Ad Assisi uno spettacolo su santa Camilla per ricostruire l’oasi di spiritualità di Camerino

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La terra nel centro Italia continua a tremare, aggiungendo danni alle città, dopo quelli subiti a causa del sisma del 26 e 30 ottobre scorsi. Camerino ha subito danni ingenti alle strutture ed alle abitazioni. In particolare il Monastero di Santa Chiara è completamente distrutto.

Ma la popolazione maceratese è ‘testarda’ e non ‘molla’ e decide di allestire uno spettacolo su santa Camilla da Varano, il cui monastero custodisce l’urna, il cui incasso sarà devoluto in beneficenza alle Clarisse di santa Chiara di Camerino: ‘Come una carezza. Il viaggio di Camilla Battista Varano’, portato in scena dalla compagnia teatrale ‘Gruppo Teatro in Bilico’, scritto e diretto da Giulia Giontella, in scena sabato 21 gennaio, ore 21.00 ad Assisi.

Lo spettacolo è tratto dagli scritti di santa Camilla Battista Varano ed è basato sulla sua esperienza umana e spirituale. Focalizzando l’attenzione sul tema dell’incontro con Cristo e del capovolgimento che tale incontro opera in chi si lascia toccare dalla Parola, lo spettacolo attraverso il linguaggio musicale e della danza si sofferma sulla battaglia che Camilla è chiamata ad affrontare prima di tutto con Dio, poi con se stessa, quindi con la sua famiglia e i suoi condizionamenti, nonché con il mondo circostante, fino a sperimentare quella pace e quella pienezza che nascono in lei quando ‘sciolse le briglie del suo cuore e si lanciò in un volo meraviglioso’.

A Giulia Giontella abbiamo chiesto di spiegarci come è nato lo spettacolo su santa Camilla: “Verso la metà dell’anno 2015, le Clarisse del Monastero di Santa Chiara di Camerino decisero di festeggiare il quinquennio della canonizzazione di Camilla avvenuto nell’ottobre del 2010 ad opera di Papa Benedetto XVI. A Camerino e nel nostro territorio Camilla è molto amata grazie soprattutto alla bellissima opera di coinvolgimento e partecipazione che le clarisse hanno saputo fare nel tempo e tuttora fanno per divulgare il grande carisma che Camilla ha e sa suscitare in chi la conosce.

Poiché la sua storia e il suo fascino spirituale purtroppo non erano molto conosciuti e si avvertiva l’esigenza di trovare un modo nuovo, diretto e di impatto per far si che tutti potessero avvicinarsi a Camilla e capire e percepire la sua grande personalità, si decise di osare a mettere in scena la vita di questa donna eccezionale. Le sorelle clarisse, che conoscevano la mia passione per il teatro, mi proposero l’idea che accolsi con grande emozione e con una buona dose di paura e incoscienza e ci mettemmo in cammino.

Per scelta decidemmo di coinvolgere ragazzi e ragazze di Camerino che avessero comunque una attitudine al teatro; iniziai a scrivere il testo teatrale, dopo aver studiato ed essermi documentata sui testi di Camilla e grazie alla preziosa e indispensabile supervisione delle sorelle clarisse e della madre abbadessa, suor Chiara Laura Serboli, riuscii a elaborare e a creare la storia di Camilla in versione teatrale. A volte mi chiedo ancora come tutto questo è stato possibile! Solo l’aiuto e l’assistenza delle sorelle clarisse e soprattutto di Santa Camilla l’hanno reso effettivo”.

Quale personalità della santa emerge?
“Camilla emerge da questo spettacolo con tutta la forza della sua personalità, del suo carisma, ma anche con la freschezza e la vivacità di una ragazza qualunque, piena di vita e di desideri grandi, e che improvvisamente si sente interpellata dalla persona viva di Gesù Cristo. Camilla è una donna vissuta nel 1400 ma con una personalità fortemente moderna e attuale. La sua è la personalità di chi trova quel coraggio e quella determinazione che solo la fede e l’amore in Dio possono dare.

Anche lei come tutti i santi, come Francesco e come Chiara, ha il coraggio di andare contro corrente, di scandalizzare la mondanità, di rompere quei lacci che la vita di corte e la ricchezza sfrenata attorcigliano al collo di chi vi si trova dentro. ‘E scende tra i poveri e gli innamorati’: trova la ricchezza nella povertà, trova la forza di affrontare la sua vita, così drammatica per certi aspetti e romantica per altri, nella fede e nel rapporto con Dio tanto da descrivere nella sua autobiografia una storia così bella che sembra davvero un romanzo.

La sua personalità è avvincente e grazie a questa donna non si può fare altro che rimanere affascinati, rapiti, stravolti e coinvolti dalle sue scelte, dai suoi consigli, dalla sua forza, dalla sua ironia e dalla sua severità tanto che una volta conosciuta Camilla non passerà inosservata, rimarrà dentro ad ogni nuovo devoto, credente o meno, e sarà un punto di riferimento, ‘una compagna instancabile, un pensiero frequente’”.

Come è strutturato lo spettacolo?
“Lo spettacolo è strutturato in due atti ed è uno spettacolo musicale che affronta il tema con una chiave di lettura sicuramente nuova, particolare, moderna direi considerato il carattere e l’impronta della santa. La sceneggiatura è tratta dagli scritti di santa Camilla Battista Varano ed è basata sulla sua esperienza umana e spirituale.

A 500 anni di distanza da noi, Camilla dice il suo ‘sì’ davanti al Cristo di san Damiano e impara a ‘non avere paura di fissare quegli occhi colmi di amore infinito e di lasciarsi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, pronto a perdonare ogni peccato, uno sguardo capace di cambiare la vita e di guarire le ferite dell’anima, uno sguardo che sazia la sete profonda che dimora nei cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera’ (Messaggio del papa per la GMG 2016).

Camilla Battista, che ha versato ‘lacrime di misericordia’ si è lasciata ‘toccare dalla misericordia senza limiti di Dio’ per diventare a sua volta ‘apostola della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione’ (Messaggio del papa per la GMG 2016). Ed è proprio con la scena finale, che rende viva l’immagine dell’abbraccio di riconciliazione tra Camilla, ormai diventata monaca, e il padre Giulio Cesare, che lo spettacolo si conclude, come annuncio di una santità intesa come il frutto e la memoria più eloquente della misericordia ricevuta e ridonata, in piena sintonia con la beatitudine ‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’”.

Lo spettacolo è a favore del Monastero delle Clarisse di Camerino. Quale valore ha la santa per Camerino in questo momento?
“Il Monastero di Santa Chiara di Camerino è un luogo bellissimo per una serie di diverse motivazioni. E’ storicamente bello per l’arte che contiene, per gli scorci e gli interni, per il panorama che si apre dalle finestre, per la poesia del chiostro.

E’ spiritualmente bello grazie a Santa Camilla per la vita che ha vissuto tra quelle mura, per la storia che ci ha raccontato, per gli insegnamenti e gli esempi di vita che ci tramanda ogni giorno: è spiritualmente bello anche perché Camilla vi riposa in un’urna povera ma ricca, silenziosa e piena di pensieri e parole che ogni devoto lascia e consegna ad una amica fedele.

E’ umanamente bello, anzi meraviglioso, per l’affetto, l’amicizia, la presenza gioiosa e costante delle sorelle clarisse che hanno intessuto con la città di Camerino e con il territorio circostante, un rapporto che non può descriversi in qualche battuta di tastiera. Bisogna viverlo per assaporarne il gusto, il piacere, la gioia, la certezza di trovare una porta sempre aperta in una clausura! Anche qui si tramanda la modernità di Camilla.

Nel rispetto rigoroso della Regola e della clausura qui si riesce a trovare la vera condivisione, la vera amicizia, la vera consapevolezza di ricevere accoglienza e guida e di comprendere come si possa affrontare anche un cammino di conversione e di fede senza viverlo con quel senso di pesantezza e noia che, forse per diceria e sentito dire, si pensa caratterizzare una scelta simile. Ecco tutto questo, dopo il sisma violentissimo del mese di ottobre 2016, si è spento.

Il terremoto ha ‘congelato’ tutto; è rimasto un fastidioso silenzio nella città e nel monastero. E’ rimasta solo Camilla ad abitarvi, nella sua urna silente e solitaria. Le sorelle clarisse sono state costrette a lasciare il monastero e a trovare ricovero presso quello di San Severino Marche. Tutto questo ci manca tremendamente; ci mancano le sorelle clarisse, ci manca Camilla e la possibilità di farle visita, ci mancano le bellissime celebrazioni che si organizzavano nella chiesa del monastero, ci manca un luogo di ritrovo e di riposo spirituale.

Per questo lo spettacolo che andrà in scena ad Assisi e che ci è stato richiesto anche in altre città con date che sono in corso di definizione, è per il monastero di Santa Chiara. L’incasso verrà devoluto al monastero nella speranza che possa servire per ricostruire quello che è andato perso, per scongelare quel silenzio che si è abbattuto in un luogo così vivo.

Santa Camilla in questo momento non può che essere per tutti noi un esempio di fede, di fiducia e di speranza nel futuro. Ci insegna a non cedere, a non crollare anche noi come macerie ma ad alzare la testa e il cuore in alto, trovare rifugio in Dio ma sapere anche trovare in Lui la forza di ricominciare, di darsi da fare e di ripartire mattone su mattone e rimettere a posto quello che non funziona più.

Ecco lo spettacolo vuole avere anche questo significato per noi che lo facciamo e per chi vorrà assistervi: oltre al principale obiettivo che è quello di far conoscere a tutti la storia e la vita meravigliosa di Camilla e allo scopo benefico, con questa storia vogliamo trovare il modo di rimetterci in cammino insieme a Camilla, riprendere il viaggio e anche se pieno di difficoltà viverlo con la grande gioia di sentirsi partecipi di qualcosa di davvero meraviglioso e di sentirsi uniti, tutti, per rinascere ancora una volta, senza paura e con quel coraggio che a volte non si sa da dove viene.

Sperando di cuore che questo spettacolo possa essere per tanti un motivo di curiosità, di avvicinamento e di interesse, alla scoperta di una storia meravigliosa e di una donna affascinante. Alla ricerca di quel tesoro che forse si può trovare proprio in un monastero. Ad ascoltare una storia, un romanzo, una vita vera e a conoscere un mondo che forse ci appartiene più di quanto pensiamo. Come quando da bambini ascoltavamo le storie delle principesse, a bocca aperta e con il cuore in gola”.

Pubblicato in Aci Stampa

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