Il papa a fianco dei bambini migranti

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Nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, ‘Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce’, durante la recita dell’Angelus papa Francesco ha salutato le persone delle comunità etniche presenti in piazza san Pietro: “Cari amici vi auguro di vivere serenamente nelle località che vi accolgono, rispettandone le leggi e le tradizioni, e al tempo stesso, custodendo i valori delle vostre culture di origine”.

Secondo l’Istat in Italia il numero di quelli che vivono in condizioni di povertà assoluta è ulteriormente aumentato, raggiungendo quota 1.131.000 minori, così come cresce anche quello dei bambini e adolescenti che vivono in condizioni di povertà relativa, che arriva a 2.110.000. Il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati in una nota ha scritto: “La migrazione è un fenomeno mondiale, non solo europeo o mediterraneo. Tutti i Continenti sono toccati da questa realtà che non riguarda esclusivamente persone in cerca di lavoro o di migliori condizioni di vita, ma anche adulti e minorenni che fuggono da vere tragedie”.

Secondo il dicastero vaticano “è necessario garantire che in ogni Paese i migranti in arrivo, e le loro famiglie, godano del pieno riconoscimento dei propri diritti. Ciò che preoccupa maggiormente è la condizione dei minori nel contesto della migrazione internazionale. Infatti, i bambini e le donne rappresentano le categorie più vulnerabili all’interno di questo grande fenomeno e proprio i minorenni sono i più fragili, spesso invisibili perché privi di documenti o senza accompagnatori”.

Infatti nel messaggio papa Francesco vuole “focalizzare l’attenzione sui più piccoli tra i piccoli. Spesso, i bambini arrivano soli nei Paesi di destinazione, non sono in grado di far sentire la propria voce e diventano facilmente vittime di gravi violazioni dei diritti umani”.

Come nella lettera ai vescovi, anche nel messaggio il papa focalizza la sua attenzione sull’accoglienza, partendo dalle parole degli Evangelisti: “Con queste parole gli Evangelisti ricordano alla comunità cristiana un insegnamento di Gesù che è entusiasmante e, insieme, carico di impegno. Questo detto, infatti, traccia la via sicura che conduce fino a Dio, partendo dai più piccoli e passando attraverso il Salvatore, nella dinamica dell’accoglienza.

Proprio l’accoglienza, dunque, è condizione necessaria perché si concretizzi questo itinerario: Dio si è fatto uno di noi, in Gesù si è fatto bambino e l’apertura a Dio nella fede, che alimenta la speranza, si declina nella vicinanza amorevole ai più piccoli e ai più deboli. Carità, fede e speranza sono tutte coinvolte nelle opere di misericordia, sia spirituali sia corporali, che abbiamo riscoperto durante il recente Giubileo Straordinario”.

Ed il suo pensiero corre subito a coloro che agiscono contro la misericordia: “Ma gli Evangelisti si soffermano anche sulla responsabilità di chi va contro la misericordia: ‘Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare’ (Mt 18,6; cfr Mc 9,42; Lc 17,2).

Come non pensare a questo severo monito considerando lo sfruttamento esercitato da gente senza scrupoli a danno di tante bambine e tanti bambini avviati alla prostituzione o presi nel giro della pornografia, resi schiavi del lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni, col rischio di ritrovarsi soli e abbandonati?”

Nel messaggio il papa richiama l’attenzione sui minori migranti, che non hanno nessun modo per difendersi: “Sono in primo luogo i minori a pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi.

La corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili comporta anche lo sviluppo di aberranti piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori e, in generale, la privazione dei diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. L’età infantile, per la sua particolare delicatezza, ha delle esigenze uniche e irrinunciabili.

Anzitutto il diritto ad un ambiente familiare sano e protetto dove poter crescere sotto la guida e l’esempio di un papà e di una mamma; poi, il diritto-dovere a ricevere un’educazione adeguata, principalmente nella famiglia e anche nella scuola, dove i fanciulli possano crescere come persone e protagonisti del futuro proprio e della rispettiva nazione. Di fatto, in molte zone del mondo, leggere, scrivere e fare i calcoli più elementari è ancora un privilegio per pochi. Tutti i minori, poi, hanno diritto a giocare e a fare attività ricreative, hanno diritto insomma ad essere bambini”.

Per garantire loro dignità il papa sollecita le Istituzioni a puntare su ‘soluzioni durature’: “Anzitutto, si tratta di adottare ogni possibile misura per garantire ai minori migranti protezione e difesa, perché ‘questi ragazzi e ragazze finiscono spesso in strada abbandonati a sé stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di qualche volta, li trasformano in oggetto di violenza fisica, morale e sessuale’ (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2008)…

La condizione dei migranti minorenni è ancora più grave quando si trovano in stato di irregolarità o quando vengono assoldati dalla criminalità organizzata. Allora essi sono spesso destinati a centri di detenzione. Non è raro, infatti, che vengano arrestati e, poiché non hanno denaro per pagare la cauzione o il viaggio di ritorno, possono rimanere per lunghi periodi reclusi, esposti ad abusi e violenze di vario genere.

In tali casi, il diritto degli Stati a gestire i flussi migratori e a salvaguardare il bene comune nazionale deve coniugarsi con il dovere di risolvere e di regolarizzare la posizione dei migranti minorenni, nel pieno rispetto della loro dignità e cercando di andare incontro alle loro esigenze, quando sono soli, ma anche a quelle dei loro genitori, per il bene dell’intero nucleo familiare.

Resta poi fondamentale l’adozione di adeguate procedure nazionali e di piani di cooperazione concordati tra i Paesi d’origine e quelli d’accoglienza, in vista dell’eliminazione delle cause dell’emigrazione forzata dei minori”. Quindi per il papa è necessario affrontare la situazione nei Paesi di origine:

“Questo esige, come primo passo, l’impegno dell’intera Comunità internazionale ad estinguere i conflitti e le violenze che costringono le persone alla fuga. Inoltre, si impone una visione lungimirante, capace di prevedere programmi adeguati per le aree colpite da più gravi ingiustizie e instabilità, affinché a tutti sia garantito l’accesso allo sviluppo autentico, che promuova il bene di bambini e bambine, speranze dell’umanità”.

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