Cile, la Conferenza episcopale promuove più ‘giustizia, pace e riparazione’ per l’Araucania

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Un auspicio quello del Consiglio permanente della Conferenza episcopale cilena – Cech – affinché violenze e soprusi nella regione di Araucania siano sconfitte.

In una nota a firma di mons. Santiago Silva Retamales, vescovo castrense, si legge della speranza che il lavoro della Commissione presidenziale consultiva per l’Araucanía “possa tradursi in proposte e decisioni politiche pubbliche con l’urgenza che è richiesta, poiché la regione, colpita da anni da scontri e violenze, e con essa il popolo mapuche non possono soffrire nuove dilazioni nel cammino di incontro, giustizia, riparazione e pace”.

La regione centro-meridionale cilena ha una lunga storia fatta di conflitti armati. Tra campagne militari, invasioni dell’esercito cileno e accordi diplomatici, il territorio ha subito e continua a subire angherie e vessazioni. Il popolo amerindo dei Mapuche, nonostante la tenacia e la resistenza tipica della propria storia – in passato hanno anche sconfitto gli Inca – soffre per i ripetuti maltrattamenti.

Nella nota della Cech, inoltre, si ringrazia il vescovo di Temuco, mons. Héctor Vargas, che ha coordinato la Commissione, stilando un rapporto finale, con proposte concrete e giudicate positive dalla Chiesa locale. Il Report è stato consegnato alla presidente della Repubblica Michelle Bachelet.

Tenendo conto della cultura e delle tradizioni dei locali, della sofferenza delle vittime di violenza rurale, con chiese o templi bruciati, e la grave situazione di povertà della regione, urge un piano d’azione concreto.

In tale direzione verte la richiesta della Commissione di un riconoscimento costituzionale dei popoli indigeni; una rappresentanza speciale in Congresso e la costituzione di un ministero per i Popoli indigeni; l’approvazione di una legge speciale per l’Araucanía; della creazione di commissioni per ridistribuire le terre indigene e per la riparazione delle vittime della violenza; infine piani di sviluppo per le comunità indigene e la creazione di un’Agenzia per l’Acqua.

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