Il Forum cattolico-ortodosso chiede di debellare l’analfabetismo religioso dei giovani

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“Le nostre Chiese cattolica e ortodossa proclamano la centralità della persona umana e la sua dignità creata a immagine di Dio. Esse affermano la dignità della natura umana creata libera. La libertà umana si esercita al suo massimo grado nell’atto di fede religiosa. L’atto di fede deve sempre restare libero.

Le costituzioni dei nostri Stati garantiscono i diritti fondamentali della persona umana. Tuttavia nelle nostre della società alcune forze sono sempre all’opera per emarginare, se non cancellare dallo spazio pubblico, le religioni e il loro messaggio. Noi crediamo che l’Europa abbia bisogno più che mai del soffio della fede in Cristo e della speranza che procura. Il cristianesimo possiede un marcatore d’identità che non nega agli altri i loro diritti umani, ma cerca di cooperare con tutti per la realizzazione del bene comune”:

così hanno scritto nel messaggio approvato al termine dell’incontro sul tema ‘L’Europa nel timore della minaccia del terrorismo fondamentalista e il valore della persona e la libertà religiosa’, i partecipanti al V Forum Europeo Ortodosso-Cattolico, svoltosi a Parigi su invito del card. André Vingt-Trois.

I lavori sono stati guidati dai due co-presidenti del Forum, il metropolita Gennadios Zervos, esarca per l’Europa meridionale del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, e a nome della Presidenza del CCEE, dal card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, alla presenza del card. Angelo Bagnasco, nuovo presidente eletto del CCEE.

Il messaggio finale, in 14 punti, ha sviluppato alcune questioni discusse durante l’incontro: la dignità umana e la libertà religiosa; l’intolleranza religiosa, la discriminazione e la persecuzione; il fondamentalismo e il terrorismo di oggi; la coesione sociale e il fenomeno della paura nello Stato di diritto guardando alla missione dei governanti e al contributo della Chiesa; l’impegno delle Chiese nella gestione dei conflitti e nella promozione del bene comune e la solidarietà; infine, l’annuncio di Gesù Cristo come risposta alla minaccia sia del fondamentalismo che del terrorismo.

I partecipanti hanno ricordato le radici cristiane, che hanno fondato l’Europa: “L’Europa laica affonda le proprie radici nelle nostre tradizioni cristiane, che le hanno fornito la sua visione universalista, la sua concezione della dignità della persona e i principi della sua morale. Tagliare le proprie radici significa andare alla deriva. Il vuoto interiore espone soprattutto i più giovani alle peggiori sollecitazioni.

Ribadiamo con forza che la fede cristiana coinvolge l’uomo in tutte le dimensioni del suo essere personale e sociale… Il dialogo della verità tra persone di religione o convinzioni diverse è l’unica via di uscita dalle situazioni caratterizzate dalla paura e dall’esclusione reciproca. Il dialogo ci insegna a diventare più umili. Nel confronto con gli altri scopriamo sempre delle insospettabili ricchezze della nostra comune umanità”.

I partecipanti hanno rivolto un appello perché in Europa si dia ‘un’attenzione primaria alla formazione’ dei giovani, in quanto l’analfabetismo religioso può portare a fenomeni di discriminazioni o addirittura di persecuzione: “E’ importante che gli studenti di tutte le religioni e le credenze possano beneficiare di un’informazione oggettiva sulle grandi religioni, in particolare su quelle presenti nel loro paese.

Parallelamente all’insegnamento obbligatorio per tutti, deve essere offerta la possibilità di organizzare alcune ore di catechesi confessionale. I bambini e i giovani devono essere adeguatamente istruiti nella propria religione e, contemporaneamente, essere educati a rispettare la religione degli altri. La scuola non deve essere un luogo di sperimentazione di teorie antropologiche senza fondamento scientifico, come le teorie del genere, o alcune ideologie ecologiste che si spingono fino al transumanesimo”.

Nel messaggio, le Chiese hanno deplorato alcune forme di laicità che hanno portato “intere generazioni ad una forma di analfabetismo religioso, privando i cittadini delle conoscenze di base necessarie per la comprensione del proprio patrimonio culturale e di quello delle altre tradizioni ispirate alla religione.

L’ignoranza dell’importanza del fatto religioso nella cultura umana può portare a fenomeni di discriminazione o persecuzione che risultano inaccettabili nelle nostre società che si vogliono aperte. Il relativismo culturale senza verità né bene morale non deve essere eretto a dogma, perché in realtà conduce alla divisione degli esseri umani”.

Di conseguenza il Forum ha espresso una ‘condanna senza appello’ verso chi utilizza la religione per giustificare la propria violenza, difendendo i cristiani perseguitati: “La violenza terrorista esercitata contro persone considerate ‘miscredenti’ o ‘infedeli’ è il grado estremo dell’intolleranza religiosa. Noi la condanniamo senza appello. Deploriamo che tali atti si siano potuti sviluppare sul terreno di una cultura religiosa distorta in cui l’altro è presentato come odiato da Dio stesso e condannato all’annientamento per questo motivo.

Cercheremo malgrado tutto di perseguire il dialogo con i leader di tutte le religioni. Le persecuzioni religiose recensite nel mondo colpiscono per l’80% dei cristiani. Ci teniamo a esprimere la nostra solidarietà nei confronti di questi nostri fratelli e sorelle oppressi, bersagli del terrorismo islamico, in particolare in Medio Oriente, in Africa e in Asia. Presunti reati di blasfemia portano regolarmente dei cristiani davanti ai tribunali, benché non abbiano mostrato alcuna intenzione di offendere i loro compatrioti musulmani.

L’Europa centrale e orientale ha troppo a lungo sofferto il giogo dell’oppressione per non sentire solidarietà con i cristiani perseguitati di oggi. Esistono altre forme di persecuzione che vediamo amplificarsi. Prendono di mira soprattutto le minoranze religiose, costrette a scegliere tra lasciare il proprio paese d’origine o convertirsi. Non è moralmente lecito trattare un essere umano come un oggetto, ridurlo in schiavitù o calpestare la sua libertà di coscienza”.

Ed affrontando la questione migratoria i vescovi hanno ricordato all’Europa che ‘siamo figli di Abramo’: “L’Europa conosce oggi ondate migratorie senza precedenti. A proposito dei migranti, ricordiamoci che siamo tutti figli di Abramo, che è stato accolto come straniero nel paese di Seth e ha potuto procurare una sepoltura a sua moglie Sarah. Riteniamo che l’accoglienza dello straniero sia un dovere umano e cristiano primordiale. Tuttavia, l’immigrazione deve anche tenere conto delle reali possibilità del paese ospitante.

Secondo il diritto internazionale, ogni persona ha il diritto di lasciare il proprio paese e stabilirsi in un altro, a condizione che si impegni a rispettare il diritto e la sovranità dello Stato ospitante. Il paese ospitante, a sua volta, deve rispettare la libertà di coscienza e di religione degli immigrati, garantendo nel contempo l’ordine pubblico. Per gli immigrati, la parola chiave è integrazione…

Questa base comune è costituita dai diritti e dai doveri attribuiti all’essere umano in quanto tale. Deve consentire quelle differenze culturali che non dividono, al contrario arricchiscono il patrimonio comune. Concretamente, gli immigrati non dovrebbero essere ricacciati verso le periferie delle grandi città, dove rischiano di costituire dei ghetti e coltivare atteggiamenti di ostilità verso il loro paese ospitante”.

Ed hanno rimarcato il valore giuridico dell’editto di Costantino del 313, sottolineando che è stato il primo testo legislativo che ha stabilito la libertà di religione: “Inoltre, ricordiamo con forza che sono stati proprio gli apologisti cristiani del II e III secolo che hanno rivendicato la libertà di credere in una società che non conosceva la distinzione tra comunità religiosa e comunità civile.

L’editto di Costantino proclama il diritto di ogni persona a seguire la propria autodeterminazione in materia di fede religiosa. Insiste sul fatto che i gruppi religiosi devono coesistere pacificamente fra loro nella società globale… Lo Stato garantisce la libertà religiosa per tutti, ma dipende esso stesso da un ordine etico naturale al quale non può sottrarsi”.

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