Il papa chiede pace in Venezuela

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La situazione in Venezuela non sembra prospettare soluzioni pacifiche tra morti, arresti e rivolte anti Maduro, come è accaduto domenica scorsa nella città di Valencia, dove un gruppo di uomini in divisa militare ha annunciato la sollevazione per ripristinare la democrazia nel Paese:

“Ci dichiariamo in legittima ribellione, uniti più che mai al coraggioso popolo del Venezuela, per disconoscere la tirannia assassina di Nicolas Maduro. Questo non è un colpo di stato. E’ una azione civica e militare per ripristinare l’ordine costituzionale”. Della situazione è visibilmente preoccupato papa Francesco che nei giorni scorsi, attraverso la segreteria di Stato vaticana, aveva chiesto il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali:

“La Santa Sede esprime nuovamente la sua profonda preoccupazione per la radicalizzazione e l’aggravamento della crisi nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, con l’aumento dei morti, dei feriti e dei detenuti. Il Santo Padre, direttamente e tramite la Segreteria di Stato, segue da vicino tale situazione e i suoi risvolti umanitari, sociali, politici, economici ed anche spirituali e assicura la sua costante preghiera per il Paese e tutti i venezuelani, mentre invita i fedeli di tutto il mondo a pregare intensamente per questa intenzione.

In pari tempo, la Santa Sede chiede a tutti gli attori politici, ed in particolare al Governo, che venga assicurato il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché della vigente Costituzione; si evitino o si sospendano le iniziative in corso come la nuova Costituente che, anziché favorire la riconciliazione e la pace, fomentano un clima di tensione e di scontro e ipotecano il futuro; si creino le condizioni per una soluzione negoziata in linea con le indicazioni espresse nella lettera della Segreteria di Stato del 1° dicembre 2016, tenendo presenti le gravi sofferenze del popolo per le difficoltà a procurarsi il cibo e le medicine, e per la mancanza di sicurezza.

La Santa Sede rivolge, infine, un accorato appello all’intera società affinché venga scongiurata ogni forma di violenza, invitando, in particolare, le Forze di sicurezza ad astenersi dall’uso eccessivo e sproporzionato della forza”. Anche l’arcivescovo di Caracas, card. Jorge Urosa, ha chiesto il rispetto del popolo:

“Ci sono i cittadini che sono stati uccisi e feriti dai militari venezuelani e presumibilmente da truppe armate che agiscono illegalmente e in modo criminale. Questo è totalmente intollerabile e grida al cielo. Simon Bolivar ha parlato della maledizione che ricade sui soldati che prendono in mano le armi contro il popolo. Questa è responsabilità del Presidente della Repubblica, dell’Alto Comando e dei Ministri, che dovranno rendere conto a Dio, nostro Signore, e di fronte alla legge”.

Infatti tutta la Conferenza episcopale venezuelana, riprendendo l’appello papale, ha fatto un appello al rispetto dei diritti umani e anche alla sospensione della nuova Costituente che sta contribuendo alla radicalizzazione della crisi e sta fomentando l’odio. A Radio Vaticana il vicepresidente della Cev, mons. Mario Moronta, non ha nascosto il timore per l’avvento di una ‘democrazia dittatoriale’, dopo la bassa affluenza al voto per l’approvazione della Costituzione:

“Abbiamo ricevuto con grande gratitudine questo comunicato della Santa Sede che è un modo per riaffermare ciò che qui in Venezuela è stato detto non soltanto da noi vescovi ma dalle persone di buona volontà. Questo comunicato conferma la vera preoccupazione del Santo Padre e della Santa Sede per il Venezuela. Speriamo che questo appello venga accolto dal governo. Certamente è ben accolto dalla gente che aspetta dalla Chiesa non soltanto una parola ma anche l’impegno di stare accanto a quelli che soffrono…

Speriamo che ci sia un cambiamento di rotta da parte del governo. Il governo ha annunciato la possibilità di indire elezioni regionali ma ha chiesto alle forze politiche che vogliono partecipare di iscriversi… Non sappiamo se è una trappola, se è una strategia, però almeno è una porta che si apre e dobbiamo dare l’appoggio concreto a questa iniziativa. Quello che dovrebbe fare il governo è ritirare la Costituente: non è voluta dalla maggioranza del popolo venezuelano e non è, come dicono loro, uno strumento per la pace”.

Ad Aci Prensa mons. José Luis Azuaje Ayala, vescovo di Barinas, ha raccontato la preoccupazione della Chiesa locale: “Viviamo il momento con il senso profetico della denuncia e per chiedere giustizia, siamo in continuo discernimento dei segni dei tempi, e mettiamo al primo posto l’importanza della vita della persone e tra loro dei più poveri. E questo ci porta a valutare la realtà socio-politica non da una visione neutra, ma come attori del momento storico al quale il Signore ci ha chiamato in mezzo al nostro popolo”.

L’incremento dell’uso illegale della forza, le decine di arresti arbitrari e l’uccisione di almeno 10 persone, insieme ad altri preoccupanti attacchi contro la popolazione, confermano per Amnesty International il continuo deterioramento della situazione dei diritti umani, come ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe:

“Il presidente Maduro e il suo governo sembrano vivere in un universo parallelo. L’uso della forza letale deve cessare immediatamente. Le autorità devono svolgere indagini imparziali, da parte di magistrati civili, su tutti i casi di violenza, a prescindere da chi ne sia stato responsabile. Devono essere intraprese azioni immediate per porre fine agli arresti arbitrari, alle uccisioni e alle altre gravi violazioni dei diritti umani”. A livello internazionale gli Stati Uniti e l’Unione europea si sono rifiutati di riconoscere la legittimità del nuovo organismo e hanno rilevato come l’atteggiamento del governo di Caracas abbia peggiorato la situazione nel Paese.

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