Il Papa a Carpi: abbandonare l’atmosfera del sepolcro per una nuova stabilità

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Lì, dove tutto sembra finito, e tutt’intorno è solo pianto e desolazione, «anche Gesù è scosso dal mistero drammatico della perdita di una persona cara. […] È questo il cuore di Dio: lontano dal male ma vicino a chi soffre; non fa scomparire il male magicamente, ma con-patisce la sofferenza, la fa propria e la trasforma abitandola». Sono queste le parole che Papa Francesco rivolge ai cittadini di Carpi – comune italiano di 71 080 abitanti della provincia di Modena in Emilia-Romagna, colpito cinque anni fa dal terremoto – durante la Concelebrazione Eucaristica in piazza Martiri, dove sul sagrato della Cattedrale è stato collocato l’altare, di fronte a 15.000 posti a sedere.

Il Pontefice prende spunto dall’episodio evangelico della risurrezione di Lazzaro per spiegare ai presenti che Gesù, di fronte alla desolazione generale per la morte dell’amico Lazzaro, «non si lascia trasportare dallo sconforto. Pur soffrendo Egli stesso, chiede che si creda fermamente; non si rinchiude nel pianto, ma, commosso, si mette in cammino verso il sepolcro». Gesù non si lascia coinvolgere dal clima di emotività che nella sofferenza, spesso, rischia di travolgerci, ma prega con fiducia il Padre. «Così – precisa Papa Francesco –, nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo».

I cittadini di Carpi ascoltano con attenzione le parole del Successore di Pietro, e probabilmente attraverso la riflessione del Papa rileggono il dramma della sofferenza e della desolazione vissuta nei giorni del terremoto.

Attorno al sepolcro di Lazzaro ogni cristiano è chiamato ad operare una scelta. Se da una parte c’è la grande delusione, la precarietà della nostra vita mortale, dall’altra parte c’è la speranza che vince la morte. «Anche noi – afferma Bergoglio – siamo invitati a decidere da che parte stare. Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza».

Il Papa – di fronte ai grandi “perché” della vita – esorta tutti a non guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, perché «ciascuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualche zona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore che non dà tregua, un rimorso che ritorna, un peccato che non si riesce a superare. Individuiamo oggi questi nostri sepolcri e invitiamo Gesù». Il Pontefice invita anche ad uscire da quelle profonde ferite che amareggiano il cuore, senza rimuginare e sprofondare nell’angoscia, e a trovare in Cristo una nuova stabilità; «Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della risurrezione del cuore».

“Togliete la pietra!”, dice Gesù, «per quanto pesante sia il passato – ricorda infine Papa Francesco –, grande il peccato, forte la vergogna, non sbarriamo mai l’ingresso al Signore. Togliamo davanti a Lui quella pietra che Gli impedisce di entrare: è questo il tempo favorevole per rimuovere il nostro peccato, il nostro attaccamento alle vanità mondane, l’orgoglio che ci blocca l’anima».

Al termine della Messa, Papa Francesco, dopo la pausa del pranzo, incontrerà i Sacerdoti diocesani, i Religiosi e le Religiose, i Seminaristi nella Cappella del Seminario.

Foto: CTV

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