CCEE: senza i giovani, comunità senza futuro

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‘Accompagnare i giovani a rispondere liberamente alla chiamata di Cristo’ è stato il tema del Simposio europeo sui giovani promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) in collaborazione con la Conferenza Episcopale Spagnola e l’Arcidiocesi di Barcellona e svoltosi a Barcellona dal 28 al 31 marzo scorso, alla presenza di 257 partecipanti tra vescovi, responsabili per la pastorale giovanile, scolastica, universitaria, vocazionale e della catechesi delle Conferenze episcopali in Europa per confrontarsi e discutere sul tema dell’accompagnamento dei giovani.

Nel messaggio inaugurale papa Francesco ha incoraggiato i partecipanti ad essere ‘portatori convinti della gioia del Vangelo in tutti gli ambiti’. I lavori si sono susseguiti attraverso un percorso in 3 tappe che, partendo dai giovani e da una riflessione sulle sfide dell’accompagnamento alla luce dell’attuale contesto socio-culturale europeo si è concluso sulla figura dell’accompagnatore stesso, la sua formazione, le sue esigenze.

Le tre tappe sono state approfondite attraverso lo scambio tra i partecipanti di ‘buone pratiche’ e una presentazione-visita alla Sagrada Família, come esempio di annuncio del Vangelo e di accompagnamento delle persone attraverso l’arte e l’architettura.

Il card. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, aprendo i lavori del Simposio con una riflessione intitolata Evangelizzazione e buone pratiche di accompagnamento, ha affermato che “accompagnare equivale a condurre la persona nel più profondo della propria esistenza, per scoprire la presenza di una chiamata alla verità, chiave di volta per realizzare la libertà, che permette di andare oltre noi stessi per affidarsi pienamente a un piano misterioso di Dio che porta senso e significato all’esistenza personale”.

Le vocazioni non si basano sulle qualità che si possiedono, anzi, è l’esatto contrario: la corrispondenza alla vocazione consiste nel dare valore e sostenere quello che già si è. Aiutare a scoprire il primato di Dio nella nostra vita e il potere della sua grazia sono i mezzi mediante i quali siamo in grado di contribuire consapevolmente a orientare la nostra esistenza.

A tale proposito don Michel Remery, ricercatore del dipartimento Liturgia e Architettura della Scuola di Teologia Cattolica dell’Università di Tilburg, ha parlato dell’accompagnamento dei giovani mediante l’arte e l’architettura e la liturgia: “La bellezza, l’arte e l’architettura, compresa la liturgia, parlano un linguaggio potente che può essere compreso senza bisogno di ulteriori spiegazioni. Parlano da sè: sono li per essere sperimentate e, dunque, per aiutare le persone a procedere lungo il camino verso Dio”.

In questo senso i giovani non sono ‘una delle cose importanti’ ma ‘la cosa’ importante per la comunità cristiana, perché senza di loro ‘non esisterà una Chiesa nel futuro’, secondo l’appello di mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo del Lussemburgo. Secondo il presule “la Chiesa ha il dovere di studiare le diverse culture giovanili per capire cosa esse esprimono”. Si tratta di ‘andare là dove sono i giovani’, che oggi sono spesso dei ‘nowhere people’ (‘persone senza una direzione’), come li ha definiti il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e vice presidente del Ccee.

Ed il grande quesito sul tavolo del Simposio ha riguardato proprio le strade da percorrere oggi per raggiungere i giovani. Una rimane ancora quella che la Chiesa ha intrapreso nel 1984, con l’avvio delle Giornate mondiali della gioventù, come testimoniato da don Joao Chagas, responsabile della sezione giovani del Dicastero per laici, famiglia e vita.

Il sacerdote brasiliano ha raccontato la sua esperienza di accompagnatore dei giovani pellegrini alle Gmg: “Condividere con loro anche le difficoltà e i sacrifici richiesti da una Gmg mi ha permesso di stare accanto al cuore dei ragazzi, che proprio in questi frangenti si sono sentiti liberi di confidarsi”.

Nell’aula magna del Seminario di Barcellona si è dato spazio poi alle voci dei giovani e alle loro storie di vita, segnate spesso da profonde sofferenze interiori. Carlota Cumella, giovane spagnola di 20 anni, ha raccontato che grazie all’esperienza della Gmg di Madrid e all’accompagnamento di un prete che ha saputo condividere le sue angosce, ha superato il proprio ‘odio verso Dio’ e ha scoperto ‘il volto amorevole del Signore’.

Altrettanto toccante la storia della giovane albanese Jona Dracini, studentessa di medicina, cresciuta in una famiglia musulmana che un anno fa ha ricevuto il Battesimo. Inoltre l’arcivescovo di Valencia, card. Antonio Cañizares Llovera, ha sottolineato che i giovani di oggi “devono scoprire che vale la pena essere Chiesa. Devono percepire che li amiamo e abbiamo fiducia in loro, devono sentirsi i benvenuti, sapere che la Chiesa li vuole, li accoglie, ha fiducia in loro, crede che i giovani possano costruire il mondo del nuovo millennio. Devono sentire che sono la speranza del mondo e della Chiesa”.

Infine l’arcivescovo di Genova, card. Angelo Bagnasco, presidente del CCEE, nell’ultimo giorno si è soffermato sulla figura dell’educatore e sulla sua missione educativa nel contesto attuale, caratterizzato da una ‘cultura del nulla’: “L’educatore cristiano deve innanzitutto rivolgere lo sguardo a Gesù, vero e unico maestro.

Se la cultura contemporanea sembra non aver nulla da dire ai giovani, nulla di significativo che scaldi il cuore e riempia la vita, nella persona di Gesù risplendono tutte le virtù umane in forma eminente, risplende la piena umanità dell’uomo, quell’umanità che la nostra epoca rischia di non più riconoscere riducendo la persona ad una forma liquida”.

Ed ha concluso con un appello alle Chiese europee: “Alle giovani generazioni guardiamo con grande simpatia e fiducia; a loro toccherà essere i nuovi evangelizzatori, convinti che evangelizzare oggi significa insegnare agli uomini l’arte di vivere! Il nostro è un tempo meravigliosamente arduo, è l’ora che la Provvidenza ci ha dato, abbracciamola con fiducia e amore…

Sì, lo vogliamo vivere bene cominciando a cambiare noi stessi e aiutandoci gli uni gli altri”. Dopo il documento preparatorio ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’ ed in attesa della diffusione del questionario del Sinodo dei Vescovi, indirizzato ai giovani di tutto il mondo, il Simposio europeo ha rappresentato una tappa significativa del cammino che porterà la Chiesa a celebrare nell’ottobre 2018 un Sinodo su ‘giovani e vocazioni’.

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