Francesco in Colombia, il primo giorno per la riconciliazione

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Un paese che sia patria per tutti. Papa Francesco nel primo discorso ufficiale in Colombia davanti alle autorità civili della nazione e al Presidente ribadisce il senso del suo viaggio sulla orme di Paolo VI e Giovanni Paolo II, e dice che solo “con fede e speranza, si possono superare le numerose difficoltà del cammino e costruire un Paese che sia Patria e casa per tutti i colombiani”.

Occorre “rifuggire da ogni tentazione di vendetta e ricerca di interessi solo particolari e a breve termine. Quanto più difficile è il cammino che conduce alla pace e all’intesa, tanto più impegno dobbiamo mettere nel riconoscere l’altro, sanare le ferite e costruire ponti, nello stringere legami e aiutarci a vicenda”.

Lo sguardo va agli emarginati “quelli che non contano per la maggioranza e sono tenuti indietro e in un angolo. Tutti siamo necessari per creare e formare la società. Questa non si fa solo con alcuni di “sangue puro”, ma con tutti”.

Il modello è san Pietro Claver, per cui “fissiamo lo sguardo sulle diverse etnie e gli abitanti delle zone più remote, sui contadini. “Per favore- dice il Papa- vi chiedo di ascoltare i poveri, quelli che soffrono. Guardateli negli occhi e lasciatevi interrogare in ogni momento dai loro volti solcati di dolore e dalle loro mani supplicanti. Da loro si imparano autentiche lezioni di vita, di umanità, di dignità. Perché loro, che gemono in catene, comprendono le parole di colui che morì sulla croce – come recita il vostro inno nazionale”.

E chiosa Francesco: “Molto è il tempo passato nell’odio e nella vendetta… La solitudine di stare sempre gli uni contro gli altri si conta ormai a decenni e sa di cent’anni; non vogliamo che qualsiasi tipo di violenza restringa o annulli ancora una sola vita. E ho voluto venire fino a qui per dirvi che non siete soli, che siamo tanti a volervi accompagnare in questo passo; questo viaggio vuole essere un incitamento per voi, un contributo che spiani un po’ il cammino verso la riconciliazione e la pace”.

Al Papa Santos regala oggetti d’arte che ricordano la pace, e il Papa regala al presidente una scultura  della Via Crucis di Antonello Conti. I regali del presidente della Colombia, Juan Manuel Santos a Papa Francesco sono provenienti da diverse regioni del Paese e realizzati da artisti e artigiani colombiani: un rosario in filigrana di argento, uno zainetto in tessuto indigena e un paio di sculture in argilla e ceramica.

Il secondo appuntamento importante della giornata di Papa Francesco a Bogotà è la visita alla Cattedrale primaziale e metropolitana.

Ma il momento più emozionante è davanti al quadro di “Nuestra Señora de Chiquinquirá”. Una preghiera silenziosa, lunga più di 7 minuti e la deposizione di un rosario d’oro davanti al quadro della Vergine più venerata in Colombia. Infine per il Papa, la firma del Libro d’Onore. Lo fa con la stessa penna con cui Papa Pio IX firmò la bolla dell’Immacolata Concezione.

Il Papa ricalca il suo impegno di “banditore di pace” in Colombia: “Vorrei condividere con voi la verità più importante: che Dio vi ama con amore di Padre e vi incoraggia a continuare a cercare e a desiderare la pace, quella pace che è autentica e duratura”.Francesco si rivolge poi direttamente ai giovani: “Che cosa dunque potrebbe impedirvi di cambiare questa società e realizzare i vostri propositi? Non temete il futuro! Osate sognare grandi cose! A questo grande sogno, oggi vi voglio invitare”.

I giovani sono inoltre molto capaci di perdonare. “Voi ci aiutate in questo intento di lasciarci  – spiega il Papa – alle spalle quello che ci ha offeso, nel guardare avanti senza l’ostacolo dell’odio, perché ci fate vedere tutta la realtà che abbiamo davanti, tutta la Colombia che desidera crescere e continuare a svilupparsi; quella Colombia che ha bisogno di tutti e che noi anziani dobbiamo consegnare a voi”.

Presso il Palazzo Cardinalizio di Bogotà Papa Francesco incontra i Vescovi Colombiani. Sono circa 130 Vescovi, il Papa viene accolto dal Presidente della Conferenza Episcopale, che lo accompagna al podio.

“Sono convinto– così il Papa inizio il suo lungo discorso – che la Colombia abbia qualcosa di originale che richiama fortemente l’attenzione: non è mai stata una meta completamente realizzata, né una destinazione totalmente raggiunta, né un tesoro totalmente posseduto. La sua ricchezza umana, le sue abbondanti risorse naturali, la sua cultura, la sua luminosa sintesi cristiana, il patrimonio della sua fede e la memoria dei suoi evangelizzatori, la gioia spontanea e senza riserve della sua gente, l’impagabile sorriso della sua gioventù, la sua originale fedeltà al Vangelo di Cristo e alla sua Chiesa e, soprattutto, il suo indomabile coraggio di resistere alla morte”.

“Molti possono contribuire alla sfida di questa Nazione – sottolinea il Papa – ma la vostra missione è peculiare. Voi non siete tecnici né politici, siete Pastori. Cristo è la parola di riconciliazione scritta nei vostri cuori e avete la forza di porla pronunciare non solo sui pulpiti, nei documenti ecclesiali o negli articoli dei periodici, ma più ancora nel cuore delle persone, nel segreto santuario delle loro coscienze. Alla Chiesa non interessa altro che la libertà di pronunciare questa Parola”.

Il Papa elenca poi varie situazioni critiche che vive la Colombia e che di riflesso devono coinvolgere la Chiesa. Papa Francesco conclude rivolgendo lo sguardo all’Amazzonia, un invito ai Vescovi ad non abbandonare questo territorio prezioso: “L’Amazzonia è per tutti noi una prova decisiva per verificare se la nostra società, quasi sempre ridotta al materialismo e al pragmatismo, è in grado di custodire ciò che ha ricevuto gratuitamente, non per saccheggiarlo, ma per renderlo fecondo. Penso soprattutto all’arcana sapienza dei popoli indigeni dell’Amazzonia e mi domando se siamo ancora capaci di imparare da essi la sacralità della vita, il rispetto per la natura, la consapevolezza che la ragione strumentale non è sufficiente per colmare la vita dell’uomo e rispondere alla ricerca profonda che lo interpella. Per questo vi invito a non abbandonare a sé stessa la Chiesa in Amazzonia “.

Quando ormai a Roma è sera la giornata del Papa prosegue con il trasferimento presso la Nunziatura Apostolica per il pranzo privato e successivamente per l’incontro con il Comitato direttivo del CELAM.

 

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