Accoglienza dei bambini: si può fare di più

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Recentemente la Commissione Adozioni Internazionali ha pubblicato il Rapporto Statistico per il biennio 2014-2015, che non lesina ombre e incongruenze come quelle riguardanti i dati ‘ballerini’ relativi a ingressi dei minori (i bambini RDC entrati in Italia nel 2016 ma conteggiati nel ‘bilancio’ del 2015 e alcuni di loro già calcolati nel 2013) ed enti (come Airone) i cui dati di ingressi di minori compaiono nel report della CAI del 2013, nei rapporti statistici del 2014 pubblicati dalle Province di Brescia e Parma per sparire in quest’ultimo report 2014-2015 della stessa CAI, come ha sostenuto l’Aibi.

Comunque secondo il report, l’Italia nel 2014 con 2.206 minori adottati e nel 2015 con 2.216 minori adottati si conferma come primo Paese di accoglienza in Europa per numero di minori adottati e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti (6.641 minori adottati nel 2014 e 5.648 minori adottati nel 2015).

Nella rosa dei primi 10 Paesi di accoglienza seguono nell’ordine e con un notevole divario Spagna, Francia, Canada, Svezia, Olanda, Germania e Danimarca e Svizzera. Però nell’arco di un decennio in Italia c’è stato un calo del 34,9% passando da 3.402 minori adottati nel 2004 ai 2.216 minori adottati nel 2015. I bambini adottati nel biennio 2014-2015 sono per il 58,3% maschi e per il 41,7% femmine.

L’età media è stata di 5,9 anni: oltre 4 bambini su dieci (41,2%), nel biennio 2014-2015, hanno un’età compresa fra 1 e 4 anni, il 44% dei minori autorizzati all’ingresso ha un’età compresa fra 5 e 9 anni, l’11,9% un’età pari o superiore a 10 anni, mentre solo il 2,9% dei bambini autorizzati all’ingresso si posiziona sotto l’anno d’età.

La Federazione Russa si conferma di gran lunga il primo paese di provenienza, con 1.060 minori adottati nel biennio. Seguono la Polonia (365 minori), la Repubblica Popolare Cinese (360), la Colombia (293), il Vietnam (225), la Bulgaria (219), il Brasile (204), l’Etiopia (200), l’India (186) e il Cile (153). Subito dopo vengono la Repubblica Democratica del Congo con 152 minori adottati, e la Bielorussia, con 144 minori adottati (104 nel 2014 e 40 nel 2015).

Nel 2015 è aumentata la quota di bambini autorizzati all’ingresso provenienti dai Paesi che hanno ratificato la Convenzione de L’Aja che passano dal 55,3% del 2014 al 60,1% del 2015, la percentuale più alta di sempre. I dati del monitoraggio indicano che, nel biennio 2014-2015, il 25,2% del totale dei minori adottati sono stati segnalati come bambini con bisogni speciali e/o particolari.

Il maggior numero di minori segnalati con bisogni speciali proviene dall’Asia, circa 2 su 3 (66,8), gli altri provengono da paesi europei (21,9%) ed in misura minore da America Centrale e del Sud (5,5%) e infine in Africa con il 1,7% dei casi.

Ma anche in Italia ci sono bambini abbandonati fino ad arrivare alla tragedia consumatasi nei giorni scorsi a Trieste, dove una neonata è morta dopo l’abbandono in un cortile da parte di una ragazza di appena 16 anni. Di fronte a questo dramma il presidente dell’Aibi, Marco Griffini, ha affermato che occorre aprire una ‘culla per la vita’ e depenalizzare il reato di abbandono:

“Se ci fosse stata una culla per la vita nel suo quartiere la bambina sarebbe ancora viva. La giovane mamma avrebbe, infatti, lasciato la neonata al caldo e al riparo nella culla, si sarebbe allontanata in tutta sicurezza senza il rischio di essere identificata e la piccola, presa in carico dal personale del 118, sarebbe stata portata in ospedale.

Insomma tutto si sarebbe svolto nel modo più corretto. E si sarebbe salvata una vita… La neonata abbandonata a Trieste, al freddo su dei calcinacci e ancora con il cordone ombelicale attaccato, è la punta di iceberg di un fenomeno sommerso le cui dimensioni ci sono sconosciute. Quanti bambini, infatti, vengono abbandonati e poi finiscono in ‘cattive mani’ alimentando anche un losco mercato?”

Ed anche l’ong Save the Children ha sottolineato che in Italia negli ultimi 10 anni si è ridotto il numero di neonati non riconosciuti alla nascita dalla madre, passando dai 410 del 2004 ai 278 del 2014, con un calo di oltre il 30%. Anche il numero delle mamme teen sono in diminuzione: nel 2015 i nati da mamme minorenni erano infatti 1.739 a fronte delle 1.981 dell’anno precedente.

A tal proposito Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, ha affermato che occorre attivare sostegni di attenzione nei confronti di chi vive situazioni di fragilità:

“Di fronte ad una tragedia come quella di Trieste che lascia attoniti, non possiamo non sottolineare l’importanza di rafforzare la rete di prevenzione per scongiurare altri drammi, lavorando sulla comunicazione all’interno delle scuole, nei consultori, in tutta la rete dei servizi, per intercettare per tempo le situazioni di maggiore fragilità e per diffondere tra tutte le donne la conoscenza della legge italiana che prevede la possibilità di tutelare il parto in anonimato in ospedale.

Una maggiore conoscenza di questa opportunità contribuirebbe a diminuire i parti non assistiti, garantendo l’incolumità delle donne e dei bambini ed evitando gli abbandoni di neonati in luoghi non sicuri”.

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