Martire, ma non cattolico! Breve ritratto di Bonhoeffer

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Se per ogni teologia c’è un legame forte con la vicenda biografica di chi la elabora, questo è particolarmente evidente per Dietrich Bonhoeffer. Nato nel 1906 a Breslavia, allora in Germania, oggi in Polonia, Dietrich fu il sesto degli otto figli di Karl e Paula Bonhoeffer. Pochi anni dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Berlino dove il padre insegnò psichiatria all’Università e diresse il reparto psichiatrico del maggior ospedale della città; la madre era una delle poche donne laureate della sua generazione. Bonoheffer scelse di studiare teologia, una scelta davvero particolare per la sua famiglia, poco praticante.

Laureatosi in teologia nel 1927, Bonhoeffer iniziò l’attività di pastore in una chiesa tedesca a Barcellona nel 1928. Nel 1930, ottenuta l’abilitazione alla docenza, andò a studiare a New York presso l’Union Theological Seminary. Per quanto oggi possa apparire strano, allora andare negli USA, per un teologo tedesco, significava andare in una realtà provinciale, patria di un ‘protestantesimo senza Riforma’.

Nel 1931 iniziò ad insegnare alla Facoltà teologica di Berlino e fu consacrato pastore. In quel periodo iniziò anche la sua attività nel nascente movimento ecumenico, che gli consentì di stabilire contatti internazionali che in seguito avrebbero avuto grande importanza per il suo impegno civile. Nel 1931 fu eletto segretario giovanile dell’Unione mondiale per la collaborazione tra le chiese e nel 1933 entrò a far parte del Consiglio cristiano universale ‘Life and Work’, dal quale sarebbe nato in seguito il Consiglio ecumenico delle chiese.

Molto importanti nella sua vita sono stati anche i periodi di soggiorno all’estero. Passò quasi un anno a Barcellona, in Spagna, e poi viaggiò in Italia, negli USA, dove accanto allo studio della teologia cercò, grazie alla sua grande curiosità, di conoscere altre tradizioni. E’ questo, infatti, un tratto caratteristico della sua persona: l’apertura a tradizioni diverse dalla propria. Entrò, per questo, in contatto con il Social Gospel e celebrò funzioni religiose nei ghetti neri, si interessò alle varie espressione della fede dei cattolici che ammirava profondamente.

Fin da studente di teologia, quando con suo fratello Klaus aveva fatto un viaggio a Roma, era rimasto positivamente colpito dal cattolicesimo, elemento che ritroviamo nelle sue opere, note al grande pubblico dopo la sua morte. Dal 1931 al 1933 insegnò a Berlino. Come è noto, alla fine del gennaio 1933, Hitler prese il potere in Germania. Tutta la famiglia Bonhoeffer si schierò contro il nazionalsocialismo unanimemente.

Per la Chiesa luterana di quegli anni, con l’ascesa di Hitler al potere iniziò un periodo travagliato e difficile. Sull’adesione o meno al nazionalsocialismo si confrontarono due tendenze, una a favore e una contro. Bonhoeffer fece di tutto per far passare nell’ambito della chiesa evangelica una linea di netta opposizione che è rimasta storicamente minoritaria. Egli, insieme ad altri illustri teologi, entrò far parte della cosiddetta ‘Chiesa confessante’.

Nel 1934, accettando un posto come pastore tedesco, si spostò a Londra, decisione per la quale verrà criticato dal leader della Chiesa confessante, il teologo Karl Barth, che gli rimproverò di ‘atteggiarsi ad Elia sotto il ginepro o a Giona sotto il ricino’. In Inghilterra, comunque, Bonhoeffer ebbe modo di allacciare contatti importanti, come quelli con il vescovo anglicano di Chichester, George Bell, che porterà la causa della Chiesa confessante all’interno del movimento ecumenico, dandogli un’eco internazionale.

Nell’aprile 1935 Bonhoeffer tornò in Germania per dirigere, prima a Zingst e poi a Finkenwalde, un seminario clandestino per la formazione dei pastori della Chiesa confessante, che a poco a poco subì crescenti pressioni da parte della Gestapo, culminate nell’agosto 1937 con il decreto di Himmler che dichiarava illegale la formazione di candidati pastori per la Chiesa confessante. In settembre il seminario di Finkenwalde fu chiuso per intervento della Gestapo. Nei due anni seguenti Bonhoeffer, tuttavia, continuò l’attività di insegnante in clandestinità. Nel gennaio 1938 la Gestapo lo bandì da Berlino e nel settembre 1940 gli vietò di parlare in pubblico.

A partire dal 1939 Bonhoeffer si avvicinò ad un gruppo di resistenza e cospirazione contro Hitler, costituito tra gli altri dall’avvocato Hans von Dohnanyi (suo cognato), dall’ammiraglio Wilhelm Canaris e dal generale Hans Oster. Il teologo cercò di creare e curare il legame tra quel gruppo e il movimento ecumenico, al quale regolarmente prendeva parte.

Nello stesso anno tra luglio e agosto, su consiglio degli amici e della famiglia emigrò in America perché, per il suo impegno civile, la sua posizione era compromessa. Aveva, infatti, già ricevuto vari provvedimenti di polizia: non poteva spostarsi liberamente, non poteva parlare in pubblico, gli era stato ritirato il permesso di abilitazione alla docenza, non poteva scrivere. Negli States gli venne trovata una sistemazione in vari istituti universitari americani. Poco dopo essere giunto a New York, tuttavia, rientrò in Germania.

Gli scrupoli di coscienza per aver abbandonato il suo popolo nel momento del pericolo furono tali che nel giro di poche settimane ritornò sulla sua decisione, pienamente cosciente del pericolo al quale andava incontro. Nel 1943 venne arrestato perché fu scoperta una rete di un complotto contro Hitler di cui egli era si riteneva che fosse uno degli ispiratori. Venne internato nel carcere militare di Tegel.

Durante i due anni di prigionia che precedettero la sua morte, nelle lettere all’amico Eberhard Bethge, raccolte nell’opera ‘Resistenza e resa’, Bonhoeffer esplorò, con lucidità, il significato della fede cristiana in un ‘mondo diventato adulto’, chiedendosi: ‘Chi è Cristo per noi oggi?’. “Il cristianesimo – affermava – è troppo spesso fuggito dal mondo, cercando di trovare un ultimo rifugio per Dio in un angolo ‘religioso’, al sicuro dalla scienza e dal pensiero critico”.

Dio, come egli notava, è divenuto per il mondo un deus ex machina o un ‘tappabuchi’, un Dio da chiamare in causa solo quando le possibilità umane sono esaurite. A fronte di questa deriva Bonhoeffer proponeva ‘un cristianesimo non religioso’, che cioè sappia leggere la Bibbia in termini nuovi, ponendo Dio al centro dell’esistenza reale e nello stesso tempo prendendo sul serio la profondità di quest’ultima, senza scorciatoie spiritualistiche.

Dopo un fallito attentato contro Hitler il 20 luglio 1944, Bonhoeffer, con un processo sommario, fu accusato di congiura e fu trasferito nella prigione di Berlino, da qui, poi, passò al campo di concentramento di Buchenwald e, infine, in quello di Flossenbürg, dove fu impiccato il 9 aprile 1945.

Bonhoeffer, autore di diverse opere molto amate dai cattolici, è stato un pastore, un teologo e un uomo che ha vissuto con profonda coerenza la propria fede. Non piegando la fede all’ideologia politica imperante di quel momento, consapevolmente è andato incontro alla morte. E’ ritenuto, unanimemente, uno dei martiri del cristianesimo – i martiri non sono solo cattolici! – del Novecento.

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