La Caritas propone lo sviluppo umano integrale

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A Castellaneta Marina, in provincia di Taranto, si è svolto il 39° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che ha come titolo ‘Per uno sviluppo umano integrale’, a cui hanno partecipato oltre 500 persone tra direttori e operatori delle Caritas in rappresentanza di 155 diocesi.

In apertura il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italiana, ha salutato i convegnisti con un ricordo di mons. Tonino Bello: “Proprio da qui vogliamo ridirci che la Chiesa è carità, e vogliamo dirci che, se ci mettiamo di più in ascolto dello Spirito, ci renderemo conto che la convivialità delle differenze cara al nostro amato don Tonino, è consegnata a ciascuno di noi, perché si realizzi. Vogliamo essere Chiesa esperta di umano. Non solo servizi, abbiamo da ricevere e da dare. Il nostro compito è di scandalizzare attraverso la profezia”.

Quindi ha sottolineato il valore della carità secondo il papa: “Nell’elenco senza fine di bisogni, fragilità e povertà, il Papa vuole una Chiesa che non solo se ne occupi in spirito di piena collaborazione, ma che faccia presente alle istituzioni civili quanto visto e compreso. Una Chiesa che non sta alla finestra, e non prende le distanze da ciò che succede per strada. Ma che cammina lungo le strade gridando la profezia e scandalizza coi suoi gesti d’amore”.

Nell’intervento il presidente nazionale della Caritas ha ricordato il valore ancora attuale dell’enciclica ‘Popolorum Progressio’: “La proposta era quella di un nuovo modello di sviluppo, aperto alla cooperazione, all’accoglienza e al dialogo tra le culture, essendo coscienti che le trasformazioni economiche, politiche, tecnologiche si ripercuotono necessariamente sullo sviluppo integrale dell’uomo e sulla crescita dei popoli.

A cinquant’anni dalla sua pubblicazione, resta purtroppo attuale la forte denuncia degli squilibri planetari che si salda strettamente al magistero di Papa Francesco, non limitandosi soltanto a denunciare gli squilibri, ma analizzandone le cause. Noi ci siamo per ricordare che l’uomo è al centro”.

Ed un monito è stato speso anche per l’Europa, che ha celebrato il 60^ anniversario dei Trattati di Roma: “E’ più che mai urgente invertire la rotta e le priorità tra Vangelo e legge; uomo e regole dei codici; servizio e potere. Ci accorgiamo che la crisi economica suscita anche crescenti migrazioni. Finora molte scelte pericolose che non danno soluzioni.

Si spendono energie e risorse per muri, fili spinati, repressione e controllo alle frontiere. Tutto questo proprio a 60 anni dai Trattati e a pochi giorni dalla firma dei nuovi propositi. Se ognuno cambia il pezzettino di mondo in cui è inserito è già un pezzettino di Europa che cambia. Dove c’è la parola potere noi accanto dobbiamo scrivere servizio, dove c’è scritto regole noi dobbiamo aggiungere condivisione”.

Nella preghiera di apertura il vescovo di Castellaneta, mons. Claudio Maniago, ha sottolineato che oggi “la vita è troppo spesso oppressa e soppressa sull’altare della competizione e della sopraffazione”, mentre per Gesù “l’unica grande legge è la misericordia: siate misericordiosi, com’è misericordioso il Padre vostro”.

Entrando nel vivo dei lavori il card. Peter Turkson, presidente del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha ribadito che per la Chiesa lo sviluppo umano integrale ha alla base la dignità di ogni persona umana. Perciò il vero sviluppo deve essere universale e di tutti e deve comprendere la dimensione materiale ma anche quella spirituale, perseguendo il bene comune secondo il principio di solidarietà, con un’attenzione preferenziale ai più poveri, agli esclusi ed ai meno tutelati:

“La Chiesa non è una ONG assistenziale, come disse papa Francesco nella primissima omelia dopo la sua elezione, ma è dalla fede che nasce l’impegno concreto e la testimonianza. Non si può dunque proporre un umanesimo senza Dio”. Ed ha concluso il suo intervento ricordando il compito delle Caritas:

“Con questa coerenza le Caritas diocesane italiane potranno dare il loro contributo alla grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione”, in quanto la sfida per un cambiamento “richiede di essere alimentato con la cultura, la spiritualità e l’educazione, affinché possa raggiungere sempre più persone, sempre più le nuove generazioni”.

Dopo questo intervento i convegnisti si sono collegati, attraverso Tv2000, con la città di Amadiya, a nord di Erbil, per ascoltare la testimonianza di padre Samīr Yousif, che ha raccontato l’impegno nell’accoglienza di cristiani ed anche di molti yazidi, ringraziando in particolare la Cei per gli aiuti giunti grazie all’8×1000 e tuta la rete Caritas.

Nella terza giornata il delegato regionale delle Caritas dell’Umbria, Giorgio Pallucco, ha presentato un testo condiviso con Caritas Italiana e con i delegati di Abruzzo, Marche, Lazio, le altre regioni colpite dal terremoto, che è servito a fare il punto sull’impegno della rete Caritas in questa emergenza:

“Saper stare e agire in un contento territoriale che si è modificato velocemente e profondamente in tutti suoi aspetti significa in primis saperlo conoscere, riconoscere e comprendere, per poter ricostruire i rapporti umani e tessere comunità. Le persone sono affaticate, dopo ogni nuovo terremoto bisogna ricominciare da capo, ma come Chiesa continuiamo a essere vicini ai bisogni di tutti”.

Le sue parole sono state accompagnate dalla visione di alcuni brevi video realizzati da TV2000, che hanno documentato un impegno fatto di sinergia e condivisione, portato avanti dalle delegazioni e dalle Caritas di tutta Italia con l’avvio dei gemellaggi e sostenuto anche da € 25.000.000 di euro pervenuti a Caritas Italiana in seguito alla colletta del 18 settembre indetta dalla Cei.

Nella giornata conclusiva il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, ha presentato una sintesi del confronto in gruppi e gli orientamenti per un cammino comune, indicando la prospettiva nell’era della complessità e delle crisi: “esserci, abitare con responsabilità il territorio, sperimentare con coraggio nuove forme di carità. Un nuovo approccio dunque che coinvolge tutte le aree del nostro lavoro: la funzione pedagogica, la concreta progettazione sociale, la tutela dei diritti”.

Augurando ai convegnisti un buon ritorno nelle proprie parrocchie, ha ribadito di voler rafforzare la presenza della Caritas nelle comunità locali, come indicato da papa Francesco: “Questa visione olistica include la dimensione sociale, la costruzione nonviolenta della pace, la responsabilità verso l’ambiente e tutte le altre interconnessioni e causalità.

Un nuovo approccio dunque che coinvolge tutte le aree del nostro lavoro: la funzione pedagogica, la concreta progettazione sociale, la tutela dei diritti. Certo, una prospettiva alta, complessa, ma che ci deve vedere attori protagonisti lungimiranti, senza cedere alle paure che imbrigliano la nostra epoca. Uno sviluppo umano davvero integrale!”

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