutte le persone che in Italia hanno pagato con la vita la loro lotta contro le mafie’, l’udienza concessa da papa Francesco, nella Sala Clementina, ai membri della Commissione parlamentare antimafia con i loro familiari. Durante l’incontro il papa ha ricordato tre persone molto importanti nella lotta contro la mafia: “Ricordo, in particolare, tre magistrati: il servo di Dio Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi 25 anni fa insieme a quanti li scortavano”.

L’udienza è stata la prima volta per la Commissione bicamerale, che indaga da oltre 50 anni sulle mafie italiane, per un incontro ufficiale con il papa in Vaticano. Nel corso dell’udienza l’on. Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare, ha donato al papa la riproduzione della Natività del Caravaggio rubata dalla mafia nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo e mai più ritrovata, per suggellare la prima volta di una udienza in Vaticano affrontando le questioni della criminalità organizzata, della corruzione, dei beni confiscati alla mafia.

Nell’udienza il papa ha detto che le parole di Gesù sono sempre attuali: “Il punto di partenza rimane sempre il cuore dell’uomo, le sue relazioni, i suoi attaccamenti. Non vigileremo mai abbastanza su questo abisso, dove la persona è esposta a tentazioni di opportunismo, di inganno e di frode, rese più pericolose dal rifiuto di mettersi in discussione. Quando ci si chiude nell’autosufficienza si arriva facilmente al compiacimento di sé e alla pretesa di farsi norma di tutto e di tutti.

Ne è segno anche una politica deviata, piegata a interessi di parte e ad accordi non limpidi. Si arriva, allora, a soffocare l’appello della coscienza, a banalizzare il male, a confondere la verità con la menzogna e ad approfittare del ruolo di responsabilità pubblica che si riveste”.

Per questo occorre riscoprire il valore autentico della politica come una forma grande di carità per sconfiggere la corruzione: “A tale scopo, diventa decisivo opporsi in ogni modo al grave problema della corruzione che, nel disprezzo dell’interesse generale, rappresenta il terreno fertile nel quale le mafie attecchiscono e si sviluppano. La corruzione trova sempre il modo di giustificare sé stessa, presentandosi come la condizione ‘normale’, la soluzione di chi è ‘furbo’, la via percorribile per conseguire i propri obiettivi.

Ha una natura contagiosa e parassitaria, perché non si nutre di ciò che di buono produce, ma di quanto sottrae e rapina. E’ una radice velenosa che altera la sana concorrenza e allontana gli investimenti. In fondo, la corruzione è un habitus costruito sull’idolatria del denaro e la mercificazione della dignità umana, per cui va combattuta con misure non meno incisive di quelle previste nella lotta alle mafie”.

Quindi la lotta contro la mafia è un’opera di giustizia sociale: “Lottare contro le mafie significa non solo reprimere. Significa anche bonificare, trasformare, costruire, e questo comporta un impegno a due livelli. Il primo è quello politico, attraverso una maggiore giustizia sociale, perché le mafie hanno gioco facile nel proporsi come sistema alternativo sul territorio proprio dove mancano i diritti e le opportunità: il lavoro, la casa, l’istruzione, l’assistenza sanitaria”.

Tale lotta comporta anche un necessario impegno economico: “Il secondo livello di impegno è quello economico, attraverso la correzione o la cancellazione di quei meccanismi che generano dovunque disuguaglianza e povertà.

Oggi non possiamo più parlare di lotta alle mafie senza sollevare l’enorme problema di una finanza ormai sovrana sulle regole democratiche, grazie alla quale le realtà criminali investono e moltiplicano i già ingenti profitti ricavati dai loro traffici: droga, armi, tratta delle persone, smaltimento di rifiuti tossici, condizionamenti degli appalti per le grandi opere, gioco d’azzardo, racket”.

Il terzo livello, dopo quello politico ed economico, sul quale portare avanti la lotta alle mafie, è quello della ‘costruzione di una nuova coscienza civile, la sola che può portare a una vera liberazione dalle mafie’: “Questo duplice livello, politico ed economico, ne presuppone un altro non meno essenziale, che è la costruzione di una nuova coscienza civile, la sola che può portare a una vera liberazione dalle mafie.

Serve davvero educare ed educarsi a costante vigilanza su sé stessi e sul contesto in cui si vive, accrescendo una percezione più puntuale dei fenomeni di corruzione e lavorando per un modo nuovo di essere cittadini, che comprenda la cura e la responsabilità per gli altri e per il bene comune”.

Per questi tre aspetti ha elogiato l’Italia nell’impegno della lotta contro le mafie: “L’Italia deve essere orgogliosa di aver messo in campo contro la mafia una legislazione che coinvolge lo Stato e i cittadini, le amministrazioni e le associazioni, il mondo laico e quello cattolico e religioso in senso lato.

I beni confiscati alle mafie e riconvertiti a uso sociale rappresentano, in tal senso, delle autentiche palestre di vita. In tali realtà i giovani studiano, apprendono saperi e responsabilità, trovano un lavoro e una realizzazione. In esse anche tante persone anziane, povere o svantaggiate trovano accoglienza, servizio e dignità”.

Infine il papa ha chiesto alla Commissione parlamentare antimafia di tutelare i testimoni di giustizia e le donne: “Infine, non si può dimenticare che la lotta alle mafie passa attraverso la tutela e la valorizzazione dei testimoni di giustizia, persone che si espongono a gravi rischi scegliendo di denunciare le violenze di cui sono state testimoni.

Va trovata una via che permetta a una persona pulita, ma appartenente a famiglie o contesti di mafia, di uscirne senza subire vendette e ritorsioni. Sono molte le donne, soprattutto madri, che cercano di farlo, nel rifiuto delle logiche criminali e nel desiderio di garantire ai propri figli un futuro diverso. Occorre riuscire ad aiutarle, nel rispetto, certamente, dei percorsi di giustizia, ma anche della loro dignità di persone che scelgono il bene e la vita”.

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