Comunione e Liberazione ricorda don Giussani

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In occasione del 12° anniversario della morte del Servo di Dio, mons. Luigi Giussani (22 febbraio 2005) e del 35° del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione (11 febbraio 1982), si stanno celebrando messe in Italia e nel mondo, presiedute da cardinali e vescovi con questa intenzione di preghiera: “Chiediamo a Dio la grazia di seguire senza riserve l’invito di Papa Francesco a mendicare e imparare la vera povertà che ‘descrive ciò che abbiamo nel cuore veramente: il bisogno di Lui’, per vivere la vita sempre come un inizio coraggioso rivolto al domani”.

A Milano il card. Angelo Scola, nella messa concelebrata con il presidente della Fraternità, don Julián Carrón, il vicario generale, mons. Mario Delpini, il vicario episcopale per la Vita Consacrata Maschile, mons. Paolo Martinelli, e molti sacerdoti del movimento, tra cui l’assistente ecclesiastico diocesano di CL, don Mario Garavaglia, ha ricordato don Luigi Giussani attraverso la sua passione educativa:

“Sant’Agostino ha genialmente parlato del tempo come attesa. La vita come vocazione si dipana in permanente dialogo con il Padre, attenta a scoprire i segni dei tempi attraverso i quali Egli esprime la ‘sua tenerezza [che] si espande su tutte le creature’… Papa Francesco non si stanca di ricordarcelo. Anzitutto attraverso la potenza di testimone propria della sua persona che intende leggere il tempo presente e rispondere al disegno di Dio qui ed ora. Dobbiamo crescere nell’ascolto della realtà, della storia; siamo, così, provocati a riconoscere la chiamata del Signore e a risponderGli senza indugio”.

Accennando all’imminente visita del papa nella diocesi il card. Scola ha sottolineato la dimensione del pellegrinaggio nella vita di ciascuna persona: “Il presente, infatti, è il tempo del pellegrinaggio verso l’incontro definitivo con ‘Gesù Cristo, il più bello tra i figli degli uomini’. Perché di pellegrinaggio si tratti, e non di un puro vagabondare, ci è chiesto, anzitutto, di essere ben consapevoli della meta.

Il brano evangelico che abbiamo ascoltato ce la indica con il pregnante richiamo di Gesù alla realtà della risurrezione operata dal Dio vivente. Risurrezione che ci apre ad uno stato definitivo di vita che trasfigura ogni dimensione della persona ed ogni rapporto, perché il Paradiso indica il nuovo cielo fatto di compiute relazioni di amore perfetto verso tutti in Cristo Gesù. Per stare al Vangelo, l’amore matrimoniale non avrà più bisogno di vincoli e, senza gelosie, l’amore affettivo ed effettivo tra i coniugi si esprimerà per sempre al suo massimo livello”.

Questa adesione a Cristo è stata sempre fondamentale nell’azione educativa di don Luigi Giussani, che ha messo sempre al centro la vita eterna: “Il Servo di Dio Luigi Giussani ha educato non poche generazioni a guardare alla vita eterna non solo come al traguardo finale, ma a riconoscerne gli anticipi fin dal qui e ora nel centuplo quaggiù. Il centuplo è quell’irruzione dell’eterno nel quotidiano che non può essere confuso con il potenziamento delle nostre forze, neppure dei nostri desideri oggettivi. E’ una stabile novità che alimenta e dà all’esistenza personale, ecclesiale e sociale il dolce sapore del dono”.

Nel libro ‘Perché la Chiesa’ don Giussani ha scritto: “E’ collaborazione al dilatarsi dell’alba della resurrezione a tutti i rapporti creativi che l’uomo vive col tempo e con lo spazio (…). Con la grazia operante del disegno di Dio, il lavoro riempie lo spazio tra la resurrezione di Cristo e la resurrezione finale”.

Tale espressione ha richiamato nel card. Scola due tracce per incontrare la bellezza della vita eterna: “Una prima traccia della bellezza della vita eterna nel presente a cui voglio riferirmi, anche perché dice un accento particolarmente provocatorio del carisma del Servo di Dio, mons. Luigi Giussani, è quella modalità di stare dentro il reale che in senso generale possiamo chiamare lavoro”.

L’altra traccia riguarda la vita comunitaria: “Ma c’è un secondo indizio di bellezza di vita eterna nel presente. E’ la comunione ecclesiale. In questi anni ho molto insistito su come la vita della Chiesa, soprattutto della nostra estesa Chiesa ambrosiana, debba esprimersi secondo quella pluriformità nell’unità che le è propria. Il metodo di vita cristiana così vissuto esalta la potenza del carisma di don Giussani, carisma di apertura totale a partire da ogni fedele battezzato”.

Ed ha concluso l’omelia con due raccomandazioni ai fedeli ciellini, ma con valenza universale: “Abbiate sempre gli occhi fissi in Gesù e abbiate un cuore largo, pieno di amore gli uni per gli altri, tesi ad annunciare a tutti la letizia del Vangelo”. Al termine della celebrazione eucaristica don Julián Carrón ha espresso la gratitudine ‘di tutti gli amici di Comunione e Liberazione’, ricordando ‘la trepidazione’ per la visita del papa:

“Chiediamo al Signore la grazia che la fedeltà al carisma di don Giussani ci renda sempre più pronti, nella sequela di Pietro, a uscire incontro ai nostri fratelli uomini nel condividere con carità, realismo e creatività, il loro bisogno di felicità”. Infine il card. Scola ha espresso un pensiero affinché prosegua la ‘causa verso gli altari’ del Servo di Dio: “Vi spingo a proseguire nella preghiera e nella bella pratica di visitare la tomba di monsignor Giussani, così come a segnalare dati, fatti e circostanze che possano aiutare il suo cammino verso la canonizzazione.

Nello stesso tempo vi invito alla pazienza, perché sono procedimenti molto lunghi, soprattutto per coloro che hanno scritto molto. Con il passare del tempo, il suo volto si fa più luminoso ai nostri occhi e sostiene il nostro cammino ogni giorno più intensamente. A questo dobbiamo guardare perché si attui anche il suo cammino verso gli altari. Occorre vivere in pienezza, nel suo carisma, quella responsabilità che, come cristiani, portiamo nei confronti di tutti i nostri fratelli uomini.

Più ci lasciamo guidare dallo sguardo che ha suscitato in noi la bellezza dell’essere figli di Dio, più qualunque forma di appartenenza alla Chiesa in particolare il regime di comunione che la regge, riempie la nostra vita e la nostra gioia sarà sempre più piena”.

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