La Chiesa dell’Italia meridionale domanda lavoro per i giovani

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A Napoli si è svolto, nella scorsa settimana, il convegno delle Conferenze episcopali regionali del Mezzogiorno (Sardegna compresa) sul tema ‘Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel Sud?’, in cui circa 350 persone tra vescovi, sacerdoti e laici si sono interrogati sul futuro del sud e delle nuove generazioni, troppo spesso costrette a emigrare per trovare un lavoro decente.

Infatti i numeri presentati, riguardanti l’occupazione, sono impietosi: nel 2015, in agricoltura, alla crescita di Molise (+31,3% su base annua) e Puglia (+23%), si contrappone il calo di Sardegna, Sicilia e Campania. Nei primi mesi del 2016, sempre su base annua, l’occupazione totale è cresciuta al Sud del 4,4%, in testa Campania (+3,4%) e Calabria (+3,7%). Ma con riferimento agli under 34, si è registrato un crollo di 622.000 unità, fatta eccezione per la Basilicata.

A tre anni dal diploma, al Sud solo il 26,7% di diplomati e il 37,1% dei laureati trova lavoro: dati assai inferiori a quelli delle regioni centro–settentrionali (rispettivamente 49% e 68,8%), e alle medie europee (70% e 81%). Quindi, secondo i presuli, la prima condizione fondamentale per creare occupazione al sud è ‘sgomberare il campo dalle logiche del clientelismo, dalle lentezze della burocrazia, dalla invadenza della malavita organizzata’.

Occorre, hanno scritto nel messaggio conclusivo, ‘fare spazio alle nuove frontiere del lavoro, sviluppando modelli organizzativi in linea con l’evoluzione della società e della tecnologia’. Nel messaggio i vescovi hanno sottolineato che ‘la risorsa più grande’ sono i giovani: serve “coinvolgere i giovani professionisti e lavoratori direttamente nell’azione pastorale delle Chiese”.

In apertura del convegno il segretario di stato, card. Pietro Parolin, ha portato il saluto di papa Francesco, che ha ribadito che “al centro della questione lavorativa va sempre posta la persona con la sua dignità”, auspicando che “le comunità ecclesiali, a fianco delle istituzioni, si adoperino con dedizione per ricercare soluzioni adeguate alla piaga sempre più estesa della disoccupazione giovanile e del lavoro nero e al dramma di tanti lavoratori sfruttati per avidità, a causa di una mentalità che guarda al denaro, ai benefici e ai profitti economici a scapito dell’uomo”.

Inviando il messaggio, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è ricollegato ai valori della Costituzione, i cui padri posero ‘il lavoro come base della repubblica e fondamento della stessa cittadinanza’ ricordando che, invece, ‘oggi, i livelli di occupazione sono insufficienti’: “Il lavoro che manca lacera la convivenza, provoca gravi diseguaglianze sociali, impoverisce lo stesso tessuto economico e impedisce a tanti concittadini una vita dignitosa e serena”.

Nel ringraziare gli invitati il vescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, ha detto che la Chiesa è pronta a collaborare con le Istituzioni civili per trovare una soluzione al problema: “Sentiamo tutti l’esigenza di corrispondere a ciò che il Signore Gesù Cristo ci chiede, e la Chiesa ci ha insegnato. Dobbiamo testimoniare valori, pensando a chi vive il disagio, in questo caso i giovani.

Già il Concilio Vaticano II, e lo stesso magistero pontificio da Papa Leone XIII in poi, ci sprona ad occuparci della dignità dell’uomo, dei suoi valori, delle sue vere identità. Non vogliamo lamentarci, non vogliamo piangerci addosso o rispolverare statistiche pubblicate ovunque.

Vogliamo mettere in pratica i documenti realizzati nell’ottobre del 1989 ‘Chiesa italiana e Mezzogiorno: sviluppo nella solidarietà’ e nel febbraio 2009 ‘Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno’. Vogliamo lavorare insieme, collaborare nel rispetto reciproco, per evitare che altri giovani cadano nella tentazione di sentirsi avviliti, scartati, emarginati”.

Ed il Presidente del Comitato scientifico ed organizzativo della prossima Settimana Sociale dei Cattolici italiani, mons. Filippo Santoro, nell’allocuzione iniziale ha sottolineato che la fede trasforma la storia: “Oltre all’assenza del lavoro ci ferisce la sua precarietà nelle varie forme di insicurezza, di lavoro nero, di caporalato, di illegalità, come quelle pratiche che con un neologismo vengono chiamate agromafie…

Porto con me il dolore e lo strazio dei ragazzi morti sul lavoro dei quali ho celebrato le esequie in questi anni, come anche le mie esperienze di quelle famiglie che hanno perso la propria mamma o il proprio papà, uccisi dal calore nei campi di raccolta, d’estate, dopo ore ed ore di lavoro per pochi euro, taglieggiati per giunta dal caporale di turno e al netto del biglietto del bus pagato a proprie spese”.

Durante i lavori il prof. il professor Leonardo Becchetti, economista all’Università Tor Vergata di Roma, ha sottolineato che “davanti alle sfide poste ai giovani in cerca di un impiego, ci sono due ostacoli, il primo è il basso costo della manodopera, il secondo è l’uso delle macchine che gradualmente sostituiranno l’uomo. L’industria 4.0 sta cambiando il modo di produrre; è in atto una vera rivoluzione, ma non dobbiamo considerarla una condanna alla fine del lavoro”.

Invece mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, ha ricordato il rapporto che deve esistere tra chiesa e politica, tra religiosi e amministratori, coi quali deve essere chiaro il rispetto dei ruoli e delle competenze ed il loro riconoscimento reciproco: “Esiste una distanza tra le domande per vivere poste dai giovani e le risposte concrete che dovrebbero essere date loro. Spesso le risposte della politica sono pasticciate e solo apparenti. Quando un’amministrazione non risponde, sta tradendo tali domande”.

In questo modo ha esortato la Chiesa e la politica ad impegnarsi concretamente a favore dei giovani: Non è ricoprendo di benedizioni un fratello che rispondiamo alle sue esigenze… Troppi diaconi delle idee e pochi diaconi della realtà. La Chiesa deve uscire dalla retorica e dai luoghi comuni”. Il convegno di Napoli ha rappresentato una tappa importante verso la prossima settimana sociale dei cattolici, che si terrà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre ed avrà come tema ‘Il lavoro che vogliamo’.

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