A Locri la Giornata della memoria e dell’impegno

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Sono stati 25.000 a Locri e 500.000 in Italia i partecipanti alla marcia organizzata da Libera per la XXII Giornata della memoria e del ricordo delle vittime della mafia, come ha detto don Luigi Ciotti dopo le scritte offensive: “Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare”.

In testa al corteo i familiari delle vittime che reggono due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata: ‘Luoghi di speranza, testimoni di bellezza’. Inoltre don Ciotti ha detto che la mafia si sconfigge con la giustizia: “La prima mafia si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel quieto vivere, nel puntare il dito senza far nulla e girarsi dall’altra parte. L’omertà uccide, la verità è la speranza…

Coraggio e umiltà non richiedono ‘eroismi’ ma generosità e responsabilità. Consapevolezza e responsabilità sono inseparabili. Se oggi i diritti sono così deboli non è solo a causa di chi li attacca, ma anche di chi li difende troppo debolmente o peggio si nasconde dietro di essi per giustificare inadempienze e negligenze.

La legalità non può essere un insieme di principi sacrosanti, ma astratti, ma un ponte tra la responsabilità e la coscienza di essere persona sociale ed il ruolo attivo e positivo che giochiamo nella nostra comunità. Sull’assenza di progetti e proposte concrete e credibili rischiamo di rassegnarci alle mafie come un male inevitabile”.

Poi ha ricordato i nomi delle forze dell’ordine che “hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare. Quelli che chiamano ‘sbirri’ sono persone al servizio dello Stato, cioè di tutti noi.

Persone che con professionalità e dedizione provvedono alla nostra sicurezza ed alla tutela ed applicazione delle leggi. Dobbiamo essere loro grati. Io personalmente ho verso di loro un grande debito di gratitudine…. Se leggo ‘don Ciotti sbirro’ non la prendo come un’offesa ma come un complimento”.

Il tema della giornata, ‘Luoghi di speranza e testimoni di bellezza’, ha richiamato l’importanza di saldare la cura dell’ambiente e dei territori con l’impegno per la dignità e la libertà delle persone, come ha affermato don Luigi Ciotti, nel saluto al presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella: “Locri, come piazza principale, per stare vicino a chi – in Calabria, come in altre regioni – non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere.

Per la forza e l’attualità della ‘ndrangheta, che oggi è l’organizzazione criminale più attiva. Ed è la più forte non solo per il numero degli affiliati, ma anche per il consenso che riesce ad avere in molti strati sociali… Insieme alle mafie, il male principale del nostro Paese resta la corruzione. E corruzione significa questo: che tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica è sempre più difficile distinguere…

La nostra Costituzione è il primo dei testi antimafia! Ecco allora che la memoria non può essere un esercizio retorico. I vostri cari non sono morti per una targa, una corona di fiori, un discorso celebrativo. Sono morti per la nostra libertà, per un ideale di giustizia e democrazia che abbiamo il compito di realizzare”.

Poi ha ricordato il lavoro civile svolto da Libera, che in questi anni ha coinvolto molti giovani nei progetti di legalità: “La lotta al fenomeno mafioso non avrebbe potuto raggiungere livelli così alti senza una profonda consapevolezza dei nostri concittadini, senza un forte cambio di mentalità, senza la promozione di una nuova cultura della legalità.

I giovani e le associazioni della società civile, come Libera, e tante altre, sono stati tra i motori di questo radicale e indispensabile cambiamento. Dove prima vi era diffusa omertà, ora spesso vi sono i simboli e le bandiere delle associazioni impegnate contro la mafia. Dove vi era silenzio dettato dal timore, o dalla connivenza, ora vi sono le parole, forti e coraggiose, dei nostri ragazzi. Dove c’era indifferenza o rassegnazione, ora si insegna legalità. Occorre rafforzare e diffondere, perché prevalga, questa crescita culturale”.

Anche il vescovo di Locri, mons. Francesco Oliva, vittima insieme a don Ciotti di scritte ingiuriose, ha invitato i giovani a non dimenticare le due parole della giornata: “Memoria ed Impegno sono due parole chiavi del nostro cammino civile e religioso. La ‘memoria’ richiama il sangue versato da faide violenti che hanno seminato morte e distrutto i nostri paesi, della sofferenza che il tempo dei sequestri ha cagionato.

‘Memoria’ delle tante vittime spezzate dalla violenza della mafia, vite di uomini e donne, giovani e meno giovani, ragazzi e persone bambini, vittime innocenti di una criminalità spietata che non si è mai fermata davanti a niente”. L’altra parola della giornata è stata quella dell’impegno, che per il vescovo indica la volontà civile del cambiamento:

“Impegno è volontà di cambiamento, di conversione e di vita nuova. Mai più nella nostra terra violenza e spargimento di sangue, sequestri di persone e faide distruttive! Scompaia ogni tentazione di fare uso della forza e della vendetta! Vengano meno tutte le forme di associazione criminale! Vogliamo condividere lo stesso sentimento, rinnegare ogni forma di comportamento mafioso.

La ‘ndrangheta è morte per la nostra terra, la causa principale del nostro sottosviluppo. Chi uccide non è uomo di onore, ma un vero disonore per la nostra terra. Ogni uomo e donna di buona volontà dica per sempre no ad ogni forma di illegalità e criminalità. Facciamo obiezione di coscienza di fronte a qualunque progetto di morte ed alla mentalità mafiosa, prepotente ed arrogante.

‘Impegno’ è volontà di costruire una società nuova, di ridare dignità alla nostra terra, di ricostruire rapporti di pace e di riconciliazione, di favorire legami di cooperazione nel bene, di volere un lavoro per tutti”. Riprendendo le parole di papa Francesco pronunciate a Sibari mons. Oliva ha invitato tutti a “non aver paura e a ritrovare il coraggio e la speranza di andare avanti”.

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