La Chiesa italiana ha ricordato la festività di san Lorenzo

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Fin dai primi secoli del cristianesimo, Lorenzo è raffigurato come un giovane diacono rivestito della dalmatica, con il ricorrente attributo della graticola o, in tempi più recenti, della borsa del tesoro della Chiesa romana da lui distribuito, secondo i testi agiografici, ai poveri.

Così alcune diocesi hanno ricordato il martire, come a Perugia, nella cattedrale a lui dedicata il card. Gualtiero Bassetti ha invitato durante l’omelia i fedeli a seguire le opere del santo: “Le letture di oggi ci parlano del sacrificio della propria vita, sino al dono totale della propria vita come fu per san Lorenzo, il quale, dopo aver donato tutto ai poveri, donò se stesso come olocausto a Dio gradito.

Nelle immagini del seme e del seminatore scorgiamo due atteggiamenti evangelici: la semina abbondante, generosa e gioiosa che ogni discepolo del Signore è chiamato ad attuare nella propria vita, senza calcoli e senza misura, e la morte fruttuosa del discepolo che si fa seme egli stesso per la vita del mondo. La sequela di Gesù esige la totale donazione di sé, come il seme che si lascia consumare fino ad aprirsi per generare nuova vita”.

Concludendo la visita pastorale della diocesi il vescovo ha invitato i fedeli ad affrontare le sfide quotidiane con l’ardore cristiano nella ricerca del bene comune: “Come pastore, e nel nome di San Lorenzo, rivendico con forza la necessità del ‘pane e della grazia’: di questo ha bisogno l’uomo, come diceva Giorgio La Pira…

Dobbiamo promuovere, come ci insegna il Papa quotidianamente, la cultura dell’accoglienza e dell’incontro che si contrappone a quella dell’indifferenza e dello scarto. Ma dobbiamo farlo con grande senso di responsabilità verso tutti. L’auspicio per un rinnovato slancio missionario di tutta la comunità diocesana partendo dalla carità dell’annuncio della Parola e dell’educazione alla fede, soprattutto delle nuove generazioni”.

Nell’arcidiocesi di Genova il card. Angelo Bagnasco ha chiesto in dono la forza del martire Lorenzo: “Questo orizzonte di fede dona al credente la forza della libertà di fronte alle prove e alle ingiustizie del mondo, e alla violenza dei forti. Ci rende capaci di dire ai potenti: quello che fai, anche se è secondo il diritto, è ingiusto; ciò che dici è falso, non ti è lecito; il potere non è dominare ma servire il popolo a cominciare dai deboli e piccoli; puoi uccidere il mio corpo, ma non la mia anima; puoi mettermi in schiavitù ma non potrai mai possedermi”.

Per il vescovo di Genova la ‘forza’ del martire consiste nella libertà cristiana: “Ecco il diacono Lorenzo: egli era uno spazio libero, pieno del Dio che, sul volto di Gesù, si è rivelato l’Assoluto, la Verità e l’Amore. Respirava la fede, teneva fermo lo sguardo su Cristo, ed era libero! Libero di una libertà strana agli occhi della terra.

Egli, rifiutandosi di sottoporsi all’arbitrio imperiale, pone un gesto rivoluzionario, al di sopra vi è Dio, il centro del potere non è il centro della verità, oltre la vita terrena vi è quella celeste, il corpo muore ma l’anima è immortale, e questo gesto diventa contagioso, immette aria fresca, inizia una rinascita sociale, trasforma la storia…

Con il suo gesto ha compiuto qualcosa di estremamente pericoloso, ha interpellato il mondo, ha dato a ognuno la possibilità di guardare dietro il sipario, ha dimostrato che ad ognuno è possibile vivere nella verità e nella libertà di cui Dio solo è misura e garante”. Ed anche nella diocesi di Grosseto, il vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli, nel pontificale ha esortato i fedeli a lasciarsi scomodare dalla testimonianza di san Lorenzo:

“Lasciamoci scomodare dalla testimonianza di san Lorenzo. Ognuno può fare già molto, diventando sempre più sensibile alle necessità degli altri e facendo bene il proprio dovere nella società… Allora come oggi i cristiani sono perseguitati perché il cristiano autentico invita ad un modo diverso di vivere, è necessariamente alternativo ai criteri di vita che vanno per la maggiore”.

Per questo ha voluto rivolgere un pensiero “a chi oggi paga un duro prezzo per il fatto di essere semplicemente cristiano, seguace di un Dio che si è definito amore. Sono tantissimi, questi fratelli perseguitati per la fede: non dimentichiamoli, sono i nostri fratelli migliori!”

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