Papa Francesco ai vescovi: camminare insieme nella Chiesa

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Papa Francesco ha aperto nell’Aula del Sinodo in Vaticano, i lavori della 70ª Assemblea Generale della CEI, sul tema dei ‘Giovani, per un incontro di fede’. Nel saluto di benvenuto il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI che conclude il proprio mandato, ha espresso riconoscenza per questa presenza:

“Di questa stagione conosciamo complessità e contraddizioni, attese e opportunità: non intendiamo cedere a frustrazioni e lamentele, consapevoli che la missione affidataci sgorga dall’incontro cercato, coltivato e custodito con Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto. In lui prende volto il nostro essere Chiesa, comunità dal cuore ardente e misericordioso, che trova la sua unica e vera grandezza nel servizio umile e generoso. Avvertiamo, e Lei, Santità, ce lo testimonia con coraggio apostolico, che questa rimane la via maestra per fecondare con la gioia del Vangelo la cultura e la società odierna, cosicché la luce di Cristo possa illuminare ogni uomo”.

Ha sottolineato che sarà cura nei prossimi anni della chiesa italiana avere una particolare attenzione ai giovani: “In sintonia con gli Orientamenti pastorali del decennio e il Sinodo da Lei indetto, vogliamo non soltanto farci carico degli aneliti e delle domande che le nuove generazioni portano nel cuore, ma anche ascoltarne con sollecitudine la voce.

Le loro condizioni di vita, la loro capacità di stare insieme e il loro desiderio di costruire il domani ci interpellano e chiamano in causa la nostra responsabilità educativa e testimoniale; l’incontro con loro ci aiuta a riscoprire ogni giorno il primato di Dio nella nostra vita per pensare e agire in quella libertà che nasce dalla verità”.

Il papa ha ringraziato il card. Bagnasco per il servizio prestato alla Chiesa italiana anche in modo scherzoso: “Ringrazio il cardinale Bagnasco per le sue parole. Vorrei ringraziare lui per questi 10 anni di servizio e per la pazienza che ha avuto con me. Non è facile lavorare con questo Papa. In questo lavoro posso dire che ci vogliamo bene. Infatti c’è un’amicizia bella. Soltanto ho una paura: quanto mi farà pagare sabato prossimo per entrare a Genova?”.

Poi accantonando il discorso preparato ha dialogato con i vescovi: “Ho scritto una cosa che volevo dirvi ma poi leggendo e rileggendo ho visto che era più una meditazione che un’introduzione. Ho pensato di lasciarlo a voi come un servizio, ognuno se lo porta, lo legge e rilegge per aiutare la conferenza episcopale per andare avanti, per dare più frutti. Adesso meglio un dialogo sincero.

Si domandano le cose chiaramente. Senza paura. Quando quello che presiede non permette il dialogo regna il chiacchiericcio. E io sono disposto a sentire opinioni non piacevoli a me, sono qui come servo dei servi di Dio… Ascoltarvi è quello che debbo fare. Facendo insieme il dialogo”.

Nella meditazione consegnata ai vescovi il papa aveva scritto di non temere i momenti di contrasto: “Vivete la collegialità episcopale, arricchita dall’esperienza di cui ciascuno è portatore e che attinge alle lacrime e alle gioie delle vostre Chiese particolari. Camminare insieme è la via costitutiva della Chiesa; la cifra che ci permette di interpretare la realtà con gli occhi e il cuore di Dio; la condizione per seguire il Signore Gesù ed essere servi della vita in questo tempo ferito”.

Richiamando gli esempi della Chiesa delle origini papa Francesco nel testo aveva sottolineato di lasciarsi ‘purificare’ dalla profezia di Cristo: “Ci è chiesta audacia per evitare di abituarci a situazioni che tanto sono radicate da sembrare normali o insormontabili. La profezia non esige strappi, ma scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale: portano a lasciarsi ‘disturbare’ dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane, animati dallo spirito risanante delle Beatitudini.

Su questa via sapremo rimodellare le forme del nostro annuncio, che si irradia innanzitutto con la carità. Muoviamoci con la fiducia di chi sa che anche questo tempo è un kairos, un tempo di grazia abitato dallo Spirito del Risorto: a noi spetta la responsabilità di riconoscerlo, accoglierlo e assecondarlo con docilità”.

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