A Bologna è attiva la mensa di San Giacomo

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I numeri della crisi sono ormai una consuetudine e forse non ci facciamo caso se non per un generale lamento, che ormai non provoca più le nostre coscienze. Di fronte alle necessità di qualcuno che ti chiede da mangiare perché sono diversi giorni che non mangia, qualcosa ti scuote. Però non è facile affiancare persone senza fissa dimora, prive di tutto.

L’esperienza che si acquista con un attento ascolto, ti mette a contatto con le piaghe di una società che spesso resta sorda e non riesce a vedere chi ci sta attorno. Padre Domenico Vittorini, agostiniano ed animatore della ‘Mensa di San Giacomo Maggiore’ a Bologna, afferma:

“Questi incontri, questi momenti di ascolto diventano anche luoghi privilegiati nei quali riflettere e osservare la gemmazione di una serie di sempre più drammatiche povertà che stanno radicandosi ogni giorno di più nel tessuto della città. Le situazioni che creano gravi disagi colpiscono la parte più povera della cittadinanza, queste situazioni fanno aumentare il numero di coloro colpiti da gravi sintomi depressivi, che spesso sfociano in gravi esaurimenti nervosi.

Chi si trova in difficoltà desidera innanzitutto essere preso in considerazione, desidera poter condividere con altri le proprie angosce ed i propri problemi, desidera non sentirsi abbandonato. Ascoltare, è aprire il cuore all’altro e diventare suo ‘prossimo’, manifestando così con questo piccolo segno una solidarietà feriale ma concreta… Le situazioni di grave vulnerabilità stanno aumentando a vista d’occhio e col passare del tempo assumono aspetti sempre più preoccupanti.

Aumentano le persone che vivono in strada ed anche coloro che ai margini chiedono una elemosina. Numerosi sono coloro che vagano in città con le loro poche cose caricate su carrelli di supermercati o carrozzine per neonati. La stazione ferroviaria per molti è un luogo dove trovare riparo per i tanti che non sanno dove pernottare.

In aumento anche coloro che dormono sotto i portici o in luoghi di fortuna nelle estreme periferie. Non pochi coloro che per procurasi viveri di prima necessità li recuperano tra gli scarti dei supermercati o dei mercati rionali”. Così per un’intuizione dell’agostiniano padre Domenico Vittorini nasce un’attenzione al territorio per sconfiggere il degrado e dare un pasto caldo a chi non può permetterselo:

“Piazza Verdi è una realtà molto composita: io conosco gli ultimi e sento che c’è tanta solitudine, che hanno bisogno di qualcuno che abbia certezze”. Le persone che ricevono un pasto sono persone con una grande sofferenza alle spalle. C’è chi spaccia, chi sta per entrare in carcere, chi si ammala restando in strada e chi ci muore pure.

Insomma la mensa di San Giacomo offre ogni giorno più di 100 pasti caldi, senza bisogno di una ‘tessera’ per accedervi, ma soltanto alcune regole precise per la convivenza civile di volontari ed utenti: prima di tutto si richiede la puntualità. Il pranzo inizia alle due e mezza ogni giorno, dal lunedì al venerdì.

All’inizio, racconta padre Domenico, i poveri venivano ad ogni ora, ogni giorno in un momento diverso: “Il primo passo per aiutarli era cercare di portare un poco di ordine nella loro vita, un passo verso un possibile reinserimento sociale. Non poteva essere la mensa ad entrare nel vortice del disordine della loro vita, ma doveva essere l’appiglio per cercare di risollevarli”.

Una seconda regola richiesta è il rispetto dei volontari, ma soprattutto tra gli utenti, come racconta un volontario: “Il gruppo della mensa è un gigantesco melting pot che mette in fila per un piatto di pasta persone di etnie, religioni e culture estremamente differenti.

Non è sempre facile rispettarsi nella diversità, lo sperimentiamo anche tra connazionali, figuriamoci tra persone che non scelgono di stare insieme, ma si trovano alla mensa solo per una necessità comune. Possedendo poco o niente, senza una casa, un lavoro o un progetto di vita, in una società che ti misura solo in base a ci che hai, molto spesso, i poveri, trovano nella violenza, soprattutto verbale e comportamentale, l’unica strada per affermarsi”.

E nel corso degli anni l’utenza è cambiata moltissimo: all’inizio gli utenti erano in maggioranza nordafricani, italiani ed est europei: con il trascorrere del tempo si sono aggiunti anche cinesi, indiani, pakistani, afghani, centro africani, peruviani, brasiliani… In tutto ciò, con l’aiuto costante di molti volontari, padre Vittorini lavora senza sosta per mantenere ordinata e volta all’aiuto vero la mensa da lui voluta, scontrandosi anche contro il muro che si è costruito attorno a coloro che non vogliono essere aiutati nelle comunità.

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