Papa Francesco ai vescovi: difendete i bambini

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Nel periodo natalizio la Chiesa ha celebrato due importanti festività dedicate ai bambini: la festa dei Santi Innocenti (28 dicembre) e la Giornata Missionaria dei Ragazzi (6 gennaio). In occasione di tali ricorrenze il papa ha scritto ai vescovi una lettera per chiedere loro di difendere la loro infanzia dai ‘nuovi Erode’.

Nell’angelus dell’Epifania papa Francesco ha detto ai bambini convenuti a piazza San Pietro: “Incoraggio tutti i bambini e i ragazzi che in tante parti del mondo si impegnano a portare il Vangelo e ad aiutare i loro coetanei in difficoltà”. Ma il tema della difesa dei bambini è stato ripreso nell’udienza generale del 4 gennaio, in cui ha commentato la figura di Rachele:

“Davanti alla tragedia della perdita dei figli, una madre non può accettare parole o gesti di consolazione, che sono sempre inadeguati, mai capaci di lenire il dolore di una ferita che non può e non vuole essere rimarginata. Un dolore proporzionale all’amore. Ogni madre sa tutto questo; e sono tante, anche oggi, le madri che piangono, che non si rassegnano alla perdita di un figlio, inconsolabili davanti a una morte impossibile da accettare. Rachele racchiude in sé il dolore di tutte le madri del mondo, di ogni tempo, e le lacrime di ogni essere umano che piange perdite irreparabili”.

E nella lettera il papa ha ripreso la lettura di Geremia: “E’ il gemito di dolore delle madri che piangono la morte dei loro figli innocenti di fronte alla tirannia e alla sfrenata brama di potere di Erode. Un gemito che anche oggi possiamo continuare ad ascoltare, che ci tocca l’anima e che non possiamo e non vogliamo ignorare né far tacere. Oggi tra la nostra gente, purtroppo (e lo scrivo con profondo dolore), si continua ad ascoltare il lamento e il pianto di tante madri, di tante famiglie, per la morte dei loro figli, dei loro figli innocenti”.

Perciò domanda se è possibile condividere la gioia se si conosce che nel mondo avvengono crimini contro l’infanzia: “E’ possibile vivere la gioia cristiana voltando le spalle a queste realtà? E’ possibile realizzare la gioia cristiana ignorando il gemito del fratello, dei bambini?

San Giuseppe è stato chiamato per primo a custodire la gioia della Salvezza. Davanti ai crimini atroci che stavano accadendo, san Giuseppe (esempio dell’uomo obbediente e fedele) fu capace di ascoltare la voce di Dio e la missione che il Padre gli affidava. E poiché seppe ascoltare la voce di Dio e si lasciò guidare dalla sua volontà, divenne più sensibile a ciò che lo circondava e seppe leggere gli avvenimenti con realismo”.

Ha invitato i vescovi ad immedesimarsi nel ruolo di san Giuseppe, che protegge il Bambino: “Oggi anche a noi, pastori, viene chiesto lo stesso, di essere uomini capaci di ascoltare e non essere sordi alla voce del Padre, e così poter essere più sensibili alla realtà che ci circonda. Oggi, tenendo come modello san Giuseppe, siamo invitati a non lasciare che ci rubino la gioia.

Siamo invitati a difenderla dagli Erode dei nostri giorni. E come san Giuseppe, abbiamo bisogno di coraggio per accettare questa realtà, per alzarci e prenderla tra le mani. Il coraggio di proteggerla dai nuovi Erode dei nostri giorni, che fagocitano l’innocenza dei nostri bambini. Un’innocenza spezzata sotto il peso del lavoro clandestino e schiavo, sotto il peso della prostituzione e dello sfruttamento.

Innocenza distrutta dalle guerre e dall’emigrazione forzata con la perdita di tutto ciò che questo comporta. Migliaia di nostri bambini sono caduti nelle mani di banditi, di mafie, di mercanti di morte che l’unica cosa che fanno è fagocitare e sfruttare i loro bisogni”.

Quindi il papa ha ricordato i 75.000.000 di bambini che, “a causa delle emergenze e delle crisi prolungate, hanno dovuto interrompere la loro istruzione. Nel 2015, il 68% di tutte le persone oggetto di traffico sessuale nel mondo erano bambini. D’altra parte, un terzo dei bambini che hanno dovuto vivere fuori dei loro paesi lo ha fatto per spostamento forzato. Viviamo in un mondo dove quasi la metà dei bambini che muoiono sotto i 5 anni muore per malnutrizione.

Nell’anno 2016 si calcola che 150.000.000 di bambini hanno compiuto un lavoro minorile, molti di loro vivendo in condizioni di schiavitù. Secondo l’ultimo rapporto elaborato dall’UNICEF, se la situazione mondiale non muta, nel 2030 saranno 167.000.000 i bambini che vivranno in estrema povertà, 69.000.000 di bambini sotto i 5 anni moriranno tra il 2016 e il 2030 e 60.000.000 di bambini non frequenteranno la scuola primaria di base”.

Nella lettera il papa ha chiesto quindi ai vescovi di ascoltare il pianto dei bambini, causato anche da alcuni sacerdoti, e di prendere le loro difese: “Ascoltiamo il pianto e il lamento di questi bambini; ascoltiamo anche il pianto e il lamento della nostra madre Chiesa, che piange non solo davanti al dolore procurato nei suoi figli più piccoli, ma anche perché conosce il peccato di alcuni dei suoi membri: la sofferenza, la storia e il dolore dei minori che furono abusati sessualmente da sacerdoti.

Peccato che ci fa vergognare. Persone che avevano la responsabilità della cura di questi bambini hanno distrutto la loro dignità. Deploriamo questo profondamente e chiediamo perdono. Ci uniamo al dolore delle vittime e, al tempo stesso, piangiamo il peccato. Il peccato per quanto è successo, il peccato di omissione di assistenza, il peccato di nascondere e negare, il peccato di abuso di potere. Anche la Chiesa piange con amarezza questo peccato dei suoi figli e chiede perdono”.

Quindi ha invitato a trovare il coraggio di usare ‘tolleranza zero’ contro gli abusi: “Troviamo il coraggio necessario per promuovere tutti i mezzi necessari e proteggere in tutto la vita dei nostri bambini perché tali crimini non si ripetano più. Facciamo nostra chiaramente e lealmente la consegna ‘tolleranza zero’ in questo ambito…

Questo coraggio che genera dinamiche capaci di prendere coscienza della realtà che molti dei nostri bambini oggi stanno vivendo e lavorare per garantire loro le condizioni necessarie perché la loro dignità di figli di Dio sia non solo rispettata, ma soprattutto difesa. Non lasciamo che rubino loro la gioia. Non ci lasciamo rubare la gioia, custodiamola e aiutiamola a crescere”.

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