Accogliere i migranti? La polemica inutile

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Non si ferma il botta e risposta tra le forze politiche sulle accuse pronunciate dal Pubblico Ministero di Catania, Carmelo Zuccaro, alle ong che soccorrono con le navi nel Mediterraneo migliaia di migranti di avere legami di complicità con i trafficanti di esseri umani. E sono iniziate anche le audizioni in commissione Difesa del Senato, che ha sentito il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano:

“A noi come ufficio non risulta nulla per quanto riguarda presunti collegamenti obliqui o inquinanti tra ong o parti di esse con i trafficanti di migranti. Nessun elemento investigativo”. Ed anche mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, ha sottolineato il dovere delle Istituzioni civili alla chiarezza: “E’ giusto che la Procura e la Magistratura siano vigili e assumano conoscenze sulla situazione attuale nel Mediterraneo, perché i migranti non siano doppiamente vittime.

Però il fuoco politico indistintamente sulle nove Ong che operano nel Mediterraneo per salvare le vite umane, di fronte alle morti che sono passate a oltre 5.000 nel 2016 rispetto alle 3.000 del 2015, con risorse di fondazioni bancarie e di privati, della società civile, è stato un atto ipocrita e vergognoso”.

Nel frattempo che indagini e politica facciano il proprio percorso per stabilire la verità della questione, è stato reso noto il Rapporto sull’attività di ricerca e soccorso (Sar) effettuata nel 2016 dalla Guardia Costiera: “Soccorrere chi si trova in mare in condizioni di difficoltà è stato, sin dalla sua istituzione, uno dei compiti principali del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera.

Un’attività operativa, questa, che grazie ad una componente aeronavale e subacquea sempre più efficace, nonché all’evoluzione degli strumenti di comunicazione e monitoraggio, ha elevato la ricerca e il soccorso a principale missione del Corpo. Parte considerevole di questa ‘missione’ è l’attività svolta per salvare le migliaia di migranti che quotidianamente prendono il mare per attraversare il Mediterraneo verso una nuova meta di speranza”.

Quindi secondo il rapporto della Guardia costiera su un totale di 638 chiamate di soccorso effettuate con i telefoni satellitari nel mar Mediterraneo centrale del 2016, soltanto lo 0,8% è arrivato direttamente alle Organizzazioni non governative. Sono le Ong, però, ad aver avvistato per prime il 30,3% dei 786 tra barconi, gommoni e piccole imbarcazioni salpate dalla Libia senza satellitari e, dunque, senza la possibilità di dare l’allarme.

Quindi nello scorso anno sono state 1.424 le operazioni di soccorso, il 52% in più rispetto al 2015: e dei 178.415 migranti salvati, le dieci Ong operanti (Moas, Seawatch, Sos Mediterranee, Sea Eye, Msf, Proactiva Open Arms, Life Boat, Jugend Retted, Boat Refugee, Save The Children) ne hanno recuperati 46.796, più del doppio di quanti ne avevano soccorsi l’anno precedente (20.063):

“Nel 2016, si legge nel rapporto, si è assistito, nel Mediterraneo centrale, a un consistente aumento della presenza di unità Ong, con l’obiettivo di concorrere alle operazioni Sar”. Nel documento la Guardia Costiera indica anche i fattori che hanno portato ad un ‘netto peggioramento delle condizioni di sicurezza’ per i migranti che partono dalla Libia.

Innanzitutto la drastica riduzione della presenza a bordo di telefoni satellitari (dei 938 interventi Sar del 2015, 747, vale a dire l’80%, sono scattati proprio in seguito ad una chiamata, mentre nel 2016 la percentuale si è fermata al 45%), che determina una maggiore difficoltà per chi deve cercare i migranti e, soprattutto, un maggiore pericolo per chi è a bordo di barconi e gommoni.

Ad aumentare i rischi, anche l’aumento delle partenze di notte e con il mare molto mosso, il maggior numero di migranti sui gommoni, (da una media di 103 a bordo nel 2015 si è passati a 122 nel 2016, con un +18%), l’aumento del numero dei gommoni utilizzati rispetto ai barconi (da 674 a 1.094). I profughi arrivano soprattutto dall’Africa: dalla Nigeria sono giunti sulle coste italiane 37551 profughi, dall’Eritrea 20718 e dalla Guinea 13342.

Nello scorso anno sono inoltre notevolmente aumentati gli sbarchi dei minori non accompagnati, che hanno toccato quota 25846. Quanto all’area di intervento, il rapporto ha sottolineato che “la presenza di tanti mezzi, l’incremento degli avvistamenti e l’invio delle richieste di soccorso da parte dei migranti dopo la partenza dalla Libia, hanno fatto sì che dal 2012 ad oggi la distanza dalle coste libiche dei punti di intercetto da parte dei soccorritori sia diminuita, arrivando fino al limite delle acque territoriali. Oltre, le autorità libiche, richiedono una loro autorizzazione per consentire l’attività di soccorso”.

Questi sono dati inconfutabili, in quanto provenienti da una fonte attendibile, e le Ong hanno risposto che il loro compito è quello di salvare le vite umane, come ha sottolineato il coordinamento nazionale delle ONG: “L’aumento drammatico delle morti in mare e le migliaia di salvataggi a seguito dei naufragi dei barconi dei trafficanti, dovuti anche alla mancanza di canali regolari di ingresso in Europa, sono da alcuni ormai considerati una normalità e si rischia l’assuefazione a queste tragedie evitabili e alle sofferenze che esse comportano.

Ma c’è chi, nella società, nella politica e nei media non accetta questo tipo di ‘normalità’ e non tollera il rumore sguaiato e grossolano di chi, senza avere alcuna visione, strategia politica e capacità propositiva, si rifiuta di guardare la realtà e di affrontarla salvaguardando i valori di umanità e solidarietà, che sono alla base della nostra convivenza.

A loro facciamo appello, a livello governativo, politico, sociale, mediatico, perché si uniscano a noi nel reagire a questa deriva che colpevolizza ingiustamente e strumentalizza le Ong, invece di interrogarsi sulle responsabilità delle politiche europee in relazione alle morti in mare.

E’ di fronte al ritiro delle istituzioni, a politiche migratorie fallimentari e alle scelte prevalentemente securitarie e di corto respiro dell’Unione europea e degli Stati membri, che alcune Ong italiane ed europee si sono sentite in dovere di avviare nel Mediterraneo centrale attività di ricerca e soccorso di bambini, donne e uomini in balia delle onde e in grave pericolo di vita.

Dando così fastidio a chi, pur di limitare gli arrivi, è disposto a chiudere gli occhi di fronte all’enorme tragedia umanitaria che, in definitiva, rappresenta il declino della nostra civiltà e dei suoi valori”.

Inoltre il coordinamento delle Ong ha ricordato che nel 2014 “anche l’operazione militare italiana di salvataggio ‘Mare Nostrum’ è stata accusata nel settembre 2014 da Frontex di produrre un effetto di pull factor, inducendo indirettamente i trafficanti a portare sui gommoni un numero maggiore di persone nella certezza della loro ‘salvezza’ da parte delle navi militari italiane vicine alle acque libiche.

Ma con la chiusura di Mare Nostrum, nel novembre dello stesso anno, le partenze sono continuate e perfino aumentate, contraddicendo oggettivamente la valutazione di Frontex. E’ la vicinanza dell’Europa il vero pull factor e le istituzioni politiche europee e italiane dovrebbero ben saperlo”.

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