Marzo 1937: papa Pio XI condanna comunismo, nazismo e laicismo

Condividi su...

Nel marzo 1937 papa Pio XI pubblicò tre encicliche, in pochi giorni, in cui espresse una seria condanna nei confronti delle tre ideologie che provarono a distruggere il cristianesimo: il 28 marzo papa Pio XI pubblicò l’enciclica ‘Firmissimam constantiam’, dedicata alla situazione della Chiesa nel Messico, teatro fin dagli anni ’10 dello scorso secolo di un’aspra persecuzione religiosa; il 19 marzo, Pio XI aveva pubblicato un’altra enciclica, più corposa, sul comunismo ateo, ‘Divini redemptoris’, seguita a due giorni di distanza dalla terza enciclica, ‘Mit brennender Sorge’, nella quale il Papa denunciava ‘la via dolorosa della Chiesa e il progressivo acuirsi dell’oppressione dei fedeli ad essa rimasti devoti’ nella Germania hitleriana.

In un articolo dell’Osservatore Romano Paolo Valvo ha commentato questo evento unico nella storia della Chiesa: “L’uscita di tre encicliche in un così breve lasso di tempo non era evidentemente casuale, e testimoniava la determinazione con cui Pio XI, all’epoca ancora convalescente dopo una lunga malattia che lo aveva immobilizzato per mesi, intendeva affrontare le diverse sfide poste alla Chiesa dalle ideologie anticristiane del tempo, dal neopaganesimo razzista che in Germania propugnava una Chiesa nazionale e un ‘cristianesimo positivo’ purificato dalle sue radici giudaiche, all’anticlericalismo messicano fautore di riforme sociali ed educative ispirate a un laicismo esacerbato e a un socialismo dai contorni peraltro piuttosto confusi, passando naturalmente per il comunismo, i cui effetti perniciosi agli occhi di papa Achille Ratti si erano resi evidenti tanto nel Messico quanto nella Spagna dilaniata dalla guerra civile”.

Secondo l’autore le encicliche di quel marzo di 80 anni fa “non si fermavano alla denuncia degli errori dottrinali dell’epoca, ma intendevano proporre anche un programma concreto di azione, che potesse sanare le premesse sociali e culturali di quegli stessi errori”. Nell’enciclica ‘Firmissimam Costantiam’ papa Pio XI interviene con la denuncia contro il governo messicano, che nel 1926 proibì di celebrare pubblicamente le messe.

L’enciclica inizia con un’esortazione e un riconoscimento verso i numerosi fedeli cattolici, laici e sacerdoti, che hanno continuato a professare la fede cattolica nonostante la persecuzione: “E’ a Noi ben nota, Venerabili Fratelli, e per il Nostro cuore paterno gran motivo di consolazione, la costanza vostra, dei vostri sacerdoti, della maggior parte dei fedeli messicani, nel professare ardentemente la fede cattolica e nel resistere alle imposizioni di coloro che, ignorando la divina eccellenza della religione di Gesù Cristo e conoscendola solo attraverso le calunnie dei suoi nemici, si illudono di non poter compiere riforme a bene del popolo se non combattendo la religione della grande maggioranza”.

Papa Pio XI era costantemente informato sulla situazione dei cristiani in Messico e tale enciclica fu la terza ad essere pubblicata dal papa riguardante situazione della Chiesa messicana ed invitava a formare i laici per operare nella realtà messicana: “E poiché sappiamo che voi già state lavorando in questo senso, vi esprimiamo il Nostro compiacimento per avere già scrupolosamente scelti e premurosamente formati buoni collaboratori, che porteranno con la parola e con l’esempio il fervore della vita e dell’apostolato cristiano nelle diocesi e nelle parrocchie.

Questo vostro lavoro riuscirà certo solido e profondo, alieno dalla pubblicità, dal rumore, da forme clamorose, operante nel silenzio, anche senza frutti molto appariscenti od immediati: a guisa del seme, che nell’apparente riposo sotterra prepara la nuova pianta rigogliosa”. Nell’enciclica ‘messicana’ papa Ratti affermò la libertà della religione nel formare le coscienze degli uomini:

”Deve ammettersi che la vita cristiana, per svolgersi, ha bisogno pure di ricorrere a mezzi esterni e sensibili; che la Chiesa, essendo una società di uomini, richiede, rispetto alla naturale esigenza della vita e del suo necessario incremento, una legittima libertà d’azione, e che i suoi fedeli hanno diritto di trovare nella società civile possibilità di vivere in conformità ai dettami della loro coscienza”.

Nell’enciclica il papa ha rivolto anche un appello all’Azione Cattolica, affinché non abbandoni i poveri: “L’Azione Cattolica non può trascurare le classi più umili e più bisognose degli operai, dei contadini, degli emigrati, ha in altri campi non meno gravi ed imprescindibili doveri; fra l’altro essa deve con sollecitudine tutta particolare occuparsi degli studenti, che un giorno avranno, come professionisti, una grande influenza nella società e forse copriranno cariche pubbliche.

Alla pratica della religione cristiana, alla formazione dell’indole e della coscienza cattolica, che sono elementi fondamentali per tutti i fedeli, dovete associare una speciale ed accurata educazione e preparazione intellettuale, appoggiata alla filosofia cristiana, quella cioè che con tanta verità fu detta filosofia perenne…

Quello che lodevolmente fa l’Azione Cattolica in altri paesi per la formazione culturale e per ottenere che la istruzione religiosa abbia il primato intellettuale fra gli studenti e laureati cattolici, desideriamo ardentemente che si faccia, nella misura del possibile, anche tra di voi, adattando l’istruzione alle particolari condizioni, necessità e possibilità della vostra Patria”.

Invece con l’enciclica ‘Mit brennender Sorge’ papa Ratti accusava il nazismo di violazioni al Concordato ed esprimeva un duro giudizio sulle intenzioni ‘di coloro i quali pongono a scopo della loro vocazione proprio quel che vi è di umano nella Chiesa, talvolta facendone persino un losco affare’, condanna la dottrina nazionalsocialista come anticristiana e pagana:

“Non si può considerare come credente in Dio colui che usa il nome di Dio retoricamente, ma solo colui che unisce a questa venerata parola una vera e degna nozione di Dio… Chi, con indeterminatezza panteistica, identifica Dio con l’universo, materializzando Dio nel mondo e deificando il mondo in Dio, non appartiene ai veri credenti…

Né è tale chi, seguendo una sedicente concezione precristiana dell’antico germanesimo, pone in luogo del Dio personale il fato tetro e impersonale, rinnegando la sapienza divina e la sua provvidenza; un simile uomo non può pretendere di essere annoverato fra i veri credenti”.

La ‘moderazione’ della Chiesa era stata dettata dal desiderio di non ‘strappare la pianta buona’: “La moderazione da Noi finora mostrata, nonostante tutto ciò, non Ci è stata suggerita da calcoli di interessi terreni né tanto meno da debolezza, ma semplicemente dalla volontà di non strappare, insieme con la zizzania, anche qualche buona pianta; dalla decisione di non pronunziare pubblicamente un giudizio, prima che gli animi fossero maturi per riconoscerne l’ineluttabilità; dalla determinazione di non negare definitivamente la fedeltà di altri alla parola data, prima che il duro linguaggio della realtà avesse strappato i veli con i quali si è saputo e si cerca anche adesso di mascherare, secondo un piano prestabilito, l’attacco contro la Chiesa.

Anche oggi, che la lotta aperta contro le scuole confessionali, tutelate dal Concordato, e l’annientamento della libertà di voto per coloro che hanno diritto all’educazione cattolica, manifestano, in un campo particolarmente vitale per la Chiesa, la tragica serietà della situazione e una non mai vista pressione spirituale dei fedeli, la sollecitudine paterna per il bene delle anime, Ci consiglia di non lasciare senza considerazione le prospettive, per quanto scarse, che possano ancora sussistere, di un ritorno alla fedeltà dei patti e ad una intesa permessa dalla Nostra coscienza”.

Ma la prima enciclica pubblicata nel marzo di quell’anno riguardava il ‘comunismo ateo’, denunciando gli errori del comunismo, che “spoglia l’uomo della sua libertà, … toglie ogni dignità alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi”, indicandolo come ‘intrinsecamente perverso’, nella quale si cela una ‘falsa’ idea di redenzione. Con questa enciclica il papa denunciava il comunismo di levare la libertà all’uomo:

“Il comunismo spoglia l’uomo della sua libertà, principio spirituale della sua condotta morale; toglie ogni dignità alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi. All’uomo individuo non è riconosciuto, di fronte alla collettività, alcun diritto naturale della personalità umana, essendo essa, nel comunismo, semplice ruota e ingranaggio del sistema. Nelle relazioni poi degli uomini fra loro è sostenuto il principio dell’assoluta uguaglianza, rinnegando ogni gerarchia e ogni autorità che sia stabilita da Dio, compresa quella dei genitori; ma tutto ciò che tra gli uomini esiste della cosiddetta autorità e subordinazione, tutto deriva dalla collettività come da primo e unico fonte.

Né viene accordato agli individui diritto alcuno di proprietà sui beni di natura e sui mezzi di produzione, poiché, essendo essi sorgente di altri beni, il loro possesso condurrebbe al potere di un uomo sull’altro. Per questo appunto dovrà essere distrutta radicalmente questa sorta di proprietà privata, come la prima sorgente di ogni schiavitù economica”.

Inoltre il comunismo propugna la distruzione della famiglia e la ‘cosificazione’ della donna: “Rifiutando alla vita umana ogni carattere sacro e spirituale, una tale dottrina naturalmente fa del matrimonio e della famiglia una istituzione puramente artificiale e civile, ossia il frutto di un determinato sistema economico; viene rinnegata l’esistenza di un vincolo matrimoniale di natura giuridico-morale che sia sottratto al beneplacito dei singoli o della collettività, e, conseguentemente, l’indissolubilità di esso.

In particolare per il comunismo non esiste alcun legame della donna con la famiglia e con la casa. Esso, proclamando il principio dell’emancipazione della donna, la ritira dalla vita domestica e dalla cura dei figli per trascinarla nella vita pubblica e nella produzione collettiva nella stessa misura che l’uomo, devolvendo alla collettività la cura del focolare e della prole.

E’ negato infine ai genitori il diritto di educare, essendo questo concepito come un diritto esclusivo della comunità, nel cui nome soltanto e per suo mandato i genitori possono esercitarlo”.

Inoltre per il papa l’ascesa del comunismo è figlia del liberalismo: “Per spiegare poi come il comunismo sia riuscito a farsi accettare senza esame da tante masse di operai, conviene ricordarsi che questi vi erano già preparati dall’abbandono religioso e morale nel quale erano stati lasciati dall’economia liberale. Con i turni di lavoro anche domenicale non si dava loro tempo neppur di soddisfare ai più gravi doveri religiosi nei giorni festivi; non si pensava a costruire chiese presso le officine né a facilitare l’opera del sacerdote; anzi si continuava a promuovere positivamente il laicismo.

Si raccoglie dunque ora l’eredità di errori dai Nostri Predecessori e da Noi stessi tante volte denunciati, e non è da meravigliarsi che in un mondo già largamente scristianizzato dilaghi l’errore comunista”. Però per combattere questi ‘mali’ il papa indica la via dello studio della Dottrina Sociale della Chiesa, non lesinando critiche alle negligenze spirituali e materiali di cui i cattolici si erano spesso resi responsabili nei riguardi soprattutto degli indigenti e degli operai:

“Perciò è sommamente necessario che in tutti i ceti della società si promuova una più intensa formazione sociale corrispondente al diverso grado di cultura, intellettuale, e si procuri con ogni sollecitudine e industria la più larga diffusione degli insegnamenti della Chiesa anche tra la classe operaia. Siano illuminate le menti dalla luce sicura della dottrina cattolica e inclinate le volontà a seguirla e ad applicarla come norma del retto vivere, per l’adempimento coscienzioso dei molteplici doveri sociali.

Si combatta così quella incoerenza e discontinuità nella vita cristiana da Noi varie volte lamentata, per cui taluni, mentre sono apparentemente fedeli all’adempimento dei loro doveri religiosi, nel campo poi del lavoro o dell’industria o della professione o nel commercio o nell’impiego, per un deplorevole sdoppiamento di coscienza, conducono una vita troppo difforme dalle norme così chiare della giustizia e della carità cristiana, procurando in tal modo grave scandalo ai deboli e offrendo ai cattivi facile pretesto di screditare la Chiesa stessa”.

Ed anche in questa enciclica il papa ha affidato all’Azione Cattolica il compito di formare i cristiani ad essere lievito della società ‘in queste contingenze tanto difficili’: “Deve perciò anzi tutto attendere a formare con cura speciale i suoi soci e prepararli alle sante battaglie del Signore.

A tale lavoro formativo, quanto mai urgente e necessario, che si deve sempre premettere all’azione diretta e fattiva, serviranno certamente i circoli di studio, le settimane sociali, corsi organici di conferenze e tutte quelle altre iniziative atte a far conoscere la soluzione dei problemi sociali in senso cristiano.

Militi dell’Azione Cattolica così ben preparati ed addestrati saranno i primi ed immediati apostoli dei loro compagni di lavoro e diventeranno i preziosi ausiliari del sacerdote per portare la luce della verità e sollevare le gravi miserie materiali e spirituali in innumerevoli zone refrattarie all’azione del ministro di Dio, o per inveterati pregiudizi contro il Clero o per deplorevole apatia religiosa”. Dopo 80 anni risultano attuali tali encicliche per la costante lotta della Chiesa a difesa della libertà umana contro le pretese delle ideologie totalitarie, come ha ribadito la dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa ‘Dignitatis humanae’ (1965).

Free Webcam Girls
151.11.48.50