I siriani vivono una ‘Quaresima amara’

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Quella che i cristiani di Siria stanno vivendo è una ‘Quaresima amara’, e tra i tanti fattori di sofferenza e mestizia che affliggono le Chiese siriane c’è l’emorragia di sacerdoti che durante gli anni di guerra civile hanno abbandonato il Paese, privando i fedeli rimasti del loro conforto pastorale.

Questo ha scritto l’arcivescovo Samir Nassar, a capo dell’arcieparchia di Damasco dei Maroniti, nella sua lettera pastorale per la Quaresima: “Le parrocchie hanno visto il numero di parrocchiani diminuire e le attività pastorali notevolmente ridotte… La Chiesa di Damasco ha visto la partenza di un terzo del clero (27 sacerdoti).

Si tratta di un duro colpo, che indebolisce la minoranza cristiana già in declino… I sacerdoti rimasti prendono in considerazione la possibilità di trattare la loro eventuale partenza. Aspettano solo che le agenzie umanitarie arrivino a farsi carico delle famiglie divise”.

Proprio in questa condizione di abbandono e di povertà “la Quaresima del 2017 ci offre un tempo nel deserto, per considerare la nostra responsabilità nella Chiesa, in mezzo ai fedeli in difficoltà, e per aprire la strada verso Cristo Risorto. Cristo luce del mondo, che conosce i cuori degli uomini e delle donne, ci dice: ‘Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro’”.

Nonostante questa esortazione a non emigrare in Siria un 1 bambino su 4 soffre conseguenze devastanti del conflitto sulla salute mentale: 3.000.000 di bambini sono nati e cresciuti in guerra e 5.800.000 hanno bisogno di aiuto; inoltre in 6 anni di conflitto sono oltre 470.000 le vittime della guerra; l’85% della popolazione siriana vive in condizioni di povertà e 4.600.000 di persone vivono in aree assediate o difficilmente raggiungibili; sono 6.300.000 gli sfollati all’interno della Siria e 4.900.000 (tra cui 2.300.000 bambini) sono rifugiati e hanno dovuto lasciare il Paese, secondo il dossier di Save the Children, ‘Ferite invisibili’.

Il dossier evidenzia che due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto. Il 50% degli adulti denuncia che gli adolescenti ormai fanno uso di droghe per affrontare lo stress, le violenze domestiche sono aumentate e il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i 7 anni.

Secondo l’81% degli adulti intervistati, i bambini sono diventati più aggressivi, sia nei confronti dei genitori e dei familiari che degli amici. Sono tantissimi i bambini che soffrono di minzione involontaria e di frequente enuresi notturna (lo riferisce il 71% degli adulti) e quelli che la notte non riescono a dormire per gli incubi, la paura del buio, dei bombardamenti, della perdita della famiglia. La metà degli adulti intervistati denuncia che i bambini che non riescono più a parlare e sono molti anche quelli che commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio.

Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, ha così commentato i dati: “Questa ricerca dimostra che le conseguenze del conflitto sui bambini siriani sono devastanti. Bambini che sognano di morire per poter andare in Paradiso e avere così un posto dove poter mangiare e stare al caldo o che sperano di essere colpiti dai cecchini per arrivare in ospedale e magari poter scappare dalle città assediate.

Genitori che preferiscono dare in spose le proprie figlie ancora bambine perché non possono occuparsi di loro, generandone la disperazione che in alcuni casi le porta addirittura al suicidio. Bambini lasciati orfani della guerra che pur di avere qualcosa da mangiare si uniscono ai gruppi armati. Non possiamo rimanere a guardare mentre si consuma questa tragedia sulla pelle dei bambini. Devono immediatamente smettere i bombardamenti sui civili e gli aiuti devono raggiungere le popolazioni con particolare attenzione al sostegno psicologico per i più piccoli e vulnerabili”.

La mancanza di educazione è una delle più grandi paure dei bambini e l’impossibilità di andare a scuola crea loro grandi problemi oltre che nell’apprendimento, anche nella socializzazione: dall’inizio del conflitto sono più di 4.000 le scuole che sono state attaccate, circa due al giorno. Una scuola su tre è danneggiata da bombe o è stata trasformata in rifugio per sfollati e circa 150.000 tra insegnanti e personale educativo, hanno lasciato il Paese. Le scuole che rimangono in piedi continuano ad essere obiettivi di attacchi indiscriminati e la maggior parte dei bambini e degli adolescenti non può frequentarle.

Il 50% dei bambini che frequentano ancora la scuola dicono di avere paura ad andarci perché non si sentono al sicuro e la maggior parte dice di aver perso ‘il senso del futuro’ senza la possibilità di studiare. Inoltre sono 2.300.000 i bambini che hanno abbandonato la Siria in cerca di sicurezza e aiuto, fuggendo per la maggior parte nei paesi limitrofi, Turchia, Giordania, Libano e Iraq. Questi bambini hanno subito forti traumi e la maggior parte di loro sono stati testimoni di violenze estreme che li hanno costretti a fuggire.

La prima causa di stress è rappresentata dalle difficilissime condizioni economiche in cui si trovano le famiglie sfollate: molti adulti non riesco a fare lavori legali in conseguenza del loro status di rifugiati, che impedisce loro anche di accedere a scuole e strutture sanitarie e li fa vivere in una sorta di limbo. Uno studio condotto tra i rifugiati in Turchia, ad esempio, mostra come il 45% dei bambini sfollati in questo paese soffrano di disturbi traumatici da stress (un dato dieci volte più alto rispetto alla media mondiale) e il 44% di loro soffre di depressione.

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