Giornata dei martiri in memoria di mons. Romero

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Venerdì 24 marzo, in occasione del 37^ anniversario dell’uccisione di mons. Oscar Arnulfo Romero, papa Francesco ha presieduto una concelebrazione eucaristica, a cui hanno preso parte parte alcuni vescovi e sacerdoti salvadoregni presenti a Roma, come ha confermato mons. León Kalenga, Nunzio apostolico nel Paese centroamericano nella giornata dei missionari martiri.

Soltanto nel 2016 sono stati 27 gli operatori pastorali uccisi nel mondo a causa del loro servizio alla Chiesa. Il vescovo martire è stato beatificato il 23 maggio 2015 in San Salvador e attualmente sono in arrivo alla Congregazione per le Causa dei santi i documenti del processo diocesano che avrebbe accertato un miracolo del beato. Si fa quindi più concreta la possibilità che possa aprirsi presto la strada della canonizzazione dell’arcivescovo.

Infatti il postulatore della causa di beatificazione, mons. Vincenzo Paglia, ha affermato a InBlu Radio che potrebbe essere un miracolo ad una donna al 7° mese di gravidanza che ha rischiato di morire con il bimbo, con i medici che hanno giudicato inspiegabile la guarigione: “Diversi mesi fa ho avuto una segnalazione: si tratta di una guarigione di una donna incinta che secondo un primo esame risulta inspiegabile. Secondo i dati clinici sarebbe dovuta morire insieme al bambino. Inspiegabilmente la signora si è però ripresa.

Da come è riuscita a superare quel momento tragico qualche medico, che io ho sentito, ha ritenuto la guarigione inspiegabile. Nello stesso tempo alcune persone avevano pregato proprio mons. Romero per la guarigione della donna. Adesso vedremo i risultati presentati dal Tribunale diocesano e poi sarà la Congregazione a dare il giudizio definitivo. Ci auguriamo che venga riconosciuto il miracolo.

Sarebbe una coincidenza straordinaria, considerato che quest’anno ricorrono i 100 anni della nascita di Romero, poter essere alla vigilia della sua canonizzazione… Per il momento in esame c’è un solo caso. Ci sono altri miracoli che sono stati presentati qui alla Postulazione ma ovviamente ci si concentra su uno per portarlo a conclusione. Poi se non dovesse andare bene provvederemo a intraprendere l’esame anche di altri miracoli”.

Inoltre la 36^ Assemblea Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), si terrà a San Salvador, El Salvador per onorare il centenario della nascita e il secondo anniversario della beatificazione di mons. Oscar Arnulfo Romero, dal 9 al 12 maggio 2017: “La Chiesa salvadoregna, centroamericana e latinoamericana vive con gioia la testimonianza preziosa del vescovo che ha difeso la giustizia sociale, la pace, i diritti umani e la riconciliazione”.

Sempre in questo giorno si svolge la conferenza annuale ‘Romero Days’ presso l’Università di Notre Dame in Indiana, USA, con una celebrazione eucaristica presieduta dal card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila. Durante la conferenza annuale padre Robert Pelton lancerà la proposta di nominare mons. Romero ‘Dottore della Chiesa’. Nella proposta padre Pelton ha descritto mons. Romero come un ‘Dottore pastorale della Chiesa universale’, avvenuto solo per sant’Ambrogio.

A tale proposito per mons. Paglia Romero è il ‘primo martire del Concilio Vaticano II’: egli è il primo testimone di una Chiesa che si mescola con la storia del popolo con il quale vivere la speranza del Regno, cercando di tradurre gli insegnamenti conciliari nella storia concreta del Continente, avendo il coraggio di formulare l’opzione preferenziale per i poveri e di testimoniare, in una realtà segnata da profonde ingiustizie, la via del dialogo e della pace.

Infatti nel discorso in occasione del Dottorato Honoris Causa conferitogli dall’Università di Lovanio, il 2 febbraio 1980, mons. Romero ha ribadito la scelta della Chiesa per i poveri: “Noi sappiamo ora meglio che cosa significhi l’incarnazione, che cosa significhi che Gesù ha preso una carne realmente umana, e che si è fatto solidale con i suoi fratelli nella sofferenza, nei pianti e nei lamenti, nell’offerta.

Sappiamo che non si tratta direttamente di un’incarnazione universale, che è qualcosa di impossibile, ma di un’incarnazione preferenziale e parziale: un’incarnazione nel mondo dei poveri. E a partire da loro, che la Chiesa potrà essere per tutti, che la Chiesa potrà anche prestare un servizio ai potenti, attraverso una pastorale di conversione; ma non viceversa, come tante volte è capitato.

Il mondo dei poveri, con caratteristiche sociali e politiche assai concrete, ci insegna dove debba incarnarsi la Chiesa, per evitare quella falsa universalizzazione, che finisce sempre col trasformarsi in connivenza con i potenti. Il mondo dei poveri ci insegna come debba essere l’amore cristiano, che cerca certamente la pace, ma smaschera pure il falso pacifismo, la rassegnazione e l’inazione; che deve essere certamente gratuito, ma deve pure cercare l’efficacia storica…

Il mondo dei poveri ci insegna che la liberazione arriverà non il giorno in cui i poveri saranno i meri destinatari di benefici resi dai governi e dalla stessa Chiesa, ma quello in cui essi diverranno in prima persona attori e protagonisti della propria lotta e della propria liberazione, smascherando in tal modo la radice ultima dei falsi paternalismi, compresi quelli ecclesiali”.

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