Il papa mette al centro la riforma liturgica conciliare

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Giovedì 24 agosto papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Settimana Liturgica Nazionale, a 70 anni dalla nascita del Centro di Azione Liturgica; nel discorso il papa ha definito ‘con autorità magisteriale’ la riforma liturgica attuata nel post-concilio e approvata da papa Paolo VI come ‘irreversibile’:

“La direzione tracciata dal Concilio trovò forma, secondo il principio del rispetto della sana tradizione e del legittimo progresso, nei libri liturgici promulgati dal beato Paolo VI, ben accolti dagli stessi Vescovi che furono presenti al Concilio, e ormai da quasi 50 anni universalmente in uso nel Rito Romano.

L’applicazione pratica, guidata dalle Conferenze Episcopali per i rispettivi Paesi, è ancora in atto, poiché non basta riformare i libri liturgici per rinnovare la mentalità. I libri riformati a norma dei decreti del Vaticano II hanno innestato un processo che richiede tempo, ricezione fedele, obbedienza pratica, sapiente attuazione celebrativa da parte, prima, dei ministri ordinati, ma anche degli altri ministri, dei cantori e di tutti coloro che partecipano alla liturgia”.

Però il papa ha sottolineato che la riforma non è stata interamente recepita: “E oggi c’è ancora da lavorare in questa direzione, in particolare riscoprendo i motivi delle decisioni compiute con la riforma liturgica, superando letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano”.

Parole che sembrano riferirsi sia ai non infrequenti abusi liturgici, sia alle unilaterali letture di segno tradizionalista che vorrebbero gettar via il bambino con l’acqua sporca e cristallizzano uno stadio della liturgia cattolica (il messale anteriore alla riforma di Pio XII del 1954) definendola ‘messa di sempre’ e considerandola di fatto irreformabile: “E oggi c’è ancora da lavorare in questa direzione, in particolare riscoprendo i motivi delle decisioni compiute con la riforma liturgica, superando letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano.

Non si tratta di ripensare la riforma rivedendone le scelte, quanto di conoscerne meglio le ragioni sottese, anche tramite la documentazione storica, come di interiorizzarne i principi ispiratori e di osservare la disciplina che la regola. Dopo questo magistero, dopo questo lungo cammino possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile”.

Però papa Francesco non ha affermato che occorre fare una nuova riforma, ma di conoscerla meglio, come dice il titolo del convegno ‘Una Liturgia viva per una Chiesa viva’: “La liturgia è vita per l’intero popolo della Chiesa. Per sua natura la liturgia è infatti ‘popolare’ e non clericale, essendo, come insegna l’etimologia, un’azione per il popolo, ma anche del popolo.

Come ricordano tante preghiere liturgiche, è l’azione che Dio stesso compie in favore del suo popolo, ma anche l’azione del popolo che ascolta Dio che parla e reagisce lodandolo, invocandolo, accogliendo l’inesauribile sorgente di vita e di misericordia che fluisce dai santi segni. La Chiesa in preghiera raccoglie tutti coloro che hanno il cuore in ascolto del Vangelo, senza scartare nessuno: sono convocati piccoli e grandi, ricchi e poveri, fanciulli e anziani, sani e malati, giusti e peccatori.

Ad immagine della ‘moltitudine immensa’ che celebra la liturgia nel santuario del cielo, l’assemblea liturgica supera, in Cristo, ogni confine di età, razza, lingua e nazione. La portata ‘popolare’ della liturgia ci ricorda che essa è inclusiva e non esclusiva, fautrice di comunione con tutti senza tuttavia omologare, poiché chiama ciascuno, con la sua vocazione e originalità, a contribuire nell’edificare il corpo di Cristo.

Non dobbiamo dimenticare, dunque, che è anzitutto la liturgia ad esprimere la pietas di tutto il popolo di Dio, prolungata poi da pii esercizi e devozioni che conosciamo con il nome di pietà popolare, da valorizzare e incoraggiare in armonia con la liturgia”.

Inoltre papa Francesco, con le parole pronunciate da Paolo VI un anno prima della morte, ha ribadito che “è venuto il momento, ora, di lasciar cadere definitivamente i fermenti disgregatori, ugualmente perniciosi nell’un senso e nell’altro, e di applicare integralmente nei suoi giusti criteri ispiratori, la riforma da Noi approvata in applicazione ai voti del Concilio”.

Ed ha indicato anche la direzione su cui intende lavorare durante il suo pontificato: “La Chiesa è davvero viva se, formando un solo essere vivente con Cristo, è portatrice di vita, è materna, è missionaria, esce incontro al prossimo, sollecita di servire senza inseguire poteri mondani che la rendono sterile.

Perciò, celebrando i santi misteri ricorda Maria, la Vergine del Magnificat, contemplando in lei ‘come in un’immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere’. Infine, non possiamo dimenticare che la ricchezza della Chiesa in preghiera in quanto ‘cattolica’ va oltre il Rito Romano, che, pur essendo il più esteso, non è il solo. L’armonia delle tradizioni rituali, d’Oriente e d’Occidente, per il soffio del medesimo Spirito dà voce all’unica Chiesa orante per Cristo, con Cristo e in Cristo, a gloria del Padre e per la salvezza del mondo”.

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