Scienza&Vita: perplessità sulla relazione di PMA

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A fine giugno è stata trasmessa al Parlamento la Relazione annuale sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita (PMA), relativamente all’attività di centri PMA nell’anno 2015 e all’utilizzo dei finanziamenti (artt. 2 e 18) nell’anno 2016. Il quadro relativo all’applicazione della legge n. 40/2004 per l’anno 2015 offre poche variazioni rispetto alla situazione dell’anno precedente per quanto riguarda la fecondazione omologa. Per la prima volta sono presentati i dati sulla fecondazione eterologa.

Nella relazione si conferma la tendenza secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita è effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati, pur essendo questi centri in numero inferiore ai centri privati. I Centri privati sono infatti il doppio, numericamente, di quelli pubblici, ma vi si effettuano meno cicli di trattamento. In particolare, il 31,1% dei centri è pubblico e vi si effettua il 38,6% dei cicli; il 6,6% è privato convenzionato e vi si effettua il 24,8% dei cicli; il 62,3% è privato e vi si effettua il 36,6% dei cicli. In totale il 63,4% dei cicli di trattamenti si effettua all’interno del SSN (in centri pubblici + privati convenzionati).

Considerando tutte le tecniche, omologa ed eterologa, sia di I livello (inseminazione), che di II livello (fecondazione in vitro), dal 2014 al 2105 aumentano le coppie trattate (da 70.826 a 74.292, pari a + 4.9 %), i cicli effettuati (da 90.957 a 95.110, pari a + 4.6 %) e i bambini nati vivi (da 12.720 a 12.836, pari a +0.9 %), pari al 2,6% dei nati nel 2015 (erano il 2,5% nel 2014). Diminuiscono invece le coppie (da 45.985 a 45.689), i cicli iniziati (da 55.705 a 55.329) e i nati (da 8.848 a 7.695) da tecniche di II e III livello omologhe a fresco, cioè la procedura più utilizzata dalle coppie.

Diminuiscono anche le gravidanze gemellari e anche le trigemine, queste ultime in linea con le media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Aumenta in totale la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate, per la fecondazione in vitro sia da fresco che da scongelamento. I cicli di trattamento con fecondazione eterologa sono 2.800, pari al 2,9%, con 601 bambini nati vivi, pari al 4,7% dei nati totali dall’applicazione della PMA, e allo 0.1% dei nati in Italia.

La fecondazione eterologa è stata determinante per l’aumento dei nati vivi con PMA dal 2014 al 2015. Solo con quella omologa, infatti, i nati vivi sarebbero diminuiti, essendo per l’omologa 12.235, cioè -3,3% rispetto all’anno precedente. Infine resta costante l’età media delle donne riceventi nelle tecniche omologhe a fresco: 36.68 anni; (i dati più recenti pubblicati dal registro europeo danno per il 2012 un’età media di 34.7 anni).

Si conferma l’aumento progressivo delle donne con più di 40 anni che accedono a queste tecniche: sono il 33,7% nel 2015, erano 20,7% del 2005. Nella fecondazione eterologa l’età della donna è maggiore se la donazione è di ovociti (41,5 anni) e minore se la donazione è di seme (35,3).

A tale proposito l’associazione Scienza&Vita ha commentato il rapporto affermando la scarsa efficacia delle procedure di fecondazione artificiale: “Quali che siano le tecniche, se applicate a fresco o dopo scongelamento di embrioni o di ovociti, quale che sia la fonte di provenienza dei gameti, se dalla coppia o da donatore (fecondazione eterologa), il dato complessivo appare gravato da una efficacia sostanziale di poco inferiore al 10%.

Se infatti si prendono in considerazione i numeri riportati nella relazione, senza alcuna lettura ideologica, si apprende che, a fronte di un numero complessivo di embrioni realizzati nel corso dell’anno in esame mediante le tecniche di II e III livello, pari a 111.366 (p. 118 della relazione), sono nati nel corso del medesimo anno 11.029 bambini (9,90%).

Mettendo insieme anche le tecniche di I livello (ovvero la inseminazione artificiale), delle quali però non è possibile conoscere il numero di embrioni realizzati (dato che il concepimento avviene nelle vie genitali femminili e non è dato conoscere il numero di ovociti che vengono fecondati), il numero complessivo di bambini nati è stato di 12.836, pari al 2,6% dei bambini nati in Italia nel 2015.

Il dato riflette una preoccupazione che da sempre abbiamo segnalato e stigmatizzato, ovvero che, semmai si volesse trovare una argomentazione idonea a giustificare eticamente una pratica che tende a dissociare il gesto procreativo dalla relazione intima della coppia, questa continuerebbe a cozzare in maniera drastica con la necessità di ‘sacrificare’ consapevolmente circa il 90% degli embrioni prodotti, per consentire la nascita di quei bambini che riescono a completare il loro percorso”.

L’associazione trova alcuni dati emersi non proprio confortevoli, come il ricorso alla tecnica di donne in età avanzata: “Le note vicende giudiziarie che, attraverso più ricorsi davanti alla Corte Costituzionale, hanno di fatto svuotato la legge 40 di quelle regole ed hanno consentito allo stato attuale un progressivo allargamento negativo delle maglie della legge stessa, permettendo ad esempio che il 31% degli embrioni prodotti dall’applicazione delle tecniche venga crioconservato, senza nessuna certezza di poter essere successivamente impiantato.

Tali ‘innovazioni’ hanno altresì creato quel vulnus profondo alla relazione genitoriale che è costituito dalla possibilità della fecondazione eterologa, cioè mediante gameti provenienti da soggetti estranei alla coppia. Un ultimo dato che non ci conforta è legato al fatto che le tecniche vengono ormai stabilmente applicate in donne di età progressivamente più avanzata: e questo non giova, riteniamo, al benessere complessivo della coppia, dei figli e della relazione parentale.

E’ necessario recuperare un fondamento della biologia della riproduzione umana, con riferimento ai membri della coppia, ed in particolare della donna: la fertilità è un bene prezioso che decresce man mano che ci si incammina nella quarta decade di vita, e l’opera educativa e di prevenzione deve incentivare la consapevolezza ed il valore della fertilità, da preservare e promuovere al tempo opportuno”.

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