Papa Francesco in Egitto: la pace è un dono di Dio

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Nel saluto ai giornalisti in viaggio verso Il Cairo papa Francesco ha spiegato le ragioni profonde del viaggio: “Questo viaggio ha un’aspettativa speciale perché è un viaggio fatto per l’invito del Presidente della Repubblica, del Papa Tawadros, il Patriarca di Alessandria dei Copti, del Patriarca Copti cattolici e del Grande Imam di Al-Azhar. Tutti e quattro mi hanno invitato a fare questo viaggio. E’ un viaggio di unità, di fratellanza”.

Infatti nel discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale per la pace papa Francesco ha ricordato che l’Egitto è da sempre una terra di civiltà: “L’educazione diventa infatti sapienza di vita quando è capace di estrarre dall’uomo, in contatto con Colui che lo trascende e con quanto lo circonda, il meglio di sé, formando identità non ripiegate su sé stesse. La sapienza ricerca l’altro, superando la tentazione di irrigidirsi e di chiudersi; aperta e in movimento, umile e indagatrice al tempo stesso, essa sa valorizzare il passato e metterlo in dialogo con il presente, senza rinunciare a un’adeguata ermeneutica.

Questa sapienza prepara un futuro in cui non si mira al prevalere della propria parte, ma all’altro come parte integrante di sé; essa non si stanca, nel presente, di individuare occasioni di incontro e di condivisione; dal passato impara che dal male scaturisce solo male e dalla violenza solo violenza, in una spirale che finisce per imprigionare”.

Quindi il papa ha invitato al dialogo interreligioso ed il ‘diverso’ deve essere rispettato: “Educare all’apertura rispettosa e al dialogo sincero con l’altro, riconoscendone i diritti e le libertà fondamentali, specialmente quella religiosa, costituisce la via migliore per edificare insieme il futuro, per essere costruttori di civiltà. Perché l’unica alternativa alla civiltà dell’incontro è l’inciviltà dello scontro, non ce n’è un’altra”.

Poi ha ricordato il Sinai come ‘Monte dell’Alleanza’: “Fedi diverse si sono incontrate e varie culture si sono mescolate, senza confondersi ma riconoscendo l’importanza di allearsi per il bene comune. Alleanze di questo tipo sono quanto mai urgenti oggi. Nel parlarne, vorrei utilizzare come simbolo il ‘Monte dell’Alleanza’ che si innalza in questa terra.

Il Sinai ci ricorda anzitutto che un’autentica alleanza sulla terra non può prescindere dal Cielo, che l’umanità non può proporsi di incontrarsi in pace escludendo Dio dall’orizzonte, e nemmeno può salire sul monte per impadronirsi di Dio”.

Papa Francesco ha concluso il suo discorso, perchè la violenza non garantisce la pace, chiedendo lo stop alla prolificazione delle armi: “Per prevenire i conflitti ed edificare la pace è fondamentale adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono, e bloccare i flussi di denaro e di armi verso chi fomenta la violenza. Ancora più alla radice, è necessario arrestare la proliferazione di armi che, se vengono prodotte e commerciate, prima o poi verranno pure utilizzate. Solo rendendo trasparenti le torbide manovre che alimentano il cancro della guerra se ne possono prevenire le cause reali”.

Terminato il discorso alla Conferenza per la pace il papa ha incontrato il presidente egiziano Al Sisi e 800 rappresentanti delle Istituzioni, del Corpo Diplomatico e della Società civile egiziana, ricordando che i cristiani sono parte integrante del Paese, in quanto l’Egitto ha una lunga storia di accoglienza:

“Anche oggi vi trovano accoglienza milioni di rifugiati provenienti da diversi Paesi, tra cui Sudan, Eritrea, Siria e Iraq, rifugiati che con lodevole impegno si cerca di integrare nella società egiziana. L’Egitto, a motivo della sua storia e della sua particolare posizione geografica, occupa un ruolo insostituibile nel Medio Oriente e nel contesto dei Paesi che cercano soluzioni a problemi acuti e complessi i quali necessitano di essere affrontati ora, per evitare una deriva di violenza ancora più grave”.

Ha ricordato al presidente egiziano a consolidare la pace nella regione mediorientale ed ha incoraggiato a rispettare i diritti universali dell’uomo: “Di fronte a uno scenario mondiale delicato e complesso, che fa pensare a quella che ho chiamato una ‘guerra mondiale a pezzi’, occorre affermare che non si può costruire la civiltà senza ripudiare ogni ideologia del male, della violenza e ogni interpretazione estremista che pretende di annullare l’altro e di annientare le diversità manipolando e oltraggiando il Sacro Nome di Dio”.

Ha sottolineato che la pace è dono di Dio, ma anche ‘lavoro’ dell’uomo: “E’ un bene da costruire e da proteggere, nel rispetto del principio che afferma la forza della legge e non la legge della forza. Pace per questo amato Paese! Pace per tutta questa regione, in particolare per Palestina e Israele, per la Siria, per la Libia, per lo Yemen, per l’Iraq, per il Sud Sudan; pace a tutti gli uomini di buona volontà!”

Ed infine ha salutato i cristiani presenti nello Stato, incoraggiandoli ad essere una testimonianza vivente: “La vostra presenza in questa Patria non è né nuova né casuale, ma storica e inseparabile dalla storia dell’Egitto. Siete parte integrante di questo Paese e avete sviluppato nel corso dei secoli una sorta di rapporto unico, una particolare simbiosi, che può essere presa come esempio da altre Nazioni.

Voi avete dimostrato e dimostrate che si può vivere insieme, nel rispetto reciproco e nel confronto leale, trovando nella differenza una fonte di ricchezza e mai un motivo di scontro”.

La giornata si è conclusa con la visita a papa Tawdros II, che ha dato il benvenuto nella ‘terra della pace’. Nel ringraziare papa Francesco ha ricordato le tappe delle due Chiese compiute insieme: “In questo appassionante cammino che, come la vita, non è sempre facile e lineare, ma nel quale il Signore ci esorta ad andare avanti, non siamo soli.

Ci accompagna un’enorme schiera di Santi e di Martiri che, già pienamente uniti, ci spinge a essere quaggiù un’immagine vivente della ‘Gerusalemme di lassù’. Tra costoro, certamente oggi si rallegrano in modo particolare del nostro incontro i Santi Pietro e Marco”.

Ed ha ripercorso il cammino ecumenico apostolico: “La meravigliosa storia di santità di questa terra non è particolare solo per il sacrificio dei martiri. Appena terminate le antiche persecuzioni, sorse una forma nuova di vita che, donata al Signore, nulla tratteneva per sé: nel deserto iniziò il monachesimo.

Così, ai grandi segni che in passato Dio aveva operato in Egitto e nel Mar Rosso, seguì il prodigio di una vita nuova, che fece fiorire di santità il deserto. Con venerazione per questo patrimonio comune sono venuto pellegrino in questa terra, dove il Signore stesso ama recarsi: qui, glorioso scese sul monte Sinai; qui, umile trovò rifugio da bambino”.

Ed al termine, dopo lo scambio dei doni, la giornata è stata conclusa dalla processione con l’icona della Madre di Dio.

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