Non lasciamo sola Rosarno

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“La realtà torna sempre alla ribalta e mai dobbiamo ammainare la bandiera. Dopo la legge sul caporalato che in qualche modo racchiude ed è il corollario del progetto Coldiretti ‘Arance con il 10 in condotta’ abbiamo nell’arco almeno cinque frecce che possiamo indirizzare nella giusta direzione:

innalzamento della percentuale di succo nelle bibite dal 12 al 20% come previsto dalla normativa, indicazione di origine del succo sulle bibite come ormai avviene per altri prodotti, contratti di filiera in particolare con le multinazionali delle bibite, risorse Patto per la Calabria e Psr, progetto concreto di accoglienza diffusa”.

Così ha dichiarato Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria, sette anni dopo la tragedia di Rosarno. E nella legge contro il caporalato sono previste pene non solo per il caporale ma anche per le imprese che sfruttano il lavoratore: fino a sei anni di carcere (che possono arrivare fino ad otto se c’è violenza o minaccia) per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Oltre al carcere, è punito anche con una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, che possono arrivare fino a 2.000 euro per ogni lavoratore se vi è l’aggravante della minaccia o violenza. Queste alcune delle novità più importanti contenute nel provvedimento che si compone di 12 articoli ed è stato promosso da cinque ministeri: Politiche agricole, Giustizia, Lavoro, Economia e Interno.

E’ modificato l’articolo 603-bis del codice penale (‘Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro’), che riscrive il reato di caporalato introducendo la sanzionabilità anche del datore di lavoro; è prevista la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Se i fatti sono commessi mediante violenza o minaccia, si applica la pena della reclusione da cinque a otto anni e la multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.

Inoltre costituisce ‘indice di sfruttamento’ la sussistenza di una o più delle seguenti condizioni: la reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali; la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie; la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro; la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti.

Per la prima volta si estende il Fondo Antitratta anche alle vittime del caporalato. Stando alle statistiche, secondo il rapporto sulle agromafie, le infiltrazioni mafiose nella filiera alimentare e nella gestione del mercato del lavoro attraverso la pratica del caporalato muovono in Italia un’economia illegale e sommersa che va dai 14 ai 17,5 miliardi di euro. Secondo i dati Istat sull’economia ‘non osservata’, l’agricoltura è tra i settori con il più alto tasso di lavoro irregolare. Stando al report più recente dell’Istituto di statistica, nel caso dei lavoratori dipendenti, la percentuale di sommerso è pari al 43%.

In realtà, tra campi e frutteti, è ormai appurata la presenza di un esercito di 430.000 persone che, stando al rapporto ‘Agromafie e caporalato’ realizzato dall’Osservatorio ‘Placido Rizzotto’, rispetto ad appena due anni fa, conta su un numero di vittime aumentato tra le 30.000 e le 50.000 unità, che per le organizzazioni mafiose e criminali rappresenta un ulteriore fonte di economia illegale che per tutta la filiera agroalimentare è stimata tra i 14 e i 17 miliardi di euro.

Mediamente, il salario di questi lavoratori è la metà della retribuzione prevista dai contratti di settore e si attesta tra i 25-30 euro al giorno, per 10-12 ore di lavoro. Circa 2 euro all’ora. Per un totale di 420.000.000 di euro di evasione contributiva stimata. D’altro canto le ispezioni sono cresciute del 59% nell’ultimo anno.

Ed i dati forniti dal ministero del Lavoro sugli interventi ispettivi del 2015 nel comparto agricolo sono eloquenti: le 8.662 ispezioni effettuate nelle imprese hanno fatto registrare un tasso incredibile di irregolarità pari al 56%. Oltre 8.800 le aziende ispezionate in cui sono stati trovati 6.153 lavoratori irregolari, di cui 3.629 totalmente in nero. Sono 713, invece, i fenomeni di caporalato registrati dalle autorità ispettive.

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