Le femministe: l’utero in affitto è una schiavitù

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Nella terza settimana di marzo a Roma si è svolto un incontro internazionale sulla maternità surrogata, organizzato da ‘Se non ora quando-Libere’, dal titolo ‘Maternità al bivio: dalla libera scelta alla surrogata, una sfida mondiale’. Ed in questo caso le parole delle donne, che si vedono ‘scippare’ di un ruolo importante, temendo di ritornare ad antiche forme di schiavitù è netta, come la presa di posizione della femminista svedese Stephanie Thogersen, dove la gestazione per altri (gpa) è legale:

“C’è il caso di una coppia spagnola che ha ordinato a una madre surrogata americana un bimbo e una bimba. Invece sono nati due gemelli maschi e la coppia acquirente li ha rifiutati. Un’altra donna, più volte sottoposta a trattamenti per Gpa, ha sviluppato gravi danni cerebrali. Non accade in Cambogia, accade negli Usa”.

Dall’India è arrivata la testimonianza di Sheela Saravanan, che ha raccontato questa nuova ‘schiavitù’: “Le nostre madri surrogate sono stressate a livello fisico e psichico anche se ricevono soldi; alla base ci sono povertà, analfabetismo, sottomissione. Le coppie vengono fin dal Canada, dove la Gpa è permessa ma costa molto di più», prova del fatto che, come in ogni mercato, si va al ribasso, dove le madri non pretendono diritti e costano poco.

Vivono in stanzoni durante la gestazione e vengono nutrite molto per far crescere il bambino, perché il prezzo del neonato sale con il peso. Un tanto al chilo. Il cesareo è obbligatorio. E i disabili, chiamati ‘prodotto difettato’, sono abortiti o abbandonati in strada”.

Quindi, come ha scritto dalla Francia, l’on. Laurence Dumont, la gpa è internazionale e la sua abolizione deve essere mondiale, senza nessuna remora; e la filosofa Sylviane Agacinski ha chiesto al diritto di continuare a proteggere le persone umane contro una società di mercato: “altrimenti, ad esempio, perché avere un diritto del lavoro?”.

Al convegno è intervenuta anche la scrittrice Susanna Tamaro, che ha sottolineato che la gestazione per altri è soltanto la punta di un iceberg di uno slittamento della visione antropologica verso un modello a un’unica dimensione, quella del mercato, raccontando la storia di Il’ja Ivanovic Ivanov, fisiologo della squadra di Ivan Petrovic Pavlov:

“La gestazione per altri è forse la più sofisticata e atroce forma di schiavismo inventata dalla modernità, uno schiavismo in cui il volto della iena è nascosto dietro il sorriso del benefattore, uno schiavismo che furbescamente si ammanta della parola ‘amore’. Un amore che non si riferisce in alcun modo al bene di chi nasce ma soltanto ai desideri dei singoli individui”.

Secondo la scrittrice la gestazione per altri è l’inizio della perdita della propria memoria genetica: “Cento anni di psicanalisi, milioni di studi sul Dna e la scoperta dell’epigenetica, cancellati con un colpo di spugna. Il bambino su ordinazione viene proposto come una tabula rasa, da plasmare a piacimento. L’importante è che il prodotto funzioni e non abbia difetti, tutto il resto è superfluo… Il concetto di amore e quello di diritto sono assolutamente incompatibili. Non esiste il diritto di amore, così come non esiste il dovere di amare.

Persino il Decalogo (oserei dire, il codice etologico dell’umanità) ci impone di onorare il padre e la madre, non di amarli. L’amore, per essere davvero tale, non richiede una legge a cui uniformarsi, ma piuttosto un’idea del bene, e l’idea del bene soggiace sempre a quello della reciprocità”.

Ma la respinta dell’atto della maternità surrogata non significa esclusione delle coppie sterili ad un figlio: “Si tratta solo di fare un po’ di chiarezza cominciando con il dire l’amore, quando non è procreativo, non può essere altro che oblativo. Che cosa vuol dire oblativo? Che si dona senza pretendere nulla in cambio. Non un cognome, non un diritto, non la proprietà ma soltanto la certezza della straordinaria forza racchiusa in questo tipo di amore.

Già, perché, seguendo la vitalità della biologia, si può dare la vita con il corpo, ma la vera generazione avviene sempre attraverso i livelli più sottili di quella che una volta veniva chiamata anima… Ma l’amore oblativo non teme i rischi perché rifugge dall’idea di possesso e da quella del rendimento. L’amore oblativo vive e prospera soltanto sotto il cielo della libertà, ed è proprio grazie a questa libertà che offre ad ogni vita, piccola o grande che sia, la possibilità di rinascere ad ogni istante.

Questo è il vero spirito di maternità, questo è l’amore che dobbiamo coltivare dentro di noi ed intorno a noi, questa è l’unica arma che abbiamo per contrastare il sinistro business della riproduzione”.

Al termine della sessione è stata redatta una raccomandazione inviata all’ONU contro la maternità surrogata, in cui è stato sottolineato: “Il desiderio di essere padre o madre non può essere elevato a diritto individuale del committente di disporre del corpo di una donna ed appropriarsi in tal modo della vita di un bambino”.

Nel documento è stato sottolineato che la maternità surrogata lede la libertà della donna: “Il termine ‘gestante per altri’ è volutamente riduttivo,poiché lascia intendere che la gravidanza possa essere ridotta al funzionamento dell’utero come contenitore per soddisfare il desiderio di altre persone.

Lasciando da parte il fatto che la madre ‘portatrice’ mette a disposizione di altri non solo il suo utero ma tutto il suo corpo e la sua psiche per ‘fabbricare un bambino’ destinato ad essere dato via al momento della nascita, vi è qui una contraddizione evidente tra lo sviluppo della ricerca medica che parla dei legami e degli scambi sia biologici che affettivi tra la madre e il feto e l’utilizzazione di una tecnica che li nega.

Per legittimare la surrogata si sostiene che questi legami sono insignificanti e possono essere cancellati senza danno per la donna e il bambino. La surrogata mette in pericolo la salute fisica e psichica della donna, visto che nella gravidanza e nel parto possono verificarsi complicazioni con possibili menomazioni o decessi”.

Infine tale pratica è contraria anche alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla schiavitù (l’articolo 1 definisce la schiavitù come lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o di alcuni di essi, nel caso in questione l’acquisizione di un diritto d’uso sulla persona e il corpo della donna al fine di appropriarsi del bambino di cui è incinta);

alla Convenzione internazionale dei diritti del bambino (articolo 7 § 1 sul diritto a conoscere i genitori e di essere allevato da loro, articolo 9 §1 che mira ad evitare che il bambino sia separato dai suoi genitori contro il loro volere e articolo 35 che prevede la lotta contro il rapimento, la vendita o la tratta di minori per qualsiasi scopo e sotto qualsiasi forma);

ed al Protocollo facoltativo alla Convenzione dei diritti dell’infanzia, riguardante la vendita di bambini, la prostituzione minorile e la pornografia avente a oggetto bambini (articolo 2 a) che definisce la vendita di bambini come la consegna a un terzo dietro compenso o vantaggi e articolo 3 che esige il reato penale per la vendita di bambini come per l’ottenimento indebito del consenso all’adozione di un bambino in violazione delle norme giuridiche internazionali in materia di adozione).

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