Papa Francesco sceglie l’economia solidale

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Sabato 20 maggio papa Francesco ha ricevuto nella Sala Clementina 250 partecipanti all’annuale Conferenza internazionale promossa dalla Fondazione Centesimus Annus–Pro Pontifice, sul tema del lavoro e delle nuove tecnologie: ‘Alternative costruttive in una fase di sconvolgimenti globali. Occupazione e dignità dell’individuo nell’era digitale’.

Nel discorso papa Francesco ha sottolineato la grave questione della disoccupazione e la necessità di prendere in considerazione le giuste esigenze delle famiglie: “Molte persone si impegnano per unire la famiglia umana nella comune ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare.

La vostra Fondazione offre anche un prezioso contributo precisamente nel considerare le attività commerciali e quelle finanziarie alla luce della ricca tradizione della dottrina sociale della Chiesa e di una intelligente ricerca di alternative costruttive. Sulla base della vostra competenza ed esperienza, e in cooperazione con altre persone di buona volontà, vi siete impegnati a sviluppare modelli di crescita economica centrati sulla dignità, sulla libertà e la creatività, che sono caratteristiche peculiari della persona umana”.

Il Papa ha lodato il contributo offerto dai suoi interlocutori, esponenti dell’imprenditoria e del mondo accademico, nel considerare le attività economiche e quelle finanziarie alla luce della dottrina sociale della Chiesa per sviluppare modelli di crescita economica centrati sulla dignità, sulla libertà e la creatività:

“La vostra Dichiarazione di quest’anno nota giustamente che la lotta contro la povertà esige una migliore comprensione di essa come fenomeno umano e non meramente economico. Promuovere lo sviluppo umano integrale richiede dialogo e coinvolgimento con i bisogni e le aspirazioni della gente, richiede di ascoltare i poveri e la loro quotidiana esperienza di privazioni molteplici e sovrapposte, escogitando specifiche risposte a situazioni concrete.

Ciò richiede di dar vita, all’interno delle comunità e tra le comunità e il mondo degli affari, a strutture di mediazione capaci di mettere insieme persone e risorse, iniziando processi nei quali i poveri siano i protagonisti principali e i beneficiari. Un tale approccio all’attività economica, basato sulla persona, incoraggerà l’iniziativa e la creatività, lo spirito imprenditoriale e le comunità di lavoro e d’impresa, e in tal modo favorirà l’inclusione sociale e la crescita di una cultura di solidarietà efficace”.

E’ necessario perciò, secondo il papa, mettere al centro dell’attività economica la persona e favorire l’inclusione sociale, incoraggiando l’iniziativa e la creatività e avviando processi nei quali i poveri siano i protagonisti principali e i beneficiari, riflettendo sulla questione cruciale della creazione di lavoro nel contesto della nuova rivoluzione tecnologica in atto:

“Come non potremmo essere preoccupati per il grave problema della disoccupazione dei giovani e degli adulti che non dispongono dei mezzi per ‘promuovere’ sé stessi? E questo è arrivato a un livello molto grave, molto grave. E’ un problema che ha assunto proporzioni veramente drammatiche sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo e che chiede di essere affrontato per un senso di giustizia tra le generazioni e di responsabilità per il futuro”.

Anche in questo contesto il papa ha ribadito ancora una volta che l’economia, se non è al servizio dell’uomo, lo uccide, ribadendo ciò che aveva sottolineato alcuni mesi fa nell’incontro agli aderenti all’economia di comunione del movimento dei focolarini: “E’ molto importante che al centro dell’economia di comunione ci sia la comunione dei vostri utili. L’economia di comunione è anche comunione dei profitti, espressione della comunione della vita.

Molte volte ho parlato del denaro come idolo. La Bibbia ce lo dice in diversi modi. Non a caso la prima azione pubblica di Gesù, nel Vangelo di Giovanni, è la cacciata dei mercanti dal tempio. Non si può comprendere il nuovo Regno portato da Gesù se non ci si libera dagli idoli, di cui uno dei più potenti è il denaro.

Come dunque poter essere dei mercanti che Gesù non scaccia? Il denaro è importante, soprattutto quando non c’è e da esso dipende il cibo, la scuola, il futuro dei figli. Ma diventa idolo quando diventa il fine. L’avarizia, che non a caso è un vizio capitale, è peccato di idolatria perché l’accumulo di denaro per sé diventa il fine del proprio agire”.

In quell’occasione aveva sottolineato che occorre rimettere in gioco il ‘profitto’ per non produrre ‘scarti’: “Si capisce, allora, il valore etico e spirituale della vostra scelta di mettere i profitti in comune. Il modo migliore e più concreto per non fare del denaro un idolo è condividerlo, condividerlo con altri, soprattutto con i poveri, o per far studiare e lavorare i giovani, vincendo la tentazione idolatrica con la comunione.

Quando condividete e donate i vostri profitti, state facendo un atto di alta spiritualità, dicendo con i fatti al denaro: tu non sei Dio, tu non sei signore, tu non sei padrone! E non dimenticare anche quell’alta filosofia e quell’alta teologia che faceva dire alle nostre nonne: ‘Il diavolo entra dalle tasche’. Non dimenticare questo!”

D’altra parte papa Francesco ha ancora una volta ciò che ha sottolineato al n^ 157 dell’enciclica ‘Laudato sì’, ripresa nel discorso alla Fondazione sul bene comune: “Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale.

Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà. Tra questi risalta specialmente la famiglia, come cellula primaria della società. Infine, il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza. Tutta la società, e in essa specialmente lo Stato, ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune”.

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